Tra una mancata cattura – come nel caso di quella di Provenzano -, e una mancata perquisizione – come quella dell’abitazione di Riina -, Report fa luce anche sul mistero della mancata cattura del boss castelvetranese Matteo Messina Denaro, noto anche con i soprannomi U Siccu e Diabolik.
Nel corso della puntata di ieri sera del noto programma Rai, il giornalista Ranucci, conduttore di Report, ha aggiunto molti tasselli mancanti alla trattativa post-stragi.
Chiusa definitivamente – con sentenza della Cassazione che ha assolto gli imputati – la cosiddetta “Trattativa Stato mafia” che secondo alcuni magistrati e giornalisti era la causa dell’accelerazione della strage di via D’Amelio, si cerca adesso di comprendere il perché della lunga latitanza di U Siccu.
Secondo un alto funzionario di polizia intervistato da Report, la recente cattura del latitante sarebbe frutto di una trattativa che risale ai tempi dell’operazione Svetonio-Alessio, quando l’ex sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino, per conto del Sisde diretto da Mario Mori, entrò in contatto epistolare con Matteo Messina Denaro.
Un contatto favorito da un incontro tra Vaccarino e Salvatore Messina Denaro – fratello del boss castelvetranese – tramite Alfonso Tumbarello, medico di base di Campobello di Mazara, arrestato con l’accusa di aver aiutato il boss di Cosa Nostra durante la sua latitanza.
Un incontro del quale – afferma Ranucci – l’ex sindaco di Castelvetrano aveva già parlato nel corso di un’udienza nel 2012 facendo il nome di Tumbarello, come quello di colui a cui si sarebbe rivolto per entrare in contatto con Salvatore Messina Denaro.
Secondo il conduttore di Report sarebbe stato sufficiente attenzionare la figura del Tumbarello per arrivare al latitante.
Ma Ranucci fa riferimento al solo 2012 e non al 2007, quando Vaccarino, interrogato dai magistrati Pignatone e Scarpinato, fa mettere a verbale che aveva utilizzato Tumbarello per un collegamento con Salvatore Messina Denaro, precisando che era un massone.
Perchè? Mistero! Per il bravo Ranucci esiste solo il 2012, il perchè magari lo spiegherà in una prossima puntata…
E un mistero – come le ciliegie – tira l’altro.
A partire dalla singolare apparizione di un anonimo nella trasmissione di Rai3 Report, il quale indicava l’entità che avrebbe scritto i pizzini al posto di Matteo Messina Denaro: un carabiniere impiegato in banca con copertura dei servizi.
Una bufala smentita dalla perizia disposta dai famigliari di Vaccarino e redatta dalla criminalista Katia Sartori che dimostra che la scrittura è quella dell’allora super latitante.
Bruciata dunque la singolare apparizione dell’anonimo dei pizzini – e relativo scoop -, un altro anonimo, quello che questa volta viene presentato come un alto funzionario della polizia, racconta un’altra verità: Tumbarello era della partita. Era una fonte dei servizi segreti. È lui che fa confidenze su Matteo Messina Denaro sin dai tempi delle lettere a Vaccarino, l’operazione serviva a preparare il terreno per un accordo alla consegna del latitante.
Inutile chiedersi perché il Sisde di Mori avvii l’operazione con Vaccarino, avendo già Tumbarello che era in stretto contatto con i famigliari del latitante. Questo l’alto funzionario di polizia non lo spiega.
Racconta invece in maniera dettagliata della lotta interna tra carabinieri e polizia e del pizzino che i Ros trovano a casa della sorella del latitante.
È il pizzino sulla malattia di Matteo Messina Denaro quello decisivo per la cattura del superlatitante, avvenuta il 16 gennaio 2023 alla clinica di Palermo “La Maddalena”. Il pizzino viene ritrovato dai Ros nell’intercapedine di una sedia nella casa di Rosalia, la sorella di Matteo.
Rosalia è la chiave della cattura del fratello. La polizia – stando alla puntata di ieri di Report – lo capisce subito e con i carabinieri si contendono microspie e intercettazioni. Sulla carta, tutti sanno tutto: eppure solo i carabinieri trovano il pizzino con gli appunti sulla malattia di Matteo.
Lo hanno dunque messo i Ros?
