La Sicilia ha tanto da offrire al visitatore. Paesaggi diversi in ogni angolo di questa regione, dolci colline, monti, boschi, pianure, splendide spiagge e scogliere, l’Etna, città ricche di arte e testimonianze del passato. Agrigento, una dolce collina che degrada verso il mare. La Valle dei Templi, la cultura e la letteratura di scrittori come Pirandello e Sciascia.
È proprio partendo da Agrigento – in realtà non partendo – che scopri una delle caratteristiche che rendono unica questa meravigliosa regione: il senso di responsabilità! Se la provincia di Agrigento è stata una di quelle dove si è registrato il minor numero di contagi da coronavirus, un motivo doveva pur esserci. Al rispetto delle misure di lockdown imposte dal governo, si è aggiunto il “fai da te” di qualche azienda di autolinee che, evidentemente con l’intento di evitare gli spostamenti nella regione anche quando questi erano consentiti solo per validi motivi, ha adottato un piano strategico per impedire flussi di arrivi e partenze da e per altre provincie, dove la presenza di un aeroporto avrebbe potuto provocare una maggiore diffusione dell’epidemia.
20 maggio 2020. L’Italia da due giorni ha allentato le restrizioni legate all’emergenza Covid-19, permettendo la riapertura di attività commerciali, gli incontri con amici, la libera circolazione all’interno della propria regione. Piazzale Rosselli è il terminal dei pullman di Agrigento. La mattinata è un po’ fresca e uggiosa. Dopo giorni di caldo scirocco, stamattina pioviggina. Al terminal poche persone, tutte con la mascherina, attendono i mezzi pubblici cittadini ed extraurbani. Allo stallo delle partenze e arrivi della linea Agrigento-Trapani della ditta di autolinee Lumia, pochissimi passeggeri attendono il pullman delle 8:30 che dovrebbe portarli in direzione di Trapani. Due giovani donne, avranno poco più di 30 anni, fumano una sigaretta e chiacchierano tra loro sorridendo. L’accento è del sud. Mantengono tra loro una distanza di un paio di metri. Accanto hanno due trolley.
Ore 8:35. Spento il mozzicone di sigaretta, una di loro mette la mascherina e si sposta verso la palina degli orari della ditta di autolinee.
“A momenti sicuramente arriva” – dice all’amica, riferendosi al pullman che dovrà portarle a destinazione. “L’orario di partenza è alle 8:30, è in ritardo di 5 minuti”. 8:40, un signore guarda in direzione della biglietteria ancora chiusa. “Tranquille”, dice rivolgendosi alle due giovani, “ieri ho chiesto se oggi le corse venivano regolarmente effettuate”. Eh sì, con il coronavirus purtroppo ci si deve continuamente informare su orari, aperture e quanto altro. Trascorrono altri cinque minuti e cominciano a notarsi i primi segni di insofferenza. Questa volta è l’uomo a spostarsi verso la palina degli orari. Legge, scuote la testa, prende il cellulare e chiama l’azienda. Una voce femminile, molto gentile, gli comunica che l’unico pullman per Trapani, per tutta la settimana parte da Agrigento alle 6:30 del mattino. Non serve a nulla far presente che nella tabella degli orari (in realtà un foglio di carta appiccicato alla palina) l’orario di partenza previsto è alle 8:30 già a far data dal 16 marzo e che la partenza delle 6:30 è perfino inesistente. La donna al telefono, con gentilezza, lo informa che la partenza delle 8:30 verrà ripristinata soltanto a partire dalla prossima settimana.
Inevitabilmente partono una serie di contumelie rivolte verso questo cielo un po’ grigio, questa pioggerella che inzuppa la camicia. Dal 16 marzo al 20 maggio non c’è stato tempo per cambiare quel maledetto pezzo di carta con gli orari sbagliati? Le ragazze, sconsolate, trascinano i loro trolley in direzione dell’uscita della piazza. Chissà dove dovevano recarsi.
Come partire? Servirebbe un tappeto volante come quello di Aladino delle novelle “Mille e una notte”. Niente da fare, ti dai uno sguardo intorno e non vedi neppure un venditore ambulante di tappeti, siamo nel mese sacro del Ramadan e in giro non ci sono neanche loro.
Un cammello? Un randagio, color cammello, si alza ingobbito dall’asfalto e si stiracchia. Scodinzola ed è come se con la coda ti volesse dire di non farti venire strane idee, non potrebbe portarti in groppa.
Passato il primo momento di nervosismo, l’uomo sorride tra sé e sé. Forse è questo che ha salvato Agrigento dall’epidemia. Chissà quanta gente durante questo periodo ha perso quell’autobus (ce n’è soltanto uno al giorno) ed è stata costretta a rimanere nel proprio comune, nonostante avesse validi motivi per spostarsi. Forse anche il virus ha perso la corsa, si è stancato ed è tornato da dove era venuto. Più che il governo nazionale e quello regionale, hanno potuto l’inefficienza, l’approssimazione e il menefreghismo di chi non pensa ai disagi che crea a quanti hanno necessità di spostarsi da un comune all’altro, anche in tempi di coronavirus. Forse non tutti i mali, però, vengono per nuocere. Agrigento è salva…