In seguito all’assassinio del fratello di un attivista e politico impegnato nella lotta alla droga, i ministri francesi della Giustizia e degli Interni, a Marsiglia hanno equiparato il pericolo rappresentato da queste reti criminali a quello del terrorismo.

Marsiglia, la seconda città più popolosa della Francia, da tempo fulcro del narcotraffico e della criminalità organizzata, è salita nuovamente alla ribalta in settimana per l’omicidio di Mehdi Kessaci, fratello di un giovane esponente politico e attivista antidroga.
L’omicidio, chiaramente mirato all’intimidazione, rappresenta un punto di svolta, mettendo in luce l’enorme potere accumulato da queste organizzazioni criminali, che ora non esitano a sfidare le autorità statali.
Durante la sua visita a Marsiglia, affiancato dal Ministro della Giustizia, il Ministro dell’Interno ha annunciato giovedì una dura reazione, sostenendo che quanto è accaduto a Marsiglia è un atto criminale volto a seminare il terrore, un attacco diretto contro la Repubblica e lo Stato, annunciando che a partire dal 1° gennaio, verrà adottato un approccio modellato su quello impiegato nella lotta al terrorismo.
Questa legge si ispira alla legislazione italiana introdotta all’epoca del giudice Giovanni Falcone, prevedendo misure rigorose come una procura dedicata, strutture carcerarie di massima sicurezza per isolare i detenuti e un notevole inasprimento delle pene.
Il governo francese sta reagendo con fermezza all’escalation della criminalità organizzata e il Ministro dell’Interno si è impegnato a effettuare visite mensili a Marsiglia per supervisionare le nuove misure.
La crisi è radicata e diffusa, colpendo le periferie di diverse città francesi. I dati evidenziano un’emergenza record.
Nei primi sei mesi del 2025, sono state sequestrate 37,5 tonnellate di cocaina (+45% rispetto al 2024).
Nel solo 2024, si sono registrati 367 omicidi o tentati omicidi legati al traffico.
Il narcotraffico coinvolge circa 200.000 persone e genera un fatturato annuo stimato di 5,5 miliardi di euro, rifornendo 1,1 milioni di consumatori di cocaina. Il Presidente Emmanuel Macron ha criticato apertamente la “borghesia dei centri urbani che consuma e finanzia il narcotraffico.”
L’omicidio del ventenne Mehdi Kessaci è un atto di intimidazione mirato, poiché la vittima non era coinvolta nel traffico di droga. Mehdi era il fratello di Amine Kessaci, un attivista antidroga e politico che, essendo sotto scorta a causa di piani di assassinio da parte di bande criminali, è stato ritenuto un bersaglio troppo difficile.
L’omicidio sarebbe stato un tentativo di imporre il codice del silenzio sugli attivisti, riuscendovi in parte, come dimostrato dalla richiesta di anonimato da parte di un collega di Amine.
Le indagini indicano come responsabile l’organizzazione DZ Mafia, che ha consolidato il suo potere dopo aver decimato il clan rivale Yoda. La polizia si sta concentrando su Amine O. (detto “Mamine” o “Jalisco”), uno dei presunti leader della banda, che è attualmente detenuto.
Nonostante Mamine si trovi in un carcere di massima sicurezza, si sospetta che abbia continuato a organizzare omicidi, incluso il piano per uccidere Amine Kessaci e l’assassinio del fratello maggiore, Brahim, avvenuto nel 2020. Il Ministro della Giustizia ha confermato che 27 dei 30 attuali leader della DZ Mafia sono in prigione, ma ha sottolineato che il problema persiste poiché questi continuano a operare e a ordinare omicidi da dietro le sbarre.