Il successo della giornata mondiale contro la violenza in danno delle Donne, è stata pagata, in parte, con una mezza bugia, con la soppressione di un bel pezzo di verità, con un equivoco. L’equivoco, la bugia è che la violenza in danno delle Donne sia da considerare in crescita.
Per combattere i malanni, le situazioni allarmanti e vergognose, per parlare di fenomeni gravi, inconcepibili, da combattere e da superare pare, infatti, che debba farsi credere che si tratti di fenomeni in crescita. Se no sembrerebbe che i despoti della pubblica opinione non si sentano abbastanza motivati a combatterli e sembra che non si sentano soddisfatti di fronte alla prospettiva che si tratti di sciagure, di ingiustizie, di malanni destinati, però, ad attenuarsi e, magari, scomparire.
Che nelle cronache dei delitti, tanto più di quelli inusitati e un po’ stravaganti, la parte della vittima più o meno pesi sul capo delle Donne non è motivo e ragione per poter affermare il fenomeno storico, epocale, di una violenza che andrebbe aumentando contro la parte femminile dell’Umanità.
Si afferma che cresce la violenza contro le Donne, perché crescono i crimini, gli omicidi (detti, malamente, “femminicidi”).
E si afferma che il fenomeno sociale della “violenza contro le Donne” è in aumento perché crescono i crimini in danno di esse. Fatti gravi. Repellenti, magari spaventosi. Ma che, appunto perché da tutti ed in tutti gli ambienti, considerati quel che sono, cioè delitti, sono eccezioni.
Io ritengo, invece che per misurare il fenomeno di una società violenta contro le Donne bisogna avere più attenzione per la violenza spicciola, usuale, della quale è, magari, impastata la vita delle famiglie e dei ristretti ambienti di lavoro del mondo agricolo ed artigianale.
In quel mondo, qualche decennio fa picchiare le Donne, le Mogli, le Figlie era abituale, era il mezzo per mantenere la supremazia nella famiglia e nel lavoro.
Dalle mie parti il marito che non usasse passare a vie di fatto nei confronti della moglie poco impegnata nel lavoro e nelle cure domestiche era definito senz’altro “un cazzaccio”, cioè un debole, uno che si fa calpestare e non sa farsi ubbidire.
Quel mondo è scomparso, credo, non solo al mio paese d’origine. Il mondo contadino non è più un mondo di rigoroso potere maschilista, imposto, per lo più a suon di schiaffi e di busse.
Ma aumentano i “femminicidi”. Già pare. Ma ciò è la conseguenza di un vivere senza barriere di sesso. E si tratta di crimini, di eccezioni, tali anche per l’ambiente in cui si verificano.
Se dobbiamo augurarci che il rispetto per le Donne cresca ancora e sempre, che scompaia ogni forma di una società impastata di usuale violenza, non dobbiamo, non possiamo imporci di non vedere il progresso che c’è stato, la violenza usuale, dimenticare che è scomparsa o si è enormemente attenuata. Come si è attenuata e scomparsa sui luoghi di lavoro.
Un passo importante è la scomparsa nelle scuole del “plagosus magister” il maestro che, magari esortato dai genitori dei ragazzini meno studiosi, li picchiava di santa ragione. Cose di qualche decennio fa. Cose più importanti degli episodi di cui ci parlano i giornali. La civiltà è fatta soprattutto del quotidiano. Ciò non significa che si debba cercare ancora il meglio.
Mauro Mellini
27.11.2019