di Fulvio Oscar Benussi, socio Aidr
“Una piattaforma unica, integrata con tutti i servizi e le funzionalità utili per le scuole, dagli strumenti per la didattica digitale, agli spazi dove archiviare contenuti. La prevede il Ministero dell’Istruzione che ha istituito, nelle scorse settimane, un gruppo di lavoro per garantire agli Istituti il nuovo strumento in tempi brevi, entro il prossimo anno scolastico. Il gruppo è tornato a riunirsi oggi.”[1]
Questo l’inizio dell’annuncio che il MIUR ha pubblicato sul sito istituzionale del ministero venerdì 11 dicembre u.s.
In questo articolo proporremo una prima valutazione dei vantaggi e dei rischi che questa scelta, a nostro avviso, potrà comportare.
La pubblicazione nel sito istituzionale e negli organi di stampa della notizia relativa alla nuova piattaforma che il MIUR sta predisponendo ha suscitato tra gli insegnanti un certo, comprensibile fastidio. Ciò è dovuto al fatto che l’emergenza Covid ha imposto alle scuole a ai singoli insegnanti l’onere di continue variazioni di orario e di organizzazione del lavoro oltre alla necessità di apprendere le modalità d’uso di piattaforme per lo svolgimento della didattica a distanza(nel seguito DAD) che in molti casi sono state cambiate più volte nell’ultimo periodo sulla base di indicazioni del MIUR e, o dei dirigenti scolastici.
Un primo elemento positivo che individuiamo nell’iniziativa ministeriale è che la predisposizione di una piattaforma digitale nazionale esplicita l’orientamento favorevole al digitale da parte del MIUR e ciò potrebbe favorire la diffusione non occasionale del digitale nel sistema scuola riducendo le argomentazioni contrarie di quei docenti che solitamente esprimono la loro contrarietà a tale innovazione. Potrebbe inoltre favorire: un ripensamento delle modalità del “fare scuola”, delle modalità per la creazione di ambienti educativi più attenti ai bisogni espressi dalle nuove generazioni, dell’approfondimento di approcci pedagogici innovativi idonei a supportare lo sviluppo di nuove competenze, come la risoluzione dei problemi, il pensiero critico, la cooperazione, la creatività, il pensiero computazionale, il lavoro autonomo, l’action learning e il co-working tra studenti, ecc.
Intravediamo invece un rischio legato alla possibile “tentazione” da parte del MIUR di renderne obbligatorio l’uso da parte dei docenti. Anche se forse un’obbligatorietà potrebbe essere considerata per tutelare la privacy nel caso di gestione dei dati di alunni e studenti (ne parleremo successivamente nell’articolo) non appare opportuna ad esempio relativamente alle altre sezioni della piattaforma. Un’obbligatorietà in tali ambiti infatti rischierebbe di ledere la libertà di insegnamento che potrebbe inibire sperimentazioni, sia quelle in svolgimento che quelle che potrebbero realizzarsi nel futuro. Non è un caso che alcune voci di dissenso alla realizzazione di una piattaforma nazionale vengano proprio da quegli insegnanti innovatori che hanno svolto, ed è fondamentale possano continuare a svolgere senza ostacoli, attività sperimentali di innovazione digitale nella didattica.
La piattaforma nazionale consentirà di risolvere i problemi della privacy in ambiente DAD.
