Nella prossima settimana i magistrati italiani andranno alle urne referendarie per cercare di mutare l’attuale sistema di elezione dei componenti del CSM.
Più in generale, la consultazione elettorale sarà uno strumento per dare una spallata al “Sistema” correntocratico ben delineato da Palamara nel suo oramai famigerato best seller pornografico (che, sembra, abbia già pronto un sequel…).
L’idea è quella che l’elezione a sorteggio degli incarichi consiliari, unita alla rotazione delle funzioni direttive e semi-direttive degli uffici giudiziari, possa stroncare – finalmente – la patologia in cui la magistratura italiana è miseramente precipitata.
La lettura del documento allegato aiuterà i più volenterosi a capire.
Per coloro che non intendono intraprendere la strada della lettura valgano questi semplici concetti.
La Giustizia è l’acqua con cui una società si disseta e senza la quale non può vivere.
Le correnti sono parte del veleno che inquina l’acqua.
Sono un prodotto degenerato di una finzione.
Quattro associazioni private si sono impossessate di un organo di rilievo costituzionale e ne hanno gestito la sorte come se fosse cosa loro.
Hai voglia di parlare di pluralismo, di diversità, di dialettica ed altre amenità.
Come diceva Rino Gaetano: “Nun te regge più”.
Le correnti servivano – e sono servite fino ad oggi – a nascondere, dietro la parola “appartenenza” (non a caso propria del lessico mafioso), carriere fulminanti di persone spesso mediocri, lasciando sommersi ed ingiustamente puniti coloro che rifiutavano questo metodo stuprativo della loro coscienza e libertà di Magistrati.
Non pensate che sia stata solo e soltanto una lottizzazione della Giustizia.
È stata una vera e propria mattanza della Verità sociale con la quale si è stravolto il principio del giudice naturale precostituito per legge cambiando – a volte – la Storia giudiziaria del Paese.
Sono molto scettico sulla possibilità che il referendum abbia esito positivo e, comunque, possa cambiare le sorti delle cose.
Ma vi sono battaglie che occorre portare a compimento, anche solo per ricordare – a sé stessi – l’onore della difesa di un’idea…
Lorenzo Matassa