La più lunga guerra combattuta dagli Stati Uniti. Così è stata definita la guerra in Afghanistan. Dopo una guerra durata più di venti anni, i talebani si riprendono il Paese.
Ne abbiamo parlato con Annarita Lo Mastro, la mamma del Parà della Folgore, ucciso nella valle di Bala Murghab (Afghanistan), il 25 luglio 2011.
Tobini, del quale abbiamo scritto più volte, fu la quarantunesima vittima italiana in Afghanistan dall’inizio della missione nel 2004.
- Abbiamo assistito a quello che sta accadendo in Afghanistan dopo il ritiro delle forze armate di varie nazioni che per oltre venti anni hanno combattuto i Talebani, pagando anche un elevato prezzo in termini di vite umane. Rispetto l’inizio di questa guerra, cosa è cambiato in Afghanistan?
- Cosa è cambiato? Le notizie e le immagini televisive ce lo dicono. In Afghanistan non è cambiato nulla. Nel giro di pochi giorni i Talebani hanno ripreso possesso di un territorio che per oltre venti anni era stato sotto il controllo di forze militari che hanno partecipato alle cosiddette operazioni di peacekeeping, per il mantenimento della pace, ma l’ odio, non lo sconfiggi, l’indole di una persona non la cambi, nè con i carri armati nè con i pozzi costruiti. Oggi ne abbiamo la certezza.
- Una missione di pace quindi inutile?
- Una guerra, altro che pace. Una guerra che non sarebbe dovuta iniziare…
- Sul ritiro dei soldati della coalizione dall’Afghanistan, stiamo assistendo a molte critiche…
- Al di là di quelli che sono i pareri oggi, secondo la mia modesta opinione, dopo 20 anni era ora di un ritiro. Venti anni sono tanti, è una generazione. Se non hai raggiunto l’obiettivo che ti prefiggevi, è inutile continuare…
- Eppure ascoltiamo anche opinioni diverse…
- Sento in tv, qualche “mente eccelsa”, che afferma che si dovrebbe andare oggi stesso là….. Beh, che vadano questi coraggiosi di lingua, che ci mandino i loro figli… Che nessuno si azzardi a farci rivivere quelle scene di Ciampino… Quell’orrore. Gli onori, se proprio dovessimo renderli, stavolta li vogliamo rendere agli scellerati incoscienti che hanno giocato con la vita dei nostri ragazzi.
- I nostri “ragazzi”, così come li hai definiti, sono soldati…
- Sì, sono soldati, e lo erano anche coloro i quali sono morti in una guerra alla quale non avrebbero dovuto prendere parte. Hanno mandato in una terra che mangia pane e guerra questi nostri ragazzi, che per quanto addestrati, non erano pronti ad affrontare situazioni quali quelle in cui si sono trovati. Ho viaggiato nel 2013 per quell’Afghanistan, insieme ai nostri ragazzi in divisa… volevo ritrovare tra loro lo sguardo di Mio Figlio. Ma di quale contentezza parliamo? Io quegli occhi li ho scrutati, quei visi li ho fissati. Avevano lo sguardo rassegnato, basso, stanco di chi sta per lasciare la vita, la propria vita, per avventurarsi probabilmente verso la morte. Ho mangiato con loro, e non è mancato all’occhio di posarsi sui soldati americani. Noi, al loro confronto, eravamo boy scout. A cominciare dall’equipaggiamento, dai dispositivi di protezione, dal vestiario… Se non sei all’altezza delle americanate, non avventurare vite in cambio della gloria altrui…
- Nel rilasciare interviste o postare commenti rispetto i fatti accaduti in Afghanistan, sei sempre stata molto critica…
- So di essere “fuori dal coro”. Oggi, solo oggi, sento un presidente del consiglio nominare i nostri caduti, quelli che oggi, si girano nelle tombe. Cosa puoi aspettarti da chi ha assistito a come giovani, giovanissime vite, sono state spezzate, in cambio di un calcio sui denti, o meglio sulle gengive? Non rilascio umili interviste sul “quanto è bello e bravo Mio Figlio”. Non scrivo ne parlo come vorrebbero, e ne pago le conseguenze…
- Cosa intendi per conseguenze?
- A cominciare dalle censure che anche alcuni giornalisti mi hanno posto, fino ad oscurarmi… Evidentemente ciò che ho da dire è scomodo…
Ma come ho già risposto ad altri giornalisti:
“CHISSENEFREGA”…..
- Si sono scandalizzati?
- “ARI-CHISSENEFREGA”…
- Perché ti hanno censurata?
- Sono stata pure accusata di fare politica, quando del fare politica non ho neanche la più pallida idea – né intenzione – del come la si faccia… Parlo e scrivo la vita. La mia. Quella che vivo ogni giorno, quella che ho vissuto e toccato, non quella che vorrebbero che mi inventassi.
- Chi era David Tobini?
- Volete sapere chi era David?
Comodo chiederlo ad una madre Leggetevi la motivazione della sua morte, girate tra quelli che lo hanno rinnegato, leggete la relazione di un Ufficiale su quel campo di quella notte-mattina. Chiedetelo al Comandante del 183, che dopo avermi incontrato per dirmi che Mio Figlio, era un eroe, anche dalle sue ultime parole, lo ha poi insignito di una medaglia d’argento…
Due parole su Lui però devo spenderle.
Lo ha ucciso un fallimento, e lo ha ucciso un “fuoco “amico”. Voler fare emergere questa verità, ha portato al volermi oscurare, alla più bieca censura, all’essere zittita persino in molti gruppi Facebook, “diversamente onesti”.
- Cosa hai detto per arrivare al punto da essere censurata dai gruppi sui social?
- Non è colpa mia, non è mia la responsabilità, bensì di quelli che pensavano di poter sotterrare David insieme alla verità.
È sfuggito loro, il dolore di una madre e la correttezza di un Gip (Roberta Conforti) che pur chiudendo con un’archiviazione per prescrizione la vicenda relativa alla morte di David, uno schiaffo virtuale lo ha dato, senza guardare in faccia nessuno.
- E dopo l’ordinanza del Gip?
- Ora i telefoni squillano a vuoto.
Non si trova il coraggio di dare una risposta a una madre.
E questi signori, sarebbero l’emblema del coraggio?
“Ai posteri l’ardua sentenza!”
C’è molta amarezza nelle parole di Annarita Lo Mastro. Una guerra che non andava fatta, finita nel peggiore dei modi. Non sappiamo quale sarebbe stata la fine giusta di questa missione. Quello di cui siamo certi, è che la possibilità che la presidenza dell’Afghanistan possa andare a uno degli Haqqani, non è certamente un segnale positivo. Se il risultato di venti anni di guerra sarà quello di mettere a capo del governo – che molte nazioni sono già pronte a riconoscere – l’appartenente a una delle più famigerate famiglie di terroristi afghani, dopo aver pagato con un alto tributo di vite umane la lotta al terrorismo, come definire se non un fallimento questa guerra? Una guerra iniziata male e finita forse anche peggio…
Gian J. Morici