E inoltre, perché Diabolik è stato arrestato il 16 gennaio 2023 e non nel periodo antecedente quando tutti sapevano?
E qui si aprono gli scenari di una nuova trattativa iniziata diciotto anni fa con Vaccarino che doveva convincere U Siccu a costituirsi, e terminata con il suo recente arresto, che per Report e i suoi ospiti è frutto della trattativa che porta Matteo Messina Denaro a consegnarsi.
E ce ne hanno messo di tempo con questa trattativa…
Ma c’è di più, a maggio del 2022 sarebbe stato impedito alla polizia di catturare U Siccu.
Perché? Proprio a seguito di questa trattativa.
La sua cattura, infatti, avrebbe impedito che cadesse il governo Draghi.
Cosa c’entri Draghi in tutto questo non si capisce, salvo il fatto che evidentemente Cosa Nostra voleva al governo la Meloni e Salvini.
Non che nutra particolari simpatie per la classe politica che ci governa, ma evidentemente questi mafiosi devono proprio essere dei masochisti per far cadere un governo moderato e portare al potere chi è decisamente contrario a togliere il 41bis e l’ergastolo ostativo…
Altro scoop della serata grazie a Salvatore Baiardo, il fiancheggiatore della latitanza dei fratelli Graviano, il quale non solo dice che la foto con Graviano, Berlusconi e Delfino esiste, ma che addirittura ce ne è più di una (le avrebbe scattate lui).
Scopriamo inoltre che il generale Mori è ancora nei servizi e che il Sisde esiste tutt’ora.
Una scoperta interessante, visto che tutti credevamo che l’Agenzia informazioni e sicurezza interna (AISI) avesse preso il posto del Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica (S.I.S.De.).
Invece no, non è così. Nel 2023, infatti, Baiardo sarebbe stato contattato dal Sisde di Mori.
Un vero miracolo…
Volendo parafrasare il giudice Priore che nella sentenza dell’attentato a Giovanni Paolo II a proposito di uno pseudo pentito scrisse: «pur se animato dalle migliori intenzioni, non ha trovato conferme nell’istruzione compiuta. Il riscontro principale (…) non s’è mai verificato. Il resto delle dichiarazioni può benissimo provenire dalla lettura dei giornali. Il resto dalla fantasia, di cui i pentiti in genere non difettano», potremmo scrivere: “alcuni giornalisti, pur se animati dalle migliori intenzioni, non hanno mai trovato conferme nei riscontri oggettivi dei fatti. Le loro dichiarazioni possono soltanto provenire dalla loro fantasia, di cui in genere non difettano, e da quella dei loro ospiti”.
Perché a differenza del giudice Priore non ho voluto fare riferimento alla lettura dei giornali relegando il tutto alla fantasia?
Semplicemente perché sui giornali c’è chi scrive di cose concrete, come nel caso di Damiano Aliprandi che su Il Dubbio pubblica un articolo sui 39 appunti di Giovanni Falcone, da non confondersi con i due fogli dattiloscritti consegnati dalla giornalista Liliana Milella con solo 14 annotazioni che si fermano al 6 febbraio del 1991.
“Le 39 annotazioni esistono – scrive Aliprandi -, perché sono stati letti e alcuni passaggi sono stati riportati su L’Espresso e su Repubblica il 23 giugno del 1992. Il Dubbio può oggi confermare che le 39 annotazioni, ovvero i veri “diari di Falcone”, esistono. I passaggi riportati allora soprattutto dal giornalista Peppe D’Avanzo su Repubblica, trovano riscontro dopo che – a distanza di 30 anni – sono emersi i verbali delle audizioni dei magistrati di Palermo al Csm risalenti a qualche giorno dopo la strage di Via D’Amelio”.
Ranucci, anziché cacciare entità e fantasmi d’ogni sorta, riesumare sigle di servizi segreti oggi inesistenti, intervistare anonimi che parlano di amanuensi e anonimi che parlano di trattative (abbiamo già visto com’è finita la prima), non sarebbe il caso di leggere qualche giornale che cita fatti concreti come i veri “diari di Falcone” e aiutare a scoprire che fine hanno fatto e cosa contengono?
Sono certo che in cambio di una buona informazione fondata sui fatti, lo stesso Aliprandi sarebbe disposto a fare gentile omaggio di un abbonamento al quotidiano per il quale scrive…
Gian J. Morici