Palermo 31.08.20. Anche quest’anno ettari di patrimonio boschivo vanno in fumo e con essi l’ossigeno che respiriamo, la capacità di trattenere le acque che rimpinguano le falde, di contenere le frane ed il dilavamento del suolo accelerando senza speranza la desertificazione dell’Isola. Vanno in fumo anche parecchie decine di milioni di euro sottratti ai bilanci dello Stato e della Regione per interventi di emergenza, canadair 15.000 euro l’ora, elicotteri 5000 euro l’ora, senza che la politica risolva in maniera strutturale una catastrofe ambientale che avrà conseguenze incalcolabili nel futuro prossimo, magari mettendo a frutto quegli stessi denari che bruciamo ogni anno per attuare leggi già scritte e misure efficaci già sperimentate.
Davanti a questa devastazione risulta difficile continuare a credere che si tratti di piromani della domenica. Le modalità di diffusione degli eventi criminali sembrerebbero piuttosto portate da persone ben istruite nell’intento di distruggere scientificamente, appiccando più focolai nelle giornate in cui le fiamme possono propagarsi meglio, e nella notte, in modo che l’intervento possa cominciare dall’alba, quando è ormai troppo tardi per salvare qualcosa. In molti ormai si chiedono se davvero possono esserne responsabili pecorai o contadini che a rigore di logica non avrebbero nulla da guadagnare dal distruggere il proprio territorio o se invece i mandanti di quello che sempre più appare come un piano preordinato non vanno ricercati, per parafrasare Giovanni Falcone, seguendo il filo del denaro.
Qualunque sia la causa degli incendi, non possiamo più accettare che essi continuino a violentare la nostra terra, che le istituzioni incaricate di contrastare il fenomeno riescano ad intervenire solo in modo tardivo e inefficace lasciando che aree vastissime vengano devastate prima che gli incendi vengano domati. Non possiamo accettare che ingenti risorse finanziarie vengano impiegate per l’emergenza trascurando la prevenzione, che in ogni occasione vengano addotte sempre le stesse giustificazioni a fronte di danni irreparabili.
Alla Regione ed al Presidente Musumeci chiediamo le dimissione dell’Assessore all’Ambiente Totò Cordaro e di indicare in cosa l’attuale assetto delle politiche antincendio si sia mostrato inadeguato. Non ci sono alibi, gli incendiari, la siccità, nessun altro motivo può rendere accettabile la devastazione che la regione aveva il compito di impedire. Chiediamo di rendere conto dei costi di una gestione emergenziale rivelatasi inefficace e di avviare politiche di prevenzione che coinvolgano le realtà del territorio.
La Sicilia brucia, è ora di dire basta e di alzare la testa! Un appello a tutte le realtà culturali, scientifiche, associative e civiche siciliane.
Palermo 31.08.20 La nostra terra non può più sopportare ferite così mortali. Gli incendi che di nuovo hanno colpito in questi giorni i boschi siciliani erano ampiamente attesi dalle previsioni meteorologiche e da un’allerta rossa della Protezione Civile.
Fin dal mese di maggio aree tra le più importanti del patrimonio naturalistico e boschivo del territorio regionale sono state devastate da incendi che si sono caratterizzati per la facilità con cui si sono propagati e per il ritardo e l’inefficacia delle azioni di spegnimento, che hanno permesso ai focolai iniziali di allargarsi e di devastare aree enormi prima di essere domati.
I danni ai beni privati come ai beni comuni sono enormi, incalcolabili. Oltre alla perdita del valore economico dei boschi e delle aree percorse, ogni incendio è perdita di flora, di fauna, di una biodiversità già pesantemente minacciata dal cambiamento climatico e dal degrado del territorio.
Ogni incendio aggrava la vulnerabilità del territorio, si traduce in aumento dei fenomeni erosivi e del dissesto idrogeologico, diminuisce la capacità del suolo di trattenere l’acqua compromettendo la disponibilità di risorse idriche nei fiumi, nelle sorgenti e nelle falde sotterranee.
Ogni incendio emette migliaia di tonnellate di CO2 aggravando ulteriormente i cambiamenti climatici, con un meccanismo di feedback che vanifica gli sforzi di riduzione delle emissioni climalteranti in tutti gli altri settori.
Ogni incendio devasta paesaggi costruiti dalla natura e dall’uomo in secoli di paziente modellazione del territorio e compromette lo sviluppo di sentimenti di custodia e tutela che la bellezza dell’ambiente ispira.
È necessario riconoscere e superare i limiti dell’attuale organizzazione antincendio dichiarando la difesa dei boschi e della vegetazione una priorità assoluta dell’amministrazione regionale. Rivedere e rafforzare tutti gli strumenti del Piano antincendi boschivi costruendo un sistema credibile che non resti sulla carta ma che sia realisticamente in grado di risolvere tutte le criticità del sistema attuale con il coinvolgimento delle comunità locali, della società civile, del volontariato. È necessario superare una gestione burocratica e verticistica che si è dimostrata del tutto inadeguata alla necessità di una tutela diffusa e partecipata.
L’appello che il Forum siciliano dei movimenti per l’Acqua ed i Beni Comuni rivolge a tutte le realtà culturali, scientifiche, associative e civiche siciliane è a redigere insieme un piano partecipativo di prevenzione e di intervento che parta dai territori per la tutela degli stessi, se necessario a promuovere l’integrazione della legislazione esistente, ma ad alzare la testa, ribellandosi con forza alla distruzione della nostra terra costruendo e sostenendo insieme un’alternativa concreta.