Viste le norme sulla privacy e sulle funzioni svolte dai coockies nei servizi Internet utilizzati per svolgere la didattica a distanza e la recente sentenza della Corte di giustizia europea sul Privacy Shield[2] era urgente agire a tutela dei docenti e dei dirigenti scolastici da eventuali azioni legali a loro carico agite per problemi di violazione della privacy dei minori loro affidati. Accogliamo quindi con piacere la notizia della creazione di una piattaforma nazionale visto che era evidentemente ingiusto “scaricare” su insegnanti e dirigenti scolastici l’onere di scegliere, per svolgere la DAD, i servizi internet che rispettassero le indicazioni fornite dal Garante della privacy vista le complessità linguistiche e tecniche da affrontare per poter assumere la giusta decisione. Ne avevamo scritto nell’articolo “Didattica a distanza: smart teaching e smart learning in sicurezza”[3] dove auspicavamo un intervento del Ministro a riguardo. La creazione di una piattaforma nazionale eviterà anche i rischi legati alla privacy relativi ai docenti coinvolti in attività didattiche a distanza. Segnaliamo però accanto a questi elementi sicuramente molto positivi la preoccupazione per i rischi, connessi alla concentrazione dei dati potenzialmente provenienti da tutte le scuole di Italia, che si verifichino attacchi hacker alla piattaforma. Oltre a questi rischi vanno considerati anche i rischi relativi a possibili data breach e per questo ci auguriamo che la piattaforma che si sta predisponendo abbia le caratteristiche di cyber security necessarie per evitarli.
Tra gli elementi da considerare nello sviluppo ed entrata a regime della piattaforma vanno considerati i problemi relativi alla correzione e valutazione di elaborati digitali che su di essa saranno gestiti e registrati. E, relativamente alla valutazione, va considerata la criticità legata al non adeguamento dell’esame di stato di fine ciclo della scuola secondaria di secondo grado a criteri di valutazione che valorizzino l’acquisizione da parte degli studenti delle competenze disciplinari e digitali a scapito della mera conoscenza dei contenuti disciplinari. Forse potrà essere considerata un po’ provocatoria la citazione seguente, ma pensiamo che sia ora che il MIUR faccia una scelta di priorità nella valutazione tra competenze e contenuti. Ecco la citazione: ““Nessuno può servire a due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro; oppure sarà fedele all’uno e disprezzerà l’altro; voi non potete servire a Dio e a mammona”[4].
Un altro elemento di sicura positività della disponibilità per gli insegnanti di una piattaforma nazionale è la seguente. La piattaforma MIUR essendo un ambiente ad uso esclusivamente scolastico potrebbe permettere ai docenti di caricare liberamente e utilizzare nella didattica materiali multimediali godendo della normativa sulla tutela diritti d’autore che ne consente un libero uso a scuola. Questo consentirebbe di proporre agli studenti percorsi di media education anche nel caso di lezioni a distanza. Ciò evidentemente non era possibile in piattaforme di fornitori privati in quanto ciò avrebbe esposto i docenti a possibili contenziosi per violazione dei diritti d’autore.
Concludiamo la nostra analisi con un riferimento a quanto accaduto in Francia con la piattaforma CNED chiamata “La mia classe a casa”[5]. Ebbene la piattaforma nazionale, predisposta in epoca pre-covid è stata, su indicazione del Ministero francese, utilizzata in periodo pandemico, ma ha incontrato alcune difficoltà. Infatti il sito ha subito attacchi hacker cui ha resistito, ma a causa delle troppo numerose connessioni contemporanee, l’accesso al sito è stato saturato ed è andato in blocco più volte[6].
[1] https://www.miur.gov.it/web/guest/-/scuola-ministero-al-lavoro-su-piattaforma-digitale-unica-azzolina-acceleriamo-innovazione-costruiamo-la-scuola-del-futuro-
[2] https://www.altalex.com/documents/news/2020/08/05/fine-del-privacy-shield-la-corte-di-giustizia-invalida-la-decisione-di-adeguatezza
[3] https://www.aidr.it/didattica-a-distanza-smart-teaching-e-smart-learning-in-sicurezza/
[4] Matteo 6,19-24
[5] https://www.cned.fr/media/704149/fiche-presentation-mcalm_charte-etat-septembre2020.pdf
[6] https://www.lepoint.fr/education/coronavirus-des-sites-internet-pour-faire-l-ecole-confine-a-la-maison-20-03-2020-2367997_3584.php