Che tipo di identità ha oggi l’Occidente? Quali principi difende? E quali strade sembra voler percorrere? Di questo e di altro parleranno nel convegno “Il suicidio dell’Occidente”, il 31 gennaio a Roma, nella Sala Capitolare della Biblioteca del Senato, a partire dalle ore 10.00, il card. Angelo Bagnasco (Arcivescovo emerito di Genova), Marcello Pera (Presidente della Commissione per la Biblioteca e l’Archivio storico del Senato), Alfredo Mantovano (Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio), Marco Invernizzi (Responsabile Nazionale di Alleanza Cattolica) e Domenico Airoma (Vice Presidente del Centro Studi Rosario Livatino), moderati da Francesco Pappalardo (Responsabile della Biblioteca del Senato).
“Il suicidio dell’Occidente” è il titolo di un testo scritto nel 1964 da James Burnham, politologo statunitense transitato gradualmente dal trockismo al conservatorismo, che criticava l’ideologia «liberal», da lui giudicata troppo debole nei confronti del comunismo e dunque causa del grave indebolimento dell’Occidente, manifestatosi proprio nei primi anni Sessanta.
Quasi cinquant’anni dopo, nel 2010, in un contesto culturale profondamente mutato, il titolo è stato riproposto per un’intervista del saggista Luigi Iannone al filosofo conservatore britannico sir Roger Scruton, che denunciava come l’uomo occidentale fosse ostaggio di una tendenza a negare la propria identità storica e culturale, autodenigrando sé stesso, e a cercare riferimenti in un non meglio identificato universo di «nuovi diritti».
Nel 2022 anche Federico Rampini, giornalista del Corriere della Sera, ha parlato di Suicidio dell’Occidente – titolo di un suo libro – a causa dell’accettazione di una dittatura ideologica, quella del pensiero politicamente corretto, che ha distrutto valori fondamentali a favore di battaglie per un ambientalismo estremo, «religione neopagana», e per minoranze etniche e sessuali, che hanno diritti da far valere e nessun dovere.
Con lui in Italia altri intellettuali, come Ernesto Galli della Loggia, Paolo Mieli, Antonio Polito, hanno espresso considerazioni forti che riportano a valori riconducibili al conservatorismo. Segnali che fanno sperare in un risveglio occidentale.