“Io onestamente ho molta difficoltà a credere alla versione del ragazzo, che ha sparato ad Arcangelo Correra, che dice di aver trovato la pistola sotto una macchina. Qui stiamo parlando di un ragazzo, Renato Caiafa, che proviene da una famiglia criminale. La madre Anna Elia è legata a un clan di spacciatori e camorristi. Il marito, e padre del ragazzo, è stato ucciso a causa di una sparatoria tra clan di camorra, e il figlio Luigi è stato ucciso durante una rapina che stava facendo, solo dopo si è scoperto che portava una pistola a salve”. Queste le parole di Francesco Emilio Borrelli, deputato di AVS, nel corso della trasmissione ‘L’imprenditore e gli altri’ in onda su Cusano Italia Tv in merito al dilagante sviluppo della criminalità giovanile.
E prosegue “ho sempre avuto scontri con queste famiglie criminali, e sono stato minacciato e insultato per aver denunciato. A questa famiglia, a mio avviso, è stata tolta troppo tardi la patria potestà, solo dopo l’uccisione sia del fratello che del padre del ragazzo. Come dicevo si tratta di una famiglia di criminali molto nota, dove la madre rappresenta una donna piena di disvalori. Più volte ho condiviso suoi video dove difendeva e persino esaltava le gesta del marito e del figlio deceduti, perciò non credo alla loro storia. Non solo la vicenda è stata raccontata da suo figlio, ossia colui che ha sparato – spiega- ma avendone viste di balle raccontate credo sia inverosimile che un ragazzo alle 5 del mattino trova per caso una pistola sotto a un’auto e per errore spara in faccia a un’altra persona; vediamo cosa dirà la magistratura”.
Il deputato si sofferma poi sulle parole del Ministro dell’Interno Piantedosi, che ha promesso l’implemento di agenti di polizia sul territorio e l’installazione di videocamere in giro per la città “il problema è che non ci sono pattuglie nel napoletano durante le ore notturne, per questo accadono certe cose. Il ministro Piantedosi aveva annunciato l’implemento di 20.000 uomini, ma il problema è che 21.000 andranno in pensione quindi il bilancio è addirittura in negativo. Noi abbiamo fatto una battaglia importante per impedire la chiusura della stazione di polizia di Caivano, ma nel frattempo sono state chiuse quelle di Volla e la seconda stazione di Torre del Greco, nella cui zona è stato ucciso a colpi di pistola un altro ragazzo, Santo Romano. Non si capisce-commenta Borrelli- come abbiano intenzione di presidiare il territorio o di come gestire le armi, purtroppo da sempre presenti. Anche il personale delle forze dell’ordine è demotivato e impaurito dalla situazione, spesso hanno paura di intervenire e intervengono solo se in gran numero. In questo modo però intere aree del territorio sono prive della presenza dello Stato e la situazione è inaccettabile”. E insiste “il ministro sbaglia poi ad annunciare prima del tempo l’installazione di telecamere in giro per Napoli, glie l’ho detto anche in Parlamento. Per mettere queste videocamere c’è bisogno di indire un bando, perciò è impensabile introdurle nel giro di due mesi, come ha detto. Dovrebbe fare meno proclami e parlare quando già sono state installate. Ricordo inoltre-chiosa Borrelli- che l’ultima volta che sono state installate delle telecamere per la città, l’amministrazione commise un errore enorme ossia di non collegarle all’ufficio della questura. In pratica ancora oggi ci sono telecamere che sono funzionanti ma non servono a nulla”.
Borrelli termina il proprio intervento pronunciandosi in merito all’aspetto sociale legato ai fatti “il problema non riguarda solo la mancanza di forze dell’ordine o di una mobilitazione popolare, ma deriva dalla mancanza di coscienza sociale. Io sono stato a Forcella per parlare con i residenti, e tutti si sono schierati con la famiglia Caiafa, da dove proviene il ragazzo che ha sparato. C’erano dappertutto striscioni e murales in loro sostegno. Addirittura una signora si è avvicinata a me, chiedendo di far togliere le telecamere perchè avrebbero fatto cattiva pubblicità alla sua attività, ignorando di proposito che un ragazzo è stato ucciso e il suo quartiere infangato. Manca la volontà di capire che bisogna battersi per la legalità” conclude l’On. Borrelli.