La Presidenza della Repubblica di Mattarella si arricchisce sempre più di “novità” di genere, tipo e deformazione di atti propri del ruolo del Capo dello Stato, con i quali Mattarella cerca di adattare le sue funzioni alla realtà di una Costituzione sbrindellata dal peggiore dei mali: l’imbecillità e la supponenza delle forze politiche prevalenti.
Una duttilità che, da una parte è prova di un ingegno versatile e di una non frequente capacità di adattamento alle baggianate altrui, nel tentativo di rimediarvi o, almeno, di attenuarne la portata e le conseguenze e, dall’altra di non restarne coinvolti e compartecipi.
Potrei ricordare la strana procedura per la formazione del Governo, con il ridicolo “contratto” ricevuto e tenuto sul suo tavolo (così disse) senza aprirlo; con la “nomina” e spartizione dei ministri precedente l’incarico che partiti e vicepresidenti-contraenti gli conferirono di conferire ad un “mediatore” bonaccione.
E non parliamo delle gaffes internazionali.
Ora si è aggiunto un nuovo tipo di provvedimento presidenziale: la promulgazione di una legge con sfottò dei suoi autori.
E’ stata questa in buona sostanza la “novità” della cosiddetta rivoluzione della vexata quaestio delle legittima difesa.
La dichiarazione con la quale Mattarella ha accompagnato la promulgazione della “legittima difesa 3” (c’era quella secondo il codice, quella modificata, o che tale voleva apparire del 2006 e poi questo capolavoro).
Da una parte Mattarella ha lasciato intendere che questa seconda “modifica”, che modifica poco e niente della situazione precedente. Indica errori marchiani suona l’allarme per l’unica novità un po’ nuova ma ovvia (la considerazione dello stato emotivo provocato dal reo dall’offesa a chi reagisce).
Nel complesso si direbbe che il Presidente abbia voluto mettersi da parte per il caso che la legge fosse presa sul serio da quelli che l’hanno fatta passare per il trionfo del “fai da te” sterminatore di ladri, rapinatori, scippatori etc.
Che questo sia stato l’intento di Mattarella si deduce dalla replica incazzata del Capitan Fracassa, Salvini, che ha voluto porre il prestigioso sigillo di una sua personale interpetrazione contro l’ammonimento di Mattarella che sembrerebbe aver voluto dire: attenti che non è che potete accoppare chiunque vi venga a rompere le scatole.
Salvini, nella veste che così bene gli si confà di interpetre attento e sottile delle leggi (a cominciare proprio da quelle che vorrebbe che portassero il suo nome) ha tagliato corto “se vengono in casa mia io gli sparo”.
Proprio in coincidenza con la promulgazione della legge di nuova modifica dell’istituto della legittima difesa, accompagnato dagli inconsueti rilievi ed ammonimenti di Mattarella si è verificato il primo caso di reazione armata in un’abitazione nei pressi di Roma, con il ferimento grave di uno dei ladri.
La versione dei fatti data dalla stampa non è chiara e più che di una versione sembra s’abbia a parlare di versioni diverse.
Vedremo quale uso faranno i magistrati di una innovazione cui sono stati ostili e, soprattutto, che cosa sentiremo in Tribunale a proposito del singolare atto di interpetrazione-ammonizione di Mattarella.
Una ulteriore considerazione. Che figura del cavolo ci ha fatto e ci sta facendo una nota avvocatessa, relatrice, se non sbaglio, in Parlamento, sia delle “novità” che della capacità del nuovo testo di soddisfare le “esigenze” di autodifesa e di superamento delle “complicazioni processuali” sbandierate dai suoi compari!!!
Ci sono vari modi per farsi passare per grandi giuristi.
Mauro Mellini