
Secondo annale della Storia dei Mediterranei, frutto dei cambiamenti e delle riflessioni degli ultimi mesi all’insegna di una storia al passo con i tempi. L’uscita è prevista per fine aprile.
Con questo tomo la Storia dei Mediterranei, con i suoi annali, imbocca un nuovo corso, e riesce a diventare un produttivo punto di confluenza, incontro e confronto, tra una pluralità di esperienze che hanno fatto la storiografia dell’ultimo mezzo secolo e insistono in un lavoro di slargamento degli orizzonti: l’annalismo francese più progressivo, della “storia totale”, la “global history” statunitense, la New Archeology, che ha ripensato gli scenari della ricerca archeologica, e la “storia disseminata” delineata lo scorso autunno con il Manifesto nato proprio all’interno del progetto scientifico di Storia dei Mediterranei.
L’effetto è sorprendente, perché il Mediterraneo si apre, sciogliendosi come totalità marina, fuoriuscendo dall’etnocentrismo e prefigurando una visione aperta, mobile, comunicativa, che chiama in causa l’Asia e gli altri continenti, in una dimensione dinamica globale. Ecco allora, qui ritratti, gli studiosi europei e statunitensi che hanno lavorato con il massimo impegno e fatto l’impresa: la storica statunitense Pamela Kyle Crossley (Dartmouth College); Clemente Marconi (archeologo, New York University); Carlo Ruta (storico delle civilizzazioni); Juan Carlos Moreno García (egittologo, Università Sorbona, Parigi); Simona Marchesini (linguista storica, Alteritas, Verona); Michael F. Feldkamp (storico della Chiesa, Berlino); Sandra Origone (storica del mondo bizantino, Università di Genova); Emiliano Beri (storico, Università di Genova) Vincenzo Guarrasi (geografo, Università di Palermo).