L’unica cosa di cui avere paura è la paura stessa” (Franklin D. Roosvelt, 1933)
“La paura è una pagina del copione del governo” (“A State of Fear”)
“L’epidemia di Covid-19 si può rivelare la più grande campagna di terrore del Regno Unito e mai vista al mondo” (“A State of Fear”)
“L’applicazione della scienza comportamentale sta diventando così preoccupante che persino io ho un problema con essa”. L’ammissione arriva da un “guru” delle scienze comportamentali: Patrick Fagan, professore universitario e già capo psicologo di Cambridge Analytica. Un suo articolo intitolato #BeKind & #StaySafe pubblicato dalla rivista inglese The Critic a maggio 2021, ha aperto uno spaccato dirompente su una delle branche più controverse della psicologia contemporanea: il Nudging. Dove per nudge si intende l’uso dell’analisi predittiva dei comportamenti umani per “spingere” il soggetto verso un esito comportamentale desiderato, senza che questi ne sia consapevole. Fagan ha denunciato come l’abuso di tale scienza “sta danneggiando la nostra società”, affermando che “gli scienziati comportamentali devono essere tenuti a renderne conto”. Nel suo mirino è finito un organismo che, dai tempi del gabinetto di David Cameron, lavora in simbiosi con il governo britannico: il Behavioral Insights Team. Il cui obiettivo, secondo l’accademico, è quello di imporre “l’ideologia che metterà un’intera nazione agli arresti domiciliari paralizzanti per il proprio bene: hanno trasformato il mondo in uno spazio sicuro, con la minaccia della forza”. Fagan è stato tra i primi ad accusare l’uso troppo disinvolto del mix Neuroscienze, propaganda e manipolazione psicologica a cui il governo di Boris Johnson avrebbe sottoposto i suoi cittadini durante l’intero periodo pandemico. Ma la sua voce non è rimasta isolata. “L’epidemia di Covid-19 si può rivelare la più grande campagna di terrore del Regno Unito e mai vista al mondo – scrive nel bestseller “A State of Fear” la giornalista inglese Laura Dodswort – Forse un giorno potremo guardare indietro e chiederci se il “contagio sociale” durante la pandemia di Covid-19 sia stato una minaccia più grave del “contagio virale”. L’autrice si è interrogata sul peso che le emozioni umane, e in particolare la Paura, hanno rivestito nell’indurre la popolazione ad assumere come normali degli atteggiamenti considerati non tollerabili fino a prima dell’epidemia. La sua è un’immersione negli incubi collettivi di oltre due anni di pandemia britannica. Un biennio vissuto sul filo del terrore epidemico nel Regno Unito, come in gran parte dell’Occidente. A partire dal celebre discorso “We must stay at home” rivolto alla nazione dal primo ministro il 23 marzo 2020. Dodswort lo ha analizzato, frame dopo frame, con l’aiuto di due esperti, che ne hanno valutato la coerenza tra discorso orale e comunicazione non verbale. “E’ probabile che il primo ministro sia stato allenato prima di pronunciare il discorso, tuttavia il suo corpo tradisce emozioni. Non sembra esserci congruenza tra le sue parole e il linguaggio corporeo – osserva la psicologa forense Naomi Murphy – E’ palese la tensione nelle dita e nel modo in cui stringe i pugni davanti l’obiettivo. Un sorriso imbarazzante compare mentre esorta il popolo all’obbedienza. Si sorride quando siamo divertiti e quando siamo nervosi. Questo suggerisce che non sta parlando dal cuore e non crede a quello che dice”. Il video messaggio, dove si annunciava la contestuale chiusura di tutte le attività non essenziali per tre settimane, richiamava immagini fosche di “vite perse” e “funerali”. I cittadini venivano “arruolati” in una battaglia contro un “killer invisibile” da sconfiggere tutti assieme. Una retorica da tempi di guerra, a cui seguivano minacciose punizioni per i disobbedienti. Quello che Johnson scordò di dire agli inglesi è che i diktat proclamati in tv sarebbero entrati in vigore solo tre giorni dopo. Ma il messaggio apocalittico era stato innescato e nessuno avrebbe osato disobbedire.
Tra le immagini più “disturbanti” rievocate da Dodsworth – diffuse dai media inglesi e ricondivise sui social “come un virus aereo” – figurano alcuni video cinesi. Le immagini mostrano squadre di infermieri in tute anti-contaminazione che soccorrono passanti, collassati all’improvviso in strada. O famiglie strappate alle loro abitazioni e poste forzatamente in quarantena. Nello stesso paragrafo, l’autrice cita anche le immagini del tragico lutto collettivo di Bergamo: “Il 19 maggio 2020 Sky News riportava che veicoli militari erano stati chiamati per trasportare le salme di Bergamo. Il filmato induceva gli spettatori a credere che ci fosse bisogno degli autocarri militari a causa dell’altissimo numero di vittime. Nei fatti, secondo il sindacato italiano delle imprese di pompe funebri il 70% dei lavoratori del settore era in quarantena dall’annuncio dell’epidemia e l’esercito era stato utilizzato una tantum per il trasporto di 60 bare”. Le sconvolgenti immagini del corteo militare che sfilava lugubre lungo le strade italiane deserte sono apparse sui principali media del Regno Unito “senza contesto, evocando l’idea di una quantità inimmaginabile di vittime” è riportato nel capitolo dedicato al terrore sparso dai media. Se i giornalisti hanno il dovere di informare l’opinione pubblica, specie in casi di calamità naturali e di disastri, “hanno anche la responsabilità di essere equilibrati”. Al contrario, nei titoli di testa dei principali giornali britannici dilagavano termini come zombie, virus killer, apocalisse: “Nel 2020 abbiamo scoperto che la paura vende più del sesso” ironizza la giornalista. Che elenca alcuni dei titoli più spaventosi, grotteschi o imbarazzanti apparsi sulla stampa inglese: come “I medici avvertono che il Covid può provocare disfunzioni erettili nei guariti”; “I funzionari sanitari raccomandano l’uso dei “buchi di gloria” per il sesso sicuro durante la pandemia; “Perché i tuoi animali dovrebbero rispettare il distanziamento sociale”. In un crescendo di narrazione del terrore & corsa al clickbait, che hanno intaccato la stabilità mentale di molti, in particolare bambini e anziani, provocando danni spesso indelebili.
