Mentre ieri sera rientravo a casa in pullman da un’altra città siciliana (non vi dico quale) ascoltavo la conversazione tra l’autista e due passeggere. Inutile dire che l’argomento era il coronavirus.
- “Il virus sulla superficie degli oggetti, dura nove giorni” – affermava l’autista.
- “Povera Italia, siamo tutti contagiati” – diceva sconsolata una delle passeggere, mentre l’altra annuiva.
- “No, non c’è da aver paura – dichiarava l’autista novello virologo – Il numero dei contagi accertati è così alto perché a differenza degli altri paesi dove hanno fatto solo qualche migliaio di accertamenti, in Italia abbiamo fatto milioni di tamponi salivari per accertare la presenza del virus. Ecco perché da noi si sono scoperti più casi”
Un virus che dura nove giorni sugli oggetti, milioni di tamponi e chissà cos’altro ancora si erano detti prima. Un compendio di castronerie degno del guinness dei primati. Ma di cosa meravigliarsi se anche i nostri politici in fatto di castronerie, dette e fatte, non hanno nulla da invidiare alle tre persone che stavano parlando tra loro con aria da professoroni?
Il governo ha bloccato i voli da e per la Cina, costringendo i viaggiatori a fare bretella su altre nazioni, perdendo così la possibilità di tracciare eventuali contagi.
In Veneto, l’università di Padova che era stata la prima nel nord Italia a elaborare un test in grado di individuare la presenza del virus, anche in soggetti asintomatici, in meno di tre ore, si è vista stoppare dal direttore generale della sanità del Veneto, Domenico Mantoan (leghista) con il risultato di dover ricorrere alla messa in quarantena di chiunque viaggi dalle aree in cui è presente il virus, senza neppure aver subito il contagio.
In Sicilia, tutti contenti per la messa in quarantena dei migranti provenienti dall’Arica (nonostante non si abbia notizia di eventuali epidemie) mentre quotidianamente circa 5.000 persone provenienti dalle regioni italiane colpite dal virus, sbarcavano senza alcun controllo negli aeroporti dell’isola.
Se politici di ogni colore, anziché affidarsi ai luminari della scienza hanno potuto trasformarsi in esperti virologi, senza aver alcuna competenza (e magari fosse solo in questo…) titolo di studio o qualsivoglia esperienza magari empirica, per quale motivo il nostro autista non aveva diritto a trasformarsi in docente universitario in materia?
Tornato a casa, mi è venuto in mente che esistono anche rimedi naturali per combattere diverse malattie, tra questi l’aglio. Questa bulbosa, è in effetti uno degli antibiotici naturali più potenti in natura, antibatterico e antivirale, utilizzato anche nel trattamento del HIV.
Ho deciso dunque di affidarmi alla natura e di chiedere consiglio ad una persona esperta di medicina tradizionale. Anziché uno spicchio d’aglio al giorno, visto il diffuso allarme per il coronavirus, la mia “professoressa di medicina tradizionale” ha ben pensato di agire in maniera drastica nella lotta al virus.
Un piatto di pasta con i cavoli e un intero bulbo (in siciliano “una testa d’aglio”) mi avrebbero messo al sicuro da ogni rischio.
Non so ancora se effettivamente il rimedio sia in grado di uccidere il virus ma per due mosche, alla distanza di ben tre metri, è bastato appena alitare per vederle cadere stecchite. Inoltre, sono certo che sarà più efficace dei consigli sulla distanza da mantenere rispetto persone che presentino sintomi influenzali (un paio di metri) visto che tutti i miei conoscenti oggi mantengono da me una distanza di non meno di quattro metri.
Se non ucciderà il virus, quantomeno, grazie alla distanza che tutti manterranno, eviterà il diffondersi del contagio, e questo è già molto più di quanto non abbiano saputo fare i nostri politici con i loro interventi.
Nei prossimi giorni vi terrò informati in merito ai nuovi sviluppi.
Gian J. Morici
P.S. Quei pochi virus che mi si sono avvicinati dopo l’abbondante pasto – sempre a ragionevole distanza – indossavano tutti la mascherina…
Complimenti! Naturale, semplice ed efficace!..