Vi uccido, ma non c’è nulla di personale, si tratta solo di soldi.
Potremmo sintetizzare con queste poche parole la guerra in Ucraina che sta facendo migliaia di morti su entrambi i fronti.
Ogni giorno leggiamo autorevoli analisti che ci spiegano come e perché è nata la guerra (siamo in Italia, possiamo scrivere la parola guerra e non “operazione speciale” come imposto – a suon di manette – da Putin in Russia), che giustificano l’invasione di un Paese sovrano quasi fosse una difesa preventiva.
La colpa?
Ovviamente dell’Occidente.
Di quegli americani guerrafondai che giocano con missili e carri armati, di quella NATO che – secondo i nostri esperti – pare voglia conquistare il mondo.
Già, la NATO che accerchia la Russia, che non rispetta il patto di non allargarsi a est dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia.
Che l’Occidente abbia commesso grandi errori in varie parti del mondo non v’è dubbio, ma realmente Putin ha invaso l’Ucraina per timore dei missili NATO a due passi dal suo confine?
È sufficiente una rapida occhiata a una cartina geografica per rendersi conto che la Russia ha già ai suoi confini diversi paesi che hanno aderito alla NATO.
Senza considerare che oggi, a differenza del passato, per colpire una qualsiasi nazione non è necessario avere delle basi militari a ridosso dei suoi confini.
Anche volendo escludere i missili balistici intercontinentali con un raggio d’azione superiore a 5.500 km, un missile balistico a medio raggio è in grado di coprire una distanza di oltre 3.000 km, di gran lunga superiore ai circa 2.500 km che separano Parigi da Mosca.
Senza considerare inoltre che forze aeree e navali potrebbero colpire il cuore di ogni continente con la massima facilità (basti pensare ai sottomarini con armamento nucleare).
Ma facciamo pure finta di non aver compreso come sia impossibile per qualsiasi paese proteggersi da un’eventuale aggressione da parte di una potenza militare e diamo pure per scontato che il problema siano i missili piazzati dietro la porta di casa e proviamo a giustificare la “difesa preventiva” messa in atto da Putin con l’invasione dell’Ucraina.
A questo proposito, utilizziamo anche noi il cavallo di battaglia di quanti giustificano l’aggressione, e lo facciamo utilizzando le parole dell’ex ambasciatore in Iraq, Marco Carnelos nel corso dell’intervista rilasciata a Dagospia.
Un’intervista che non è certo un elogio all’Occidente, per molti versi – in questo senso – anche molto opinabile, ma che racconta una verità che dovrebbe far riflettere.
Cuba
“Nel 1959 – dichiara l’ex ambasciatore – Cuba era diventata comunista dopo la rivoluzione con cui Fidel Castro aveva deposto Batista. Gli americani provarono a contrastarlo e non ci riuscirono. Fallirono innumerevoli tentativi di avvelenarlo. Nel 1961 andò male l’assalto alla Baia dei porci, organizzato dagli americani. Fino a quando nel 1962 Castro chiese aiuto all’Unione Sovietica. Decise di installare missili nucleari sul territorio cubano, gli americani reagirono con il blocco navale, minacciando la guerra nucleare, e a quel punto le navi sovietiche tornarono indietro”.
Fin qui, il cavallo di battaglia di chi giustifica Putin facendo il raffronto con l’America che non accettava l’installazione di missili sovietici a Cuba.
“La narrativa storica su questa vicenda – continua Carnelos -, dal 1962 al 2012, è stata: Kennedy eroico ha sconfitto i sovietici. La realtà storica è diversa. Sì, i russi hanno fatto dietrofront e non hanno installato i missili. Ma ci fu un accordo segreto che obbligò gli americani a togliere i loro missili nucleari dalla Turchia, che allora confinava con l’Unione sovietica. Se guardiamo quella crisi, così come è stata raccontata, hanno vinto gli americani. Invece furono costretti a due concessioni: togliere i missili dal territorio turco e impegnarsi a non invadere Cuba. Ai sovietici bastò restare fermi, cioè non piazzare postazioni missilistiche all’Avana”.
