Protocollo Italia-Albania: Save the Children, garantire diritti dei minori e la loro corretta identificazione
L’ultimo episodio ha coinvolto quattro minori che sono dovuti rientrare in Italia a dimostrazione che esiste il concreto pericolo di mettere a rischio i loro diritti
Sebbene formalmente i minori e le altre categorie vulnerabili – siano escluse dai trasferimenti nei centri in territorio albanese e a loro non si possano applicare procedure accelerate di esame delle richieste di protezione internazionale che devono pertanto essere accolte in Italia, l’ultimo episodio di trasferimento in Albania di 4 minori non accompagnati, erroneamente individuati come adulti, dimostra quanto le modalità di valutazione della vulnerabilità previste dal Protocollo rischino di rivelarsi inadeguate e inefficaci.
Questi minori hanno già affrontato viaggi difficili e pericolosi per sfuggire da guerra e povertà e continuano un percorso costellato da ostacoli e difficoltà. Se erroneamente individuati come adulti e trasferiti in questi centri, potrebbero trovarsi in una situazione di promiscuità con maggiorenni e non riuscire ad accedere ai loro diritti, come ad esempio la tempestiva nomina di un tutore o il riconoscimento di un permesso di soggiorno per minore età, nonché rischiare di essere espulsi.
Nel 2024 hanno fatto ingresso in Italia via mare 8.043 minori non accompagnati[1]. Spesso spaesati e senza punti di riferimento, i minori non accompagnati sono particolarmente vulnerabili in queste situazioni e hanno il diritto ad assistenza e protezione. Ai sensi della legge italiana, ai minori non accompagnati che arrivano in Italia devono essere garantiti tutti i diritti al pari di qualsiasi altro minorenne italiano o europeo, come previsto dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, la quale afferma che in tutte le decisioni relative al minore deve essere considerato prioritariamente il suo “superiore interesse”. Per la legislazione italiana, non possono essere espulsi e devono avere accesso alla protezione e a un’accoglienza adeguata fin dalle prime fasi di identificazione ed eventuale accertamento della minore età, a cui procedere solo in caso di fondato dubbio, con modalità multidisciplinari, assicurando la presunzione di minore età durante la procedura e fino al suo esito finale, e il beneficio del dubbio in caso non si arrivi a un risultato certo all’esito della stessa.
Dopo aver trascorso quasi un decennio nel tentativo di aggiornare il sistema di asilo all’interno dell’Unione, sottolinea Save the Children, le istituzioni europee e gli Stati membri hanno portato a compimento una riforma che presenta notevoli rischi di violazione dei diritti dei minori, specie nelle procedure relative al pre-screening in frontiera, con elevati rischi di detenzione. Nella fase di implementazione di tali norme nei contesti nazionali, gli Stati membri dovrebbero tenere conto della necessità di adottare un approccio incentrato sui diritti umani, con un’attenzione particolare ai diritti dei minori, e non alla tutela securitaria dei confini a scapito delle persone coinvolte.
[1] Dati Cruscotto Ministero dell’Interno al 30 dicembre https://www.interno.gov.it/sites/default/files/2025-01/cruscotto_statistico_giornaliero_29-01-2025.pdf