
Il nuovo articolo pubblicato dal sito Pro\Versi.it, Proteste di Hong Kong. Favorevole o contrario?, mette in luce i principali accadimenti legati alle proteste che da quasi otto mesi paralizzano l’isola di Hong Kong, evidenziando i diversi punti di vista della comunità internazionale.
Le rivolte hanno preso avvio dall’opposizione a una legge sulle estradizioni in Cina, ma si sono trasformate in una più ampia critica allo Stato e alle limitazioni delle libertà personali che impone. I manifestanti chiedono fondamentalmente più democrazia.
Le contestazioni si sono dunque estese in una vera e propria opposizione all’ingerenza della Cina nella politica di Hong Kong. L’opposizione popolare all’emendamento alla legge sull’estradizione, poi ritirato, è solo l’ultimo atto di una lunga storia di attrito in vista dell’avvicinarsi della data in cui l’autonomia di Hong Kong dalla Cina, negoziata dal Regno Unito nel 1997, terminerà. Nel 2047, infatti, Hong Kong, secondo i patti sanciti, non potrà più avere standard politici, economici e istituzionali diversi e più autonomi rispetto alla Cina. La sensazione comune è che Pechino stia già da tempo cercando di erodere, in modo silenzioso e quasi impercettibile, il grado di autonomia di Hong Kong.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha pubblicamente invitato la Cina al dialogo; in Italia, diverse forze politiche si sono schierate con i manifestanti e contro la violenta repressione delle autorità cinesi, mentre il Movimento 5 Stelle si è posto su una posizione neutrale di non ingerenza.
Carlo Pelanda, professore di Geopolitica Economica all’Università degli Studi Guglielmo Marconi, ha evidenziato invece i primi segni di cedimento del sistema cinese riscontrabili nella situazione di instabilità di Hong Kong. Mentre Stefania Stafutti, ordinario di Lingua e Letteratura Cinese all’Università di Torino e direttrice di parte italiana dell’Istituto Confucio dell’ateneo, ha scritto una lettera aperta al presidente Xi Jinping, invitandolo al dialogo con gli studenti di Hong Kong.
Dal canto suo, il presidente cinese Xi Jinping, nel corso del vertice dei Paesi Brics a Brasilia, ha parlato della situazione creatasi a Hong Kong e della volontà della Cina di ristabilirvi al più presto l’ordine. Anche il Primo ministro cinese Li Keqiang ha dichiarato pubblicamente che la Cina sostiene il governo di Hong Kong ed è decisa a porre fine al caos e ristabilire l’ordine. Il governo dell’ex colonia britannica, guidato da Carrie Lam, ha condannato pubblicamente in più occasioni le violenze dei manifestanti e giustificato l’uso della forza da parte della polizia.
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