Bene, i tanto detestati americani non solo non invasero Cuba – come invece ha fatto Putin con l’Ucraina – ma tolsero i missili nucleari dalla Turchia.
Nessuna differenza con quanto accade oggi?
Perché i russi invadono l’Ucraina?
Il presunto pericolo dell’adesione dell’Ucraina alla NATO, nasce già nel 2008, quando l’Ucraina bussa alla porta dell’Alleanza Atlantica.
Eppure, da allora, pare che Putin non si sia posto il problema in maniera tanto seria da dover invadere militarmente il paese.
E sì che di tempo ne ha avuto, persino da quando nel 2014 la Russia annesse la Crimea.
Che l’Ucraina non poteva entrare a far parte della NATO, lo si sapeva fin da quando nel 2008 l’ingresso fu impedito dalla Germania e dalla Francia in virtù delle condizioni interne al paese che non rispettavano gli standard previsti (nonché per le ragioni di carattere politico nei rapporti con la Russia).
A maggior ragione dopo gli eventi del 2014, che hanno ancor più allontanato la possibilità di ingresso di questo paese – che peraltro non risulta sia particolarmente favorevole ad aderire all’Alleanza Atlantica – facendo sì che si tratti di un’ipotesi tanto remota da non dover preoccupare nessuna delle parti in causa.
Perché dunque arrivare al 2022 per avviare un’azione militare senza precedenti nell’Europa del dopoguerra?
Perché proprio ora?
Unione Europea
Già prima dei fatti di Euromaidan, l’Ucraina strizzava l’occhio all’Occidente, guardando a quella che vede come una democrazia compiuta, ma forse ancor più a un sistema economico che non è certo quello della Russia di Putin e dei suoi oligarchi.
Uno dei primi segnali fu quello della candidatura alla presidenza di Viktor Yushchenko.
Troppo filo-occidentale per Mosca, tanto da dover essere avvelenato con la diossina e portarne i segni per il resto della vita.
Laddove non funzionano la diossina, il polonio o le armi, entra in gioco il ricatto russo del gas (esattamente come avviene oggi con l’Europa), con Gazprom che sospende le erogazioni durante il rigido inverno ucraino, allo scopo di disarcionare il troppo occidentale Yushchenko, per piazzare un presidente fantoccio filo-russo.
Nel 2010 viene eletto Viktor Yanukovic, un presidente filo-russo che cerca di mediare due posizioni inconciliabili, aprendo una porta all’Unione Europea.
Una mossa che Mosca elude con ingenti finanziamenti riportando l’Ucraina sotto il tallone del Cremlino, fin quando lo stesso Yanukovic, dopo i fatti di Euromaidan, è costretto a fuggire dal paese.
A causare tutto ciò, compreso la conseguente annessione della Crimea e la nascita delle repubbliche separatiste, la volontà del paese di entrare nell’Unione Europea, importando dunque merci che avrebbero potuto circolare all’interno del territorio della Federazione Russa – come da precedenti accordi doganali – senza pagare dazio alcuno.
Un danno economico notevole per Mosca, che proprio di recente ha potuto contare su altri fattori – come nel caso dell’aumento degli introiti da petrolio e gas – per finanziare e avviare una campagna militare per impedire all’Ucraina di entrare nel circuito economico europeo.
Più che la (presunta) paura dei missili, potè il vil soldo che è alla base di ogni guerra…
Business is Business, direbbero gli americani (in russo non so come si dica) e se a ciò si aggiungono le smanie imperialiste dell’ex uomo del Kgb, che non ha mai fatto mistero della sua voglia di rivincita dopo l’esito catastrofico – per l’Unione Sovietica – della Guerra Fredda, il gioco è fatto.
A Putin non interessa affatto la neutralità dell’Ucraina (senza il suo possibile ingresso nella NATO non ci sarebbe stato bisogno di scatenare questa guerra), al dittatore russo interessa il controllo del paese che ha invaso per le ragioni economiche che abbiamo detto, e forse per quella sua voglia di imperialismo che difficilmente può essere soddisfatta senza il rischio che si arrivi a una nuova guerra mondiale.
“Scusatemi russi e ucraini se vi uccido, non c’è nulla di personale, si tratta solo di soldi…”
Gian J. Morici