(e di chi non riesce a spiegargli il suo ciclopico errore…)
In un mondo di ciechi, beato chi ha un occhio.
Era, questo, l’antico adagio latino che fu utilizzato anche da Erasmo da Rotterdam per dire che un popolo di ciechi è facile che possa essere regnato da un guercio.
Se il pensatore de “L’elogio della follia” ebbe a porre questa riflessione, ebbene, un motivo certo vi sarà stato per raccontare un tempo in cui l’ignoranza e l’indifferenza della gente aveva condotto ad immensi e dolorosi sfracelli sociali.
Il problema è, però, che neppure i secoli che si succedettero fecero tesoro di quel concetto sì che l’ignoranza del popolo e la sua indifferenza produssero fenomeni devastanti come il nazismo.
Oggi la situazione non sembra avere avuto alcun miglioramento se migliaia di inermi popolazioni e i loro bambini vengono massacrati senza pietà e guerci dittatori riescono a convincere le masse alla “santa e giusta” condivisione di quei massacri.
La verità è quella che la follia – come una pandemica malattia – colpisce un popolo nel suo insieme, mentre il rinsavimento si sedimenta, a poco a poco, nella coscienza di ciascuno.
Ci vuole del tempo perchè questo avvenga e per questo motivo la follia distruttiva precede, di regola, il momento in cui i singoli si rendono conto di averla participata.
“L’illuminazione”, però, ha nella tardività il suo dramma…
Vi chiederete come tutte queste belle riflessioni possano correlarsi al caso del Generale Vannacci e a tutto il casino che sembra muoversi attorno al suo libro, in cui egli vede un mondo “all’incontrario” perchè minacciato sui sacri valori di maschitudine, bianchezza della pelle, patriarcalità e tutela dei principi fondamentali ispirativi di una società gerarchicamente ordinata.
La risposta che darò è semplice.
Più difficile è che essa (la risposta) sia compresa dall’uomo dell’incontrario e da quelli che – come lui – plaudono a ciò che pensano sia il grido di nudità del Re.
Il mondo, tutto l’Universo intorno a noi, è costruito sulla diversità ed in questo è l’immenso dono di questo Dio creatore cui tutte le religioni credono.
Anche gli atei, che assumono che un Essere Supremo non esista, devono arrendersi a questa semplice ed incontrastabile Verità.
Basta guardare quante specie animali popolano la terra e quante diversità botaniche fanno di un giardino la sua variegata bellezza.
Così è per la “razza” umana che ha nell’infinita diversità il pregio della sua stessa esistenza.
Solo un cieco non vede questo.
E i guerci, poi, cercano di affermare il privilegio di una o l’altra di queste “razze” assumendo primati e privilegi che sono solo nella loro mente monoculare.
C’è voluta una guerra mondiale e milioni di morti per mettere in chiaro che un popolo ariano non esisteva.
Ecco, allora, il pericolo che deve essere chiarito al redattore del “mondo all’incontrario”.
Non è certo quello evidente di una lettura incostituzionale delle sue idee, ma, piuttosto quello che – tra ignoranza ed indifferenza – può portare un popolo disorientato ad affascinarsi delle sue cazzate e seguirlo in percorsi che già in passato hanno creato tanto dolore e morte.
Ecco, Generale Vannacci, cominci a riflettere sulla grande e variegata Bellezza del mondo che le sta attorno e troverà subito la risposta alle sue farneticazioni…
Lorenzo Matassa