“Non è vero che il destino si introduce alla cieca nella nostra vita: esso entra dalla porta che noi stessi gli abbiamo spalancato, facendoci da parte per invitarlo ad entrare…”(Sándor Márai)

Chissà perchè, ad ogni Natale, si assiste a questa tragicomica parata degli auguri.
Anche nell’antica Roma vi era questa usanza e ancor prima che nascesse, in Betlemme, il Redentore.
Gli Àuguri (con l’accento sulla prima vocale) erano interpreti del destino – chiamiamoli vaticinatori – che dal volo degli uccelli riuscivano a ricavare ogni possibile presagio.
Da questa radice storica sono nati i significati più moderni e attuali della parola condivisa quasi sacralmente.
L’augurio è un presagio, ovverossia la previsione e la speranza che un evento positivo accada.
In tutto questo vi è una stranezza che proverò a descrivervi in poche parole.
Se l’augurio è un desiderio che qualcosa accada, ebbene, anche la parola desiderio diventa parte di quel vaticinio invocato dagli umani.
In altri termini, anche la parola desiderio deriva dal latino (de Sidera) e indica qualcosa che proviene dall’alto, dalle stelle o dal firmamento o, in ultima istanza, dal cielo ove si trovano gli Dei.
Non è un caso, quindi, che i vaticinatori dovessero volgere il loro sguardo al cielo per capire come si sarebbe evoluto il destino degli umani…
Detto questo, è facile cogliere la stranezza di ciò che – nella comune accezione – è avvertito come pulsione dell’anima (il desiderio) e ciò che, invece, matura nella imperscrutabile volontà degli Dei (de Sidera).
Cercando una piccola verità di questa stranezza, potrebbe dirsi che gli Dei – per fare sì che il loro volere si compia per mano degli umani – creino in loro qualcosa che li porta a compiere il loro destino.
Il desiderio crea il destino.
Così gli umani vengono attratti nel tranello dal loro medesimo volere.
Comprendo… il ragionamento è difficile da seguire, ma provateci a svolgerlo almeno nella notte in cui sembra sia nato l’Uomo che aveva il destino di salvare il mondo già scritto in una stella cometa…
Lorenzo Matassa