“Il riverbero arriva naturalmente anche qui, non solo per il dolore, ma per il pericolo preciso. Si capisce che questi fatti fomentano e rischi di imitazioni a vari livelli esistono, quindi il livello sicurezza è stato aumentato il massimo possibile. Anche il tono in determinati ambienti trasversali che leggiamo sulla rete ci lasciano con dolore e dispiacere, specialmente quando vediamo persone che leggono dichiarazioni a favore di quello che sta accadendo. Non è possibile leggerlo in Italia o qui, questa è la disperazione. Perché per noi oltre il dolore nostro e per Israele, ci teniamo a far capire all’Italia che questo può accadere anche qui. Chi sta cercando di combattere e salvare le vite lì, lo fa anche per gli italiani che sono qui, perché sennò questo linguaggio del terrore arriverà anche in Italia. Il terreno bolle e quindi bisogna essere molto attenti non solo sulle comunità ebraiche perché il tipo di minaccia esiste in generale per la società italiana”. Lo ha detto Noemi Di Segni, presidente UCEI – Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, a 24 Mattino su Radio 24.
Comunità islamica in Italia sia più coerente
“Abbiamo ricevuto lettere, sostegno e dichiarazioni di vicinanza, ma al di là della lettera personale che può arrivare a me, per me è importante la voce dei musulmani in Italia. Perché io sono sicura che loro non vogliono nulla di questo orrore e terrore, né forme di teocrazia radicale e violenta che arrivino qui o che diventino i leader delle loro moschee, sono convinta di questo. Vorrei che fossero lineari, perché vivono in Italia nella massima libertà e beneficiano delle libertà costituzionali, noi abbiamo questo spazio e non dobbiamo mai darlo per scontato. Avere Hamas che trucida bambini e neonati, io non credo che questo è quello che vogliamo vedere da nessuna parte in Italia. Quindi è un appello alla coerenza”.