
Nel mentre, malgrado il grande impegno profuso per combatterlo, il covid 19 continua con sempre maggior vigore nella sua malefica attività, dopo una breve pausa estiva che aveva fornito l’occasione ai tanti negazionisti di riaffermare ancora una volta la teoria della semplice influenza senza voler considerare le particolari condizioni climatiche che, in tema di temperature con la registrazione di punte sui 40°, 45 ° C., avevano contribuito a bloccare, se anche parzialmente, l’attività di un nemico molto aggressivo, nel mettere da parte tutte le polemiche deleterie ed inutili in un momento tanto difficile che richiede soltanto collaborazione, calma, prudenza, competenza e soprattutto attenzione nell’analisi degli eventi, molto turbato da alcune immagini televisive crude ed indimenticabili, illuso dal desiderio di poter fornire una collaborazione che ritengo valida, pur se molto modesta, data anche la mia scomoda posizione di anziano e di pensionato, avendo trascorso una grande parte della mia vita nel laboratorio chimico dell’’istituto di mineralogia dell’università di Napoli non solo in qualità di docente ma anche in quello di ricercatore, appassionato di strutturistica molecolare che è alla base della genesi di tutti i composti sia inorganici che organici, ed essendomi inoltre soffermato in particolare sulle leggi, sui rapporti tra atomi che sono alla base della genesi dei numerosissimi composti sia del silicio che del carbonio, motivi che coincidono con la possibilità di creare delle lunghe catene grazie alla capacità di legarsi ad altri elementi in virtù delle proprie valenze, anche a costo di essere considerato ai limiti della normalità e solo in qualità di chimico (non essendo un tuttologo ), avendo seguito fin dai primi passi lo sviluppo di questa, temibile pandemia, mi permetto di esprimere il mio parere sull’unica strada (mai considerata), da imboccare per vincere il temibile virus prima del suo ingresso nelle vie respiratorie, strada che considerata all’inizio solo come un sogno irrealizzabile anche da illustri personaggi di tutto rispetto da me contattati, appare oggi, come risulta anche dalla ricerca d’oltre alpe (precisamente negli Stati Uniti ), l’unica percorribile anche se difficile e costosa ma pur sempre realizzabile grazie all’apporto della strutturistica chimica unitamente alla stretta collaborazione di specialisti dei rami più vari della medicina moderna.
Pur essendo convinto che la chimica privata delle formule perde il suo valore al pari di una giornata estiva senza sole, (o come afferma Renzo Arbore in una delle sue composizioni “un amore senza ammore “), cercherò nel presente articolo di esporre con semplicità la mia opinione che, nata nella mia mente fin dall’inizio del manifestarsi della polmonite virale come pura ipotesi, giorno dopo giorno è stata suffragata sia dagli eventi che hanno costretto la scienza a trovare rimedi immediati contro un avversario provvisto di armi molto potenti, e sia grazie a ricerche specifiche apparse in recenti pubblicazioni citate alla fine, divenendo così una realtà da tentare.

Per quanti hanno seguito con attenzione il decorso di questa pandemia, la conoscenza sempre più approfondita della sua evoluzione ha permesso di evidenziare che nella sua tattica aggressiva il nemico ha impiegato due schemi diversi: nella prima ondata del febbraio ha attaccato gli anziani, notevolmente più fragili, più vulnerabili per natura; nella seconda ondata del settembre ha mutato bersaglio dirigendo i suoi attacchi verso l’età media dei quaranta anni, non trascurando i giovani ed in molti casi adolescenti ed addirittura bambini, mostruoso delitto che personalmente interpreto come rivalsa molto pericolosa di una natura violentata da un genere umano avido, egoista e volutamente ignaro di ogni legge.
In parole più semplici il virus ha cambiato “strategia” ricorrendo ad una delle sue prerogative più pericolose: le “mutazioni”. Proprio In virtù di questa realtà occorre porsi subito dalla parte opposta alla ricerca ed alla realizzazione di nuove tattiche da contrapporre, in quanto, anche se molto valide, quelle della prima fase appaiono insufficienti.
Diviene allora più che mai indispensabile avere una fiducia sempre maggiore nella scienza che è chiamata ancora una volta a mettere in campo le proprie capacità, le proprie risorse, le proprie culture, le proprie ideologie, tutte accettabili, ma fino ad ora apparse troppo ancorate su criteri personali da essere considerate dei dogmi, quindi ben lontani dalla esigenza di una stretta collaborazione, molto più vicina ad una visione dinamica di una ricerca, intesa come apertura ad un dialogo ad ampio respiro avente come centro di polarizzazione la vittoria sul nemico che resta ancora oggi sconosciuto in una parte della sua composizione chimica, ben nascosta anche a causa delle “mutazionl” alle quali il virus è ricorso con molta frequenza proprio nella sua seconda fase, come hanno evidenziato diversi studi recenti che hanno accertato la presenza di ben cinque varianti così contrassegnate 19 A, 19 B, 20 A, 20 A, 20 B, presumibilmente trasformazioni di proteine che hanno esercitato un effetto molto “forte” come si evince da un articolo del direttore del reparto di microbiologia e virologia del Sacco di Milano, dott. Gismondo M.R., apparso su “il fatto quotidiano” in data 12 –XI-2020.
Una tale realtà a mio parere molto valida è stata sottovalutata e quindi latitante nelle miriadi di informazioni ripetute nei più svariati programmi delle televisioni: i motivi ? Sono diversi e ben conosciuti da quanti hanno navigato per lungo tempo in questi mari in balia delle tante riforme, (in specie quelle universitarie), che hanno aggravato le già precarie condizioni della ricerca, senza dover aggiungere altro su questo penoso argomento.

