di Agostino Spataro *
1… In queste ore, tanti compagni hanno preso a inveire, anche pesantemente, contro Matteo Renzi reo di avere provocato, nel mezzo di una pandemia, la crisi della maggioranza di governo.
Più che delusi si sentono “traditi”. Come se fossero spinti da una sorta di cattiva coscienza che insorge contro l’uomo cui avevano attribuito, senza riserve, magnifiche virtù taumaturgiche di… “rottamatore”.
Ma si tratta di tradimento o d’altro? Probabilmente, la rottura di Renzi sarà stata dettata da una necessità impellente, vitale ossia come estremo tentativo di salvare la sua ambigua formazione politica (Italia Viva- IV) che i sondaggi danno al di sotto della soglia fatidica del 3% e risalire la china verso le alte vette.
Poiché è chiaro che, con la vigente legge elettorale, a chi sta sotto questa soglia restano soltanto due possibilità: sparire o farsi assorbire. Ce ne sarebbe una terza, ma la sconsiglio.
Oltre a fustigare Renzi, molti di questi delusi o pentiti dovrebbero chiedersi perché non ebbero alcun dubbio sul personaggio e soprattutto sul disegno che lo promosse prima alla direzione del PD e poi del governo.
Chi chiamò questo disinvolto democristiano, divenuto esponente di primo piano del Pd a Firenze, capoluogo della seconda regione rossa del Paese?
Quali forze, italiane e non solo, gli affidarono il compito di “ammodernare” il sistema italiano (in senso lato) ossia per liquidare quel che restava dei diritti sociali conquistati dai lavoratori e lasciare campo libero all’affarismo più deteriore, all’ondata neo liberista dilagante?
Perché le forze che avrebbero dovuto opporsi a tale politica non si opposero, anzi la caldeggiarono?
Questi e altri interrogativi insoluti, dimostrano che si trattò della classica scelta furbesca della destra globalista che governa mediante la “sinistra”.
2… Con la rottura e la crisi (prevedibile) del secondo governo Conte si apre un’incognita di non facile soluzione. Può accadere di tutto, in piena e, purtroppo, rinvigorita pandemia.
A questo punto è lecito chiedersi: che cosa vuol fare veramente Renzi: un rimpasto, un aggiustamento o una svolta politica radicale?
Non è facile rispondere. Tuttavia, il dado è stato tratto e – si presume- in base a un preciso calcolo politico, suffragato da un “piano” ambizioso che- spingendosi oltre l’emergenza- potrebbe configurarsi come una vera e propria svolta politica.
Un piano articolato negli obiettivi e ben scadenzato nei tempi d’esecuzione che sono importantissimi.
Logica politica e buon senso vorrebbero che così fosse. Altrimenti non si capirebbe tanta ostinazione distruttiva. Sarebbe soltanto un’avventura disperata, senza possibilità di riscatto. Un suicidio.
Un piano di tal fatta non si può certo concepire ed attuare con il 3% di base elettorale. Ci vogliono forti connessioni, intrecci di potere, politico ed economico, che si possono coalizzare- in primis- per il controllo dell’ingente spesa derivata dal Ricovery plan, Mes, ecc, la cui gestione richiede il supporto di una nuova aggregazione politica e parlamentare che potrebbe nascere dallo scioglimento anticipato della Camere.
Per raggiungere tali obiettivi sono necessari alcuni passaggi:
a) far cadere il governo di Giuseppe Conte, distruggendo l’alone d’insostituibilità che gli è stato creato intorno;
b) ostacolare, impedire la ri-formazione di una nuova maggioranza guidata da Conte e puntare allo scioglimento anticipato delle Camere. Gettando ancor più nel panico i parlamentari del M5S che, comprensibilmente, lo temono più degli effetti della pandemia di Covid 19.
L’accordo di legislatura proposto dal PD e da taluni settori di M5S- sarebbe , in realtà, un salva scranni e al contempo una condizione per gestire quel bel gruzzolo di miliardi di aiuti europei per la pandemia. E, dulcis in fundo, per poter decidere il prossimo presidente della Repubblica.
Insomma, si riproporrebbe un’ibrida maggioranza parlamentare (per altro sorretta da elementi “raccogliticci”) che non rappresenta più la maggioranza elettorale del Paese, ma che farebbe il pieno senza pagare dazio, come si suol dire.
3… Si obietta che le elezioni anticipate farebbero saltare ogni previsioni e favorirebbero una vittoria del centro destra. Obiezione fondata che anche Renzi avrà ben presente.
Egli sa che il gioco si farebbe troppo grande per lui. Con il suo 3% o giù di lì non avrebbe dove andare. Occorre una base di partenza più grande per potersi inserire nello scenario, già in formazione, segnato dai “grandi appetiti” suscitati, in patria e all’estero, verso questa nostra Italia ridotta a polpetta, a pingue preda delle grandi consorterie economiche e finanziarie, europee e mondiali.
Probabilmente, Matteo Renzi avrà pensato di forzare la situazione, di farla precipitare e nel frattempo mettere in atto uno stratagemma politico d’intesa con Forza Italia che, ormai, deve rassegnarsi a fare a meno del suo fondatore e leader.
Nel panorama desolante della coalizione cd. “rosso-gialla”, l’accoppiata Renzi-Berlusconi (o chi per lui) può risultare vincente. Specie oggi con la fine ingloriosa di Trump, la coppia avrebbe più chance e porterebbe in dote alla formazione di centro-destra una certa aura europeista, un moderatismo abbottonato, a doppio petto, capace di renderla credibile in patria e affidabile all’estero.
Senza più Trump alla Casa bianca, Salvini e la Meloni devono modificare l’approccio e le pretese.
E accettare la mano, moderata ed europeista, che gli sarà tesa.
E chissà, se la nuova, ipotetica aggregazione oltre a vincere le elezioni anticipate, non riesca a eleggere il prossimo presidente della Repubblica, che potrebbe essere un candidato di Renzi che- ricordiamolo- ha proposto l’attuale?
Ma tranquilli, queste considerazioni sono solo divagazioni fantasiose, réveries frutto di un sogno fatto in Sicilia. In tempi di pandemia.
* https://it.wikipedia.org/wiki/Agostino_Spataro