Papa Francesco, si è scusato ed ha chiesto perdono, ai Rom per le discriminazioni delle quali sono stati fatti oggetto in passato.
Si allunga l’elenco di quelli che dai Pontefici che si sono succeduti negli ultimi decenni hanno ricevuto le scuse della Chiesa di Roma e la richiesta di perdono per le persecuzioni delle quali essa, in passato li aveva fatti oggetto.
Ma, o le scuse e la richiesta di perdono che, nella loro infallibilità (???) i Pontefici hanno ritenuto dovute ad eretici e “nemici” variamente perseguitati, arrostiti, demonizzati, non significano nulla o la mancanza di analoghi gesti di ravvedimento di fronte ad errori e nefandezze compiute dalla Chiesa stessa in danno di altri può considerarsi una forma di persistenza, sia pure attenuata, della persecuzione nei loro confronti.
Scuse, dunque, per violenze, errori, ingiustizie, violazioni dei diritti umani. Ma solo nei confronti di alcuni.
Ma non per tutti. E, di conseguenza, conferma della discriminazione di quelle vittime di tale persecuzione.
Contemporaneamente alle scuse a non so più a quanti e quali perseguitati in passato, la Chiesa non troppi anni fa ha beatificato Pio IX, l’ultimo “Papa-Re”, ma anche l’ultimo ad aver mantenuto già, si può dire, a ieri, qui a Roma la pena di morte, anche e soprattutto per i ribelli al suo “potere temporale”, mantenuta confermando le leggi che la prevedevano, ma anche ordinando una per una l’esecuzione dei condannati.
Nessuna scusa per ciò. E nessuna scusa per avere con tenacia e protervia, ricorrendo alla violenza propria ed invocando quella delle altre nazioni cattoliche, ostacolato, condannato, demonizzato l’unità e la libertà del nostro Paese, l’Italia.
Nessuna scusa ai Liberali, ai Massoni, a quanti soffrirono e si prodigarono per dare a questo nostro Paese dignità, libertà, modernità. Nessuna scusa per l’appoggio al fascismo sancito con il Concordato.
Caro signor Papa, non è proprio delle Sue scuse e del Suo pentimento che abbiamo bisogno. Ma se proprio volessimo congratularci con Lei per le scuse ed il pentimento verso i Rom, ci sarebbe meno difficile farlo se la Sua “modernità” si fosse espressa anche con un gesto analogo nei confronti nostri, dei nostri principi, della nostra storia nei confronti dell’Italia e della libertà che è fondamento della nostra Repubblica.
Mauro Mellini