Intanto mi è gradito porre in evidenza che il tema virus ha suscitato fin dal primo apparire il mio interesse anche perché legato al commosso e nostalgico ricordo del mio grande maestro di chimica biologica, prof. Alfredo Ruffo che, in un tempo piuttosto lontano, per la mia seconda laurea ( in farmacia ), mi suggerì come argomento una tesi dal titolo: “il virus del tabacco ed il suo rapporto con l’economia”, tesi che svolsi non senza difficoltà per la povertà di studi di riferimento ben precisi, ma che, per la novità, riuscì a suscitare l’interesse della intera commissione.
Correva l’anno 1947 e negli U.S.A. da qualche tempo la ricerca dovette polarizzarsi sullo studio di un virus nuovo, quello del tabacco, che aveva messo in ginocchio l’economia nel campo della esportazione del prezioso vegetale. Dopo una lunga serie di ricerche che richiese la collaborazione di molti specialisti il problema fu risolto in chiave chimica che consentì di mettere in luce la struttura dei nucleotidi del virus che risultarono composti da acido nucleinico agganciato ad altre proteine tipo guanina, adenina (in bibliografia al n° 1 ). Aggiungo che tale formula appare oggi in tutti i testi di chimica biologica.

Nel caso del covid 19 conosciamo la sua formula soltanto nella sua parte centrale che, anche in analogia con gli altri virus (come quello del tabacco, della sars, etc.), va ad identificarsi con il suo R.N.A. messaggero, nel mentre ignoriamo quelle dei suoi numerosi artigli (o tentacoli o uncini ben messi in evidenza nelle note e numerose foto ricavate al microscopio elettronico), che consentono al virus, grazie all’aggancio di una minuscola bollicina di acqua, in un primo momento, la capacità di muoversi ed in seguito, quella di compiere la sua malefica attività. Questa realtà è stata convalidata e messa in evidenza grazie ad una recentissima pubblicazione di studiosi napoletani in associazione con colleghi della università di Cambrige, i quali, dopo avere identificato in uno dei tanti artigli la presenza di una proteina chiamata “guanina skype”, interpretata quale mutazione della guanina, hanno altresì evidenziato che la sua proprietà di agganciare l’acqua si estende anche ad altre sostanze, in particolare all’acqua ossigenata, che in soluzione al 3%, sotto forma di colluttorio, ha la proprietà di “imprigionare “ l’artiglio del covid 19, bloccando nella bocca il suo cammino.
A questo punto, mettendo da parte il mio sogno, mi sembra lecita una domanda: dobbiamo gridare al miracolo oppure questa importante ricerca è frutto di una semplice applicazione di una strutturistica chimica che ci insegna come certi risultati possono essere raggiunti (almeno teoricamente ) proprio in funzione del rapporto di valenza che legano l’elemento centrale agli altri componenti nella genetica molecolare e quindi ai vari tipi di legami che nel caso del carbonio possono essere doppi, tripli, il che consente una maggiore fragilità che conduce alla trasformazione dei gruppi funzionali. Ricordo che una tale tecnica è stata applicata in molti brevetti ad uno dei minerali componenti l’amianto (precisamente al crisotilo, composto del silicio ), consentendo, con la rottura dei legami del silicio meno resistenti, la trasformazione del composto altamente cancerogeno in due innocue molecole.
Sono questi i molteplici motivi che alimentano la mia convinzione di applicare tecniche equivalenti per il covid 19 prima del suo ingresso devastante nell’organismo umano, motivi che vengono alimentati anche da un’altra realtà che mi consente di affermare che diverse ricerche in cantiere negli U.S.A. sono dirette proprio in questa direzione quale frutto della collaborazione tra diverse università che si avvalgono dell’esperienza e della preparazione di menti italiane che hanno arricchito e continuano ad arricchire la nutrita categoria dei “cervelli in fuga”dal nostro paese.

A completamento di tali realtà confesso di non avere avuto tanta fortuna quando ho esposto il mio pensiero ad amici di grande spessore apparsi poco convinti del mio discorso, per cui alla delusione si è aggiunto il ricordo delle “facce stranite” dei miei interlocutori ai tempi lontani quando si discuteva il problema “amianto “ ancora oggi in alto mare dopo circa 30 anni dalla legge che abrogava l’utilizzazione ed il commercio del minerale cancerogeno, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Allora cosa mi resta? La risposta è semplice:attendere con fiducia i risultati definitivi dei tanti studi in atto, credendo sempre ciecamente sugli immensi valori della scienza (quella non pilotata) e, sempre ben fermo sulle mie idee, chiudo con l’augurio di una felice soluzione in tempi brevi di una preoccupante catastrofe non ancora compresa da molti nella sua realtà, ritenendomi sempre più distaccato da questa “era antropocenica” amante del futile, della ricchezza, del disprezzo di ogni legge naturale, per cui con la mia fede di naturalista e la mia abituale caparbietà continuerò per la mia solita strada in felice compagnia di quel verso a me tanto caro che fin dal ginnasio inferiore mi colpì, in quanto “il naufragar mi è dolce in questo mare”.
Ecco i miei brevi riferimenti bibliografici : (1) Anderson Stanley. Jorn. biolog. Chem. 139, 314 (1935 ) – (2) Del Prete A, et al. Covid 19, acqua ossigenata come misura anticontagio.Medicine infiction control § hospital epydemiology della Cambrige University.IX , 2020. – (3) Baker T. C.B.D. may help avert long destruction in covid 19. Healt § Medicine new releases research. July 16, 2020.
RENATO SINNO
già docente di Mineralogia alla Università di Napoli
Federico II