Alle 23 di lunedì sera la Corte d’Appello di Parigi blocca la procedura di fine vita di Vincent Lambert iniziata al mattino. Dopo anni di battaglia giudiziaria che vede da una parte i genitori del ragazzo e dall’altro la moglie, il fratello…..
Vincent Lambert, 42 anni, è in stato vegetativo dal 2008 a seguito di un incidente stradale. Il 10 aprile 2013, dopo tutti i tentativi fatti per per migliorare il suo stato, tentativi falliti, il team medico ha deciso, in accordo con la moglie, di interrompere l’alimentazione e l’idratazione.
Secondo la madre di Vincent: “Si assassina Ippocrate”. Con tutto il rispetto nei confronti di una mamma e di un papà che non vogliono veder “partire” il figlio, si tratta di accanimento terapeutico e non di eutanasia. La stessa Corte dei diritti dei portatori di handiacap aveva respinto l’ennesimo appello dei genitori di Vincent. Il nipote François, che sostiene la moglie di Vincent ha dichiarato che si tratta di “puro sadismo”.
Alcuni anni fa, quando Vincent riusciva ancora a battere le palpebre, aveva chiesto di potersene andare.
Dobbiamo restare umili di fronte a questa situazione famigliare ma le decisioni di giustizia e soprattutto il parere dei medici vanno rispettati.
Il 5 aprile 2015, la Corte dei Diritti Umani aveva dichiarato che la decisione dell’arresto delle cure era conforme all’articolo 2 dei Diritti Umani.
Vincent è completamente dipendente ed incapace di relazionarsi. Nulla a che vedere con l’handicap. E’ in stato di fine vita, un fine vita che si trascina tra le lotte famigliari.
Il Dottor Éric Kariger, che ha sofferto della polemica mentre era medico di Vincent, ha scritto un libro su questa triste storia. E’ cattolico ma iniste giustamente nel dire che interrompere l’idratazione e l’alimentazione quando sono effettuate tramite sonda costituiscono un trattamento medico. Il Dott. Kariger, fervente oppositore dell’eutanasia, si è ritirato, ha subito minacce di morte e ritiene che quello che è stato fatto subire alla moglie di Vincent è ignobile.
Vincent era infermiere in un reparto di psichiatria e la maggior parte dei suoi fratelli e sorelle sostengono che non avrebbe voluto “sopravvivere” così e che i genitori sono estremamente credenti. Non pe rnulla Vincent aveva frequentato dei pensionati della Fratellanza sacerdotale Sant-Pie X, gruppo integralista fondato da Lefevre negli anni 70, educazione che aveva in seguito rifiutato.
Ci sarebbe ancora molto da dire su questa storia tenebrosa. Ma in attesa della sua conclusione non posso che dire che dobbiamo tutti lasciare un “testamento biologico”
Luisa Pace