Salvini: Le riprese di un minore sono state fatte e diffuse. Peccato che dimentichi che le foto e i video nei quali è ripreso il figlio sedicenne, lo rendano irriconoscibile.
“Ho fatto il giornalista e conosco i diritti dei minori, la carta di Treviso e l’etica che dovrebbe accompagnare i giornalisti” – prosegue il ministro, al quale replica Repubblica precisando che “il caso del figlio di Salvini non ha nulla a che fare con la Carta di Treviso: era in spiaggia in vacanza, è salito sulla moto d’acqua per divertirsi, la sua immagine è stata tutelata (le foto e i video non lo hanno reso riconoscibile).”
In un articolo del sito diegozilla.com, dal titolo “Incubo, le foto dei bambini su FB e gli Idioti Digitali”, l’autore mette in guardia dall’uso che una pagina Facebook fa delle immagine postate dagli adulti (gli Idioti Digitali) dei loro bambini.
“In pochi giorni – si legge sul sito – su Incubo (la pagina Facebook di cui sopra) si è riversata una mandria di Idioti Digitali con la bava alla bocca, spettacolari esempi di analfabetismo funzionale, gente incazzata perchè quella pagina ha pubblicato le foto dei loro bambini.”
Evidentemente il ministro, del quale non dubitiamo conosca la Carta di Treviso (e invece sì, ne dubitiamo eccome se ne dubitiamo) evidentemente sconosce le recenti sentenze che condannano (anche fino a 10.000 euro di multa) gli Idioti Digitali e sconosce anche gli avvertimenti della Polizia – sì, proprio quella di cui è a capo – in merito all’evitare di postare le foto di bambini.
A chiunque infatti “piacciano” i bambini – così come ha detto il ministro al giornalista che ha fatto il video (“Vada a filmare i bambini visto che le piace”) – non dovrà far altro che andare sulla pagina Facebook di Salvini, ne troverà un’ampia scelta, di ogni età, colore della pelle e, finanche, soggetti che andrebbero particolarmente tutelati, il tutto, nella maggior parte dei casi, senza che vengano resi irriconoscibili.
Sa ministro, pare che tra i diritti dei bambini, una volta divenuti adulti, vi sia anche quello di citare in giudizio i propri genitori (non sappiamo se valga anche per altri divulgatori) che ne hanno diffuso le immagini…