Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, come ogni anno, considera doveroso sottolineare l’intollerabilità della situazione che verrà a crearsi in prospettiva delle utilizzazioni e assegnazioni provvisorie in materia di mobilità.
Anche quest’anno, dopo otto anni dalla legge 107/2015, secondo una facile previsione dei dati reperibili dagli uffici scolastici provinciali delle regioni del Mezzogiorno, la classe di concorso A046 – discipline giuridiche ed economiche avrà pochissimi posti a disposizione nelle assegnazioni interprovinciali.
Sollecitiamo il Ministero dell’Istruzione e del Merito a prendere atto del perdurare di tale emergenza e a intervenire urgentemente sulla gravissima discriminazione cui sono sottoposti i docenti di ruolo della classe di concorso. È veramente vergognoso verificare quanto la qualità della vita e le problematiche relazioni familiari dei docenti fuorisede A046 vengano deprivate e ignorate. Ricordiamo l’impatto economico devastante per nuclei familiari, spesso monoreddito, di una condizione lavorativa sempre più difficile. L’affitto elevato nelle città universitarie suscita giustamente indignazione nell’opinione pubblica; ma se un docente deve scegliere tra pagare una bolletta e tornare a casa, magari per un problema personale, pare non importi a nessuno. Neanche i caregiver vengono sottratti alla dimensione dell’esilio permanente. Tenere bloccato il turnover sulla mobilità così a lungo non è da Stato civile.
Se i docenti della classe di concorso A046 non riescono a tornare a casa dipende da una politica scellerata tesa a falcidiare ovunque la materia, difatti sminuendo i principi stessi della legalità e del rispetto delle norme condivise. Siamo di fronte a un’emergenza sociale, in termini di crisi dei valori; eppure Diritto ed Educazione civica continuano a venire penalizzati.
Inoltre non si comprende perché, a parità di punteggio e di precedenze, venga preferito il docente più anziano, a prescindere dall’autentico servizio prestato. Il merito non dipende dall’anagrafe e l’anzianità di servizio non coincide necessariamente con un’età più avanzata.
Anzi, molto spesso, chi, da giovane, ha cercato di realizzare le proprie aspettative di lavoro, sacrificando i propri affetti, per anni lontano dalla propria sede di residenza, si ritrova scavalcato in graduatoria da chi, più attempato sicuramente, ha evitato troppi disagi, rimanendo a casa sua.
Un esempio chiarirà meglio la questione: se un docente ha 50 anni e 20 anni di servizio e un altro docente ne ha invece 51 con 3 anni di servizio, a parità di precedenze, verrà premiato l’ultimo.
Il CNDDU chiede che una simile distonia rispetto ai valori del merito e dell’“apostolato professionale”, spesso menzionato e preteso quasi da una certa frangia dell’opinione pubblica per la professione del docente, venga corretta da nuove indicazioni e criteri da applicare già nella mobilità 2023/2024. Chiediamo l’istituzione urgente di un comitato di esperti presso il Ministero dell’Istruzione e del Merito che possa elaborare un piano strategico funzionale alla risoluzione delle gravissime criticità rilevate da troppo tempo.