“Le costanti notizie sul Covid, i lockdown, gli effetti delle restrizioni e l’elenco delle morti quotidiane hanno riempito i nostri pensieri e discorsi quotidiani, impedendo alla mente di concentrarsi su qualsiasi altra cosa. La nostra mappa cognitiva è stata rimodellata nel 2020” riflette l’autrice, che ha compiuto una ricognizione anche sulle proprie paure: del virus, della morte, del cambiamento, dell’ignoto. Non è un caso che per “rimodellare” le menti degli inglesi il governo abbia chiesto aiuto al Behavioral Insights Team (BIT), una speciale unità composta da psicologi comportamentali e studiosi delle Neuroscienze. Informalmente noto come Nudge Unit, oggi è un’organizzazione globale con fini sociali, a scopo di lucro, in continua espansione e con 750 progetti realizzati in oltre 30 nazioni. “La Gran Bretagna è così avanti nella disciplina del nudge da esportarla in tutto il mondo. Essenzialmente noi insegniamo ai governi stranieri il modo in cui influenzare i cittadini a comportarsi “per il loro bene” chiosa Dodsworth. Il nudge è diventato un grande business, ma non è l’unico. Vari paesi europei, tra cui Francia, Belgio, Spagna ed Estonia, da tempo conducono campagne di propaganda basate sul modello britannico noto come “Prevent”. Un programma di lotta alla radicalizzazione, basato sulla propaganda e rivolto alla popolazione musulmana britannica. Coinvolta attraverso piattaforme mediatiche, campagne sui social media per i giovani, programmi radiofonici e mostre. Molte di queste attività sono state ideate per conto dell’Unità di ricerca, informazione e comunicazione (RICU), un ente che opera all’interno del Ministero dell’Interno, composta da linguisti, psicologi e antropologi, strateghi antiterrorismo, esperti di media digitali, cineasti e consulenti di marketing. L’obiettivo è sviluppare cambiamenti comportamentali e attitudinali tramite la produzione di “comunicazione strategica”. Ricu è stata molto attiva anche durante la pandemia, in particolare nella propaganda indirizzata ai differenti gruppi etnici per convincerli a immunizzarsi. Secondo un documento del governo britannico intitolato Fattori che influenzano l’adozione del vaccino COVID-19 tra i gruppi etnici minoritari, pubblicato a dicembre 2020, il 70% dei bianchi era disponibile ad assumere vari vaccini, contro il 50% degli afroamericani e dei neri caraibici, e con percentuali di “esitazione” più elevate tra gli asiatici e i pachistani. Il documento suggeriva di intervenire con comunicazioni mirate e filmati educativi condivisi da fonti stimate dalle rispettive minoranze. Con l’avviso di creare centri di vaccinazione nei luoghi di aggregazione delle comunità e nei centri religiosi, e di non collegare la provenienza dei messaggi a fonti governative o del ministero della salute, al fine di guadagnare una maggiore fiducia nei gruppi selezionati.
Nel 2020 questo ministero-ombra di “ingegneri del comportamento” ha portato all’avvento di un potere tecnocratico oscuro, annidato nel cuore delle istituzioni e definito dall’autrice una “Psicocrazia”. Questa preoccupazione etica viene evidenziata, nel 2010, anche nel Rapporto “Mindspace” elaborato dagli accademici della London School of Economics e dell’Imperial College: “L’uso della scienza comportamentale (da parte del governo) ha implicazioni sul consenso e la libertà di scelta e offre agli individui poco spazio per dissentire o compiere altre scelte”. Interrogativi sull’accettabilità di queste pratiche dal punto di vista etico erano emersi anche in un altro rapporto della commissione Scienza e tecnologia della Camera dei Lord, intitolato Behaviour Change. Uno dei whistleblower intervistati dalla reporter inglese ha condiviso nel libro una riflessione su cui ogni governo democratico dovrebbe riflettere: “Gli psicologi sembrano ignari dell’uso distorto delle neuroscienze e della psicologia avallato dal governo negli ultimi cinque anni. Non si sono accorti che dall’essere un uso altruistico, quello della psicologia è diventato un uso manipolatorio. Hanno ottenuto troppo potere e ne sono rimasti intossicati. Abbiamo perso l’equilibrio tra il proteggere la gente dal virus e proteggerla da ciò che ci rende umani”.
Beatrice Nencha