È sufficiente leggere l’articolo comparso su un giornale antimafia, uno di quelli antimafiosi per davvero (non a caso Ingroia lo definì “organo ufficioso della procura di Palermo” – cit. Mauro Mellini – definizione che già si per sé avrebbe fatto vergognare qualsiasi giornalista) per rendersi conto di come le recenti dichiarazioni di Fiammetta Borsellino, figlia del Giudice Paolo Borsellino, abbiano generato un certo nervosismo.
Ma cosa ha detto di così eclatante la figlia del giudice?
Nulla che non sia più che lecito e giustificato per chi ha visto morire in maniera tanto barbara il proprio padre; nulla che sia frutto di invenzioni; nulla che in molti non pensino, ma che solo in pochi hanno il coraggio di dire.
Nel corso dell’intervista rilasciata al Riformista, la figlia di Paolo Borsellino ha espresso amarezza perché a distanza di quasi trent’anni non è ancora stata fatta piena luce sui motivi che portarono alla strage di Via D’Amelio, muovendo inoltre delle critiche al Csm e ai pubblici ministeri per i tanti grossolani errori commessi nella gestione del falso pentito Vincenzo Scarantino.
Ma forse a scatenare l’ira del giornale antimafioso, il fatto che abbia parlato dell’interesse del padre verso il dossier mafia-appalti, e mosso critiche a Nino Di Matteo.
“A parte la vicenda del processo Trattativa Stato-mafia condotto proprio da Di Matteo – aveva detto Fiammetta Borsellino al giornalista – non può considerarsi erede di mio padre chi non pone in essere i suoi insegnamenti e anche quelli di Giovanni Falcone. Mio padre, ad esempio, non avrebbe mai scritto o presentato libri sui suoi processi in corso”.
Tra Bibbie e marziani
Apriti cielo… e il cielo si aprì veramente. Forse grazie ai contatti soprannaturali dell’autore dell’articolo, che per Madonne, Cristi, stimmate ed extraterrestri, pare sia il più quotato interlocutore terreno.
L’intervista di Fiammetta Borsellino ha dato la stura a un processo mediatico per lesa maestà.
Basta poco a far dimenticare che Scarantino era un ragazzo di scarso livello intellettuale, spacciatore di borgata e ladro d’auto, che venne indicato come un uomo d’onore che prendeva parte alle riunioni dei vertici di “Cosa nostra”.
Tant’è, il ladruncolo, il picciotto di sgarro, dopo l’attentato di Via D’Amelio venne promosso a ladro di copertoni, ma nessuno degli inquirenti si accorse di aver preso una solenne cantonata.
Non se ne accorse neppure l’autore dell’ignominioso articolo volto a denigrare una persona che ha già tanto sofferto, nonostante Madonne, Cristi, stimmate ed extraterrestri, ai quali avrebbe potuto chiedere pronta consulenza.
Nino Di Matteo
E neppure se ne accorse Nino Di Matteo, il quale – a prescindere da altri meriti – in quella circostanza rimase evidentemente anche lui folgorato da uno scarantinismo che avrebbe portato fuori pista per decenni gli investigatori.
Tanto che quando lo Scarantino tra urla e piagnistei si decise a ritrattare le dichiarazioni rese, proclamandosi innocente e scagionando quanti aveva ingiustamente mandato in galera, disse che le ritrattazioni del falso pentito erano tecniche di “Cosa nostra” che ben conosceva e che le suddette ritrattazioni non facevano altro che avvalorare ancor di più le dichiarazioni rese in precedenza.
Si arrivò così al 2008, quando con l’arresto di Gaspare Spatuzza e il suo pentimento si arriverà alla verità: Scarantino è un falso pentito e le persone in carcere, condannate all’ergastolo, sono innocenti!
Una verità che avrebbe gettato discredito sulle Istituzioni dello Stato – come affermò lo stesso Nino Di Matteo che anche per questa ragione il 22 aprile del 2009 manifestò la sua contrarietà a che Spatuzza usufruisse del piano provvisorio di protezione.
Tra coloro che si erano accorti fin da subito dell’inattendibilità di Scarantino, l’avvocato Rosalba Di Gregorio che aveva definito le propalazioni dello pseudo pentito “insulti all’intelligenza”.
Rosalba Di Gregorio
La Di Gregorio, avvocato di grandi boss, in quanto tale – colpevole oltretutto di essere un’ottima professionista – non poteva essere creduta, e l’insulto all’intelligenza proseguì per decenni, con innocenti in carcere e colpevoli in libertà.
Cosa accomuna la Di Gregorio a Fiammetta Borsellino?
Fiammetta Borsellino ha commesso l’errore di chiedere conto e ragione sul perché venne archiviata l’inchiesta mafia-appalti.
