Chissà quante volte avrete composto sulla tastiera del vostro computer le tre consonanti in successione: www.
Forse è uno degli acronomi più conosciuti al mondo e indica, letteralmente, tutto ciò che può essere fatto grazie all’immensa ragnatela di internet.
Il world wide web non è altro che la porta dell’infinito in cui riesce a trasformarsi un computer semplicemente formulando le giuste domande.
Non tutti sanno, però, quale storia (anche drammatica) si nasconda dietro quelle tre consonanti.
Per chi fosse desideroso conoscerla, basterà digitare sul vostro computer le parole “aggiustare il mondo” e vi apparirà un libro liberamente scaricabile.
L’ha scritto Giovanni Ziccardi, un ricercatore della Università di Milano e quest’ultima istituzione ha deciso di condividerlo con un’edizione aperta a tutti.
Il libro racconta la breve ed incredibile vita dell’hacker statunitense Aaron Swartz, morto suicida l’11 gennaio 2013.
Un genio assoluto dell’informatica fin dalla giovanissima età.
Solo tredicenne, infatti, Aaron riesce a farsi notare dai grandi inventori dell’allora nascente mondo del web (uomini del calibro di Tim Berners-Lee e Lawrence Lessing).
Costruisce architetture informatiche, licenze d’uso, programmi di “open access“, sistemi di condivisione di banche dati e molto altro ancora diventando anche ricco, molto ricco nell’istante irripetibile in cui la California, con la sua Silicon Valley, produce quasi il venti per cento di tutto il prodotto interno lordo degli Stati Uniti d’America.
Ma ad un certo momento della sua fulminante carriera, il suo genio comprende che vi sarebbe stato reale sviluppo e democrazia solo offrendo a tutto il mondo la conoscenza che il web avrebbe potuto dare.
Le parole chiave in cui credeva avevano in comune la prima consonante e non solo quella: conoscenza, competenza e condivisione.
E, così, mentre i suoi coetanei talentuosi (come Zuckeberg) acquisivano vertiginose vette di guadagni, Aaron inizierà a concentrare le sue energie per affermare in rete l’open access, per garantire la sicurezza delle comunicazioni, dell’anonimato, per liberare tutti i contenuti fruibili in banche dati dai pedaggi pretesi dai già ricchi gestori.
Il giovane Robin Hood del web, inevitabilmente, si scontrerà con l’establishment dei poteri forti americani che lentamente, ma inesorabilmente, lo stritoleranno.
Ma il suo esempio, le sue teorie, il suo modo di guardare il mondo resteranno un punto di riferimento per tutti coloro che credono nel sapere condiviso come valore fondante di una democrazia.
Bisogna essere i primi a lottare perché gli ultimi abbiano la possibilità di diventare primi.
Le tre parole inglesi del titolo, con semplicità, vogliono dire questo…
Lorenzo Matassa
“Questo è ora il nostro mondo.
Il mondo degli elettroni e degli switch, la bellezza del baud.
Noi usiamo qualcosa che già esiste per migliorarla, per renderla fruibile da tutti… e ci chiamano criminali.
Noi non vogliamo pagare qualcosa che dovrebbe essere gratuita se non fosse gestita da persone che pensano solo al profitto, da ingordi.
Per loro siamo noi i criminali. Ma noi esploriamo non siamo criminali.
Noi esistiamo senza alcuna discriminazione per razza, sesso, religione o capacità economica… ma ci chiamano criminali.
Voi costruite bombe atomiche, voi finanziate guerre, uccidete, ingannate e ci mentite cercando pure di farci credere che tutto ciò sia fatto in nome del nostro bene. E saremmo noi i criminali…
Se sono un criminale, il mio crimine è la curiosità, è quello di giudicare le persone per quello che dicono e pensano e non per come appaiono… il mio crimine è quello di essere più veloce ed intelligente di voi, qualcosa che non mi si perdonerà mai.
Io sono un hacker e questo è il mio manifesto.
Potrete cercare di fermarci prendendoci ad uno ad uno, ma non potrete mai fermarci tutti, perché noi tutti siamo uguali…“
(Aaron Swartz)