C’è giustizia e giustizia. C’è quella che non permette ai giornalisti di essere presenti ai processi a causa del Covid (e ancor peggio, neppure agli avvocati) e quella portata in Tv, sbandierata ai quattro venti, mostrata al grande pubblico quale Verità (o Varietà?).
L’articolo dal titolo “Il processo di Gratteri si celebra in Tv. Ma senza difesa”, pubblicato da Il Dubbio, a firma di Ilario Ammendolia, è l’anticipazione del prossimo processo mediatico.
Un processo senza difensori e senza giudici togati. Soltanto l’accusa e una giuria popolare televisiva, il cui giudizio, come sempre accade in questi casi, appare scontato.
“Lunedì prossimo, in prima serata, la trasmissione “Presa diretta” si occuperà del processo “Rinascita Scott” – riporta il giornale – Ci dovrebbe essere in studio il procuratore capo di Catanzaro. Siamo contrari ad ogni censura ma, ancor prima di parlare d’altro, ci sembra giusto porci una domanda :è opportuno che una “parte” del processo (cioè l’accusa) intervenga in prima serata lasciando in ombra la difesa ed esercitando di fatto una pressione indebita sull’opinione pubblica che potrebbe avere un pur remoto riverbero sui giudici?”
Non mancano i precedenti, come afferma lo stesso giornalista, che scrive dell’operazione “New BRIDGE”, quando in contemporanea tra New York e la Calabria scatta un’operazione che coinvolge anche la potente famiglia newyorkese dei Gambino.
Gazzelle, sirene, e… le telecamere di “Presa diretta” che seguono la vasta operazione che porta a 24 arresti e una quarantina di indagati.
L’operazione di “straordinaria importanza”, con tanto di sfilata degli arrestati in manette, sette anni dopo finisce con l’assoluzione di alcuni e la condanna di altri a qualche mese di reclusione per reati minori.
E gli arresti per la ‘ndrangheta legata alla mafia italoamericana? Solo uno degli indagati viene condannato per associazione mafiosa (sentenza non definitiva).
I beni sequestrati vengono dissequestrati e il “ponte” tra “potenti cosche” della Locride ed i Gambino crolla, rimane soltanto nelle riprese di “Presa diretta” e nelle parole dell’accusa.
È la giustizia spettacolo, quella che abbandonate le aule giudiziarie si rivolge alle piazze.
Uno spettacolo già visto?
Pare che tale Ponzio Pilato, effettivamente, un paio di migliaia di anni fa avesse già compreso l’importanza dell’opinione pubblica nello svolgimento dei processi e nell’esito del giudizio.
Poi, forse perché non c’erano allora le Tv, i media e i social, il progetto rimase accantonato per molti secoli.
Chissà se assisteremo al televoto per stabilire l’innocenza o la colpevolezza degli imputati.
E per stabilirne l’eventuale condanna? Esistono i sondaggi con tre domande alle quali rispondere.
I prossimi potrebbero essere 1) Dieci anni 2) Venti anni 3) Ergastolo.
E’ la giustizia che si è adeguata ai tempi…