Un tema molto caldo e forse anche pericoloso, visto che sulla strage di Via D’Amelio, o quantomeno sulla sua accelerazione, si sono sviluppate due ipotesi.
Quella palermitana della trattativa Stato-mafia, e quella emersa dai processi e cristallizzata con la sentenza del Borsellino quater, proprio su mafia-appalti.
Qualsiasi attento osservatore non può non accorgersi come Caltanissetta, (nonostante si siano tenuti lì i più importanti processi, e nonostante la meritoria attività dei magistrati nisseni abbia portato a scoprire depistaggi e anomalie) sia tenuta in una sorta di Limbo dal quale mediaticamente non deve emergere.
Ecco dunque che le dichiarazioni della figlia di Paolo Borsellino devono essere adombrate paragonando le sue affermazioni a quelle della difesa di Mori e De Donno, imputati a Palermo per la cosiddetta “Trattativa”.
Perché dunque non approfittarne per accusare Fiammetta Borsellino, per indicarla come tramite tra mafia e Stato? E se non lo fa l’autore dell’articolo (al quale forse Madonne, Cristi e marziani hanno detto che sarebbe passibile di querela) ecco che qualche utente di Facebook accusa la figlia del giudice che sarebbe “tramite ‘inconsapevole’ tra lo stato e la mafia”.
Un inconsapevole virgolettato prospettato come l’esatto opposto.
Se poi, dulcis in fundo, le dichiarazioni della Borsellino coincidono talvolta con quelle dell’avvocato Di Gregorio, il gioco è fatto.
Chi ha le stimmate può permettersi di far notare come la Di Gregorio abbia difeso alcuni degli ergastolani ingiustamente condannati in base alle dichiarazioni di Scarantino, ponendo l’insulsa domanda a Fiammetta Borsellino se coloro i quali sarebbero più vicini alle idee e all’etica del padre, siano “gli avvocati degli stragisti che hanno assassinato Paolo Borsellino”.
Accuse e illazioni che ancor più che offendere Fiammetta Borsellino – quasi indicata come una marionetta – e Rosalba Di Gregorio, “pupara” del teatrino che l’autore propone ai suoi lettori, risultano offensive per chiunque abbia un minimo di intelligenza, onestà intellettuale, educazione e rispetto verso gli altri.
Ma vi è di più. Oltre all’accostamento tra un difensore e i suoi assistiti – resi quasi colpevoli degli stessi reati – il voler adombrare la figura dell’avvocato collegandola agli onnipresenti servizi segreti, in Italia simbolo di devianze e trattative.
“Di Gregorio – così parlò l’uomo dalle stimmate – che, durante un’udienza del ‘Borsellino ter’, il collaboratore di giustizia Totò Cancemi affermò essere in qualche maniera vicina agli ambienti dei servizi segreti. Nello specifico disse che mentre si trovava in tribunale a Palermo, l’avvocato Rosalba Di Gregorio gli aveva confidato di aver saputo che c’era un grosso corleonese latitante in contatto con i servizi segreti. Cancemi spiegò che il latitante a cui si faceva riferimento era Bernardo Provenzano. Diamo atto che la stessa Di Gregorio ha sempre smentito l’accaduto ma se si ritiene che Cancemi abbia detto il vero su Scarantino perché dovrebbe aver mentito sul legale?”
Una caso se i trattativisti, dinanzi la possibilità che si indaghi sulla genesi delle stragi (includendo mafia-appalti) senza remora alcuna né posizioni precostituite, diano forti segnali di nervosismo?
Un caso se non si esita ad attaccare duramente la figlia del giudice ucciso dalla mafia e una brava professionista il cui torto tal volta è quello di saper svolgere la propria attività forse meglio di chi si trova di fronte?
Un caso se non si esita a indicare alcuni familiari vittime di mafia come appartenenti a un mondo alla rovescia dove vero e falso si mescolano continuamente, che accoglierebbero totalmente o in parte che sia, suggerimenti e considerazioni da parte di chi certe verità non vuole che siano mostrate?
Signor Giorgio Bongiovanni (autore dell’articolo sul giornale antimafia più antimafioso d’Italia) Lei che è in contatto Madonne, Cristi ed extraterrestri, e che ne porta anche i segni (stimmate), previa consultazione con i Suoi Consiglieri, vorrebbe spiegarci perché tanto livore contro chi chiede soltanto la Verità?
Il dubbio che ci assale, è quello che sulla Vostra prestigiosa testata possano trovare spazio soltanto i trattativisti e chi ha creduto agli insulti all’intelligenza e all’adulazione di falsi pentiti, ma non chi non ha la benchè minima voglia di doversi vergognare diventando così rosso da far impallidire l’agenda rossa che fu del Giudice Borsellino…
Gian J. Morici
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