Siamo alla vigilia del 75° anniversario della fine della Seconda guerra mondiale. Le celebrazioni per commemorare questa importante ricorrenza quest’anno non potranno svolgersi nella forma in cui erano state previste. La pandemia può impedirci di organizzare eventi pubblici, ma non deve attenuare la forza della memoria che è nostro dovere coltivare, anche come avvertimento per le future generazioni.
Molti sono i luoghi che vengono ricordati in occasione del secondo conflitto mondiale, ma la memoria di alcuni di loro deve essere riportata con evidenza alla luce, affinché non vada perduta.
Ė il caso di Gusen in Austria, un sottocampo di Mauthausen, un luogo tragico nella storia dell’umanità, e in particolare per la memoria polacca: fu luogo di esecuzione dell’intellighenzia polacca, di sterminio di ebrei polacchi ed europei, ma anche di diverse migliaia di cittadini italiani. Complessivamente vi furono imprigionati e trucidati i cittadini di ben 26 paesi.
Preservare la memoria dell’ex campo di Gusen è importante per la Polonia, ma anche per la comunità internazionale. Per questo motivo il ministro degli affari esteri polacco Jacek Czaputowicz ha voluto rilasciare una dichiarazione in occasione del 75° anniversario della sua liberazione, avvenuta il 5 maggio 1945. La alleghiamo qui di seguito.
Dichiarazione in occasione del 75° anniversario della liberazione del sistema di campi di concentramento di Mauthausen-Gusen
Il 5 maggio del 1945, alle ore 17.00, le truppe americane varcarono la porta del campo di concentramento tedesco di Gusen. Nello stesso giorno fu liberato il Campo principale di Mauthausen e, a cavallo tra aprile e maggio, gli altri satelliti del sistema di campi di concentramento di Mauthausen-Gusen.
L’ex prigioniero di Gusen Stanisław Zalewski, ancora oggi vivo, ha ricordato così quei momenti: “Gli americani entrarono a Gusen II il 5 maggio del 1945 intorno alle 17.00. Più esattamente un piccolo gruppo di soldati americani entrò di corsa nel campo, e uno di loro urlò in polacco: “Siete liberi”. Quello che successe dopo non si può descrivere. Pianti, lacrime, abbracci, alcuni cantavano “La Polonia non è ancora morta”. Anche i prigionieri di altre nazionalità cominciarono a cantare i propri inni nazionali”.
Per Stanisław Zalewski, dal 1943 prigioniero di Auschwitz e Gusen, e per molti altri prigionieri si concluse allora un incubo inimmaginabile. Tuttavia, furono molti coloro che non poterono raggiungere la tanto agognata libertà. Di circa 190 mila prigionieri del sistema di campi di concentramento di Mauthausen-Gusen, furono uccise intorno a 90 mila persone, cittadini di almeno 26 paesi; solo a Gusen, di circa 78 mila prigionieri, ne furono assassinati intorno a 45 mila.
Gusen è un luogo tragico nell’oscura storia dell’umanità, e in particolare per la memoria polacca, non solo per il numero di prigionieri e di vittime provenienti dalla Polonia, ma anche perché questi furono in larga parte persone istruite, arrestate intenzionalmente nei primi mesi della guerra – perciò questo campo iniziò essere detto il “campo di sterminio dell’intellighenzia polacca” (Vernichtungslager für die polnische Intelligenz). L’anniversario della liberazione di Gusen commemora il ricordo di tutti i prigionieri di Gusen, tra cui ci furono polacchi, spagnoli, cittadini dell’allora Jugoslavia, dell’allora Unione Sovietica, dell’Ungheria, della Francia, del Lussemburgo. Il sistema dei campi di concentramento di Mauthausen-Gusen è anche il luogo dello sterminio di migliaia di ebrei polacchi ed europei.
In questo giorno speciale, chiediamo al governo della Repubblica d’Austria di intraprendere azioni urgenti per commemorare le vittime dell’ex campo di Gusen, la cui area è stata trascurata per decenni. Contiamo sull’attuazione delle azioni annunciate nell’accordo di coalizione.
La Polonia si aspettava che decisioni adeguate in merito all’acquisto da parte dello stato austriaco di terreni privati residui del campo di Gusen sarebbero state prese prima del 75° anniversario della sua liberazione. Comprendendo le attuali limitazioni derivanti dalla pandemia, auspichiamo che il campo di Gusen – dai prigionieri chiamato “il vestibolo” o persino “il fondo dell’inferno”, un luogo unico per la sua tragica storia durante la guerra, per la mancanza di commemorazione nel periodo successivo, per l’imperitura presenza nella memoria collettiva di molti paesi e società – divenga infine un dignitoso luogo di memoria. In accordo con la dichiarazione del Primo Ministro della Repubblica di Polonia Mateusz Morawiecki durante la sua visita all’ex campo nazista di Auschwitz nel dicembre dello scorso anno, la Polonia continuerà a essere attiva in tale materia e, riconoscendo le competenze della Repubblica d’Austria, è pronta ad attuare, in consultazione con le organizzazioni degli ex prigionieri e con i paesi d’origine delle vittime, tutte le azioni volte a una degna commemorazione, incluso l’acquisto dei terreni su cui si trovava il campo.
Non dimenticheremo mai la sofferenza dei prigionieri del sistema dei campi di concentramento di Mauthausen-Gusen, lo dobbiamo alle persone assassinate, ai sopravvissuti e alle generazioni future. Questa è una parte importante della consapevolezza storica e della tragica eredità di molte società, parte del nostro patrimonio europeo.
Jacek Czaputowicz
Ministro degli affari esteri della Repubblica di Polonia