Gli affari di Radio Padania
Radio Padania, e non è la sola, in passato ha occupato frequenze libere, per poi cederle, in ogni parte d’Italia: in Sicilia, Sardegna, Calabria, Puglia, Campania.
Si tratta di una questione meramente imprenditoriale che risale al 2001, quando la Lega, vince le elezioni insieme a Silvio Berlusconi.
L’escamotage si deve alla prima legge finanziaria del governo di centro destra, che attraverso un emendamento passato praticamente inosservato, ha consentito alle radio comunitarie nazionali, in deroga alle norme vigenti, di occupare gratuitamente le frequenze utili a completare la copertura su tutto il territorio.
Il regista
Il padre putativo dell’emendamento è il leghista Davide Caparini, parlamentare, imprenditore, fondatore di Radio Padania Libera ed amministratore delegato, per un certo periodo, dell’Editoriale Lega nord, che controlla il quotidiano La Padania e la radio e tv del Carroccio.
Nonostante l’evidente conflitto d’interessi, Caparini dal 2001 al 2006 è stato membro (XIII, XIV, XV e XVI legislatura), segretario (XVI) e vicepresidente (XIV) della commissione vigilanza Rai.
Cos’è una “Radio comunitaria”?
Per Radio comunitaria si intende un servizio e formato radiofonico alternativo alle radio commerciali e alla radio pubblica.
Secondo la definizione della legge Mammì (n.223/1990) le “radio comunitarie” sono caratterizzate dall’assenza di scopo di lucro, gestite da “fondazioni, associazioni riconosciute e non riconosciute, che siano espressione di particolari istanze culturali, etniche, politiche e religiose, nonché società cooperative… che abbiano per oggetto sociale la realizzazione di un servizio di radiodiffusione sonora a carattere culturale, etnico, politico e religioso”.
In italia, le radio comunitarie sono rappresentate essenzialmente da radio cattoliche, inclusa Radio Maria ed altre radio religiose (cristiana evangelica, avventista, valdese, metodista, spesso associate e consorziate) e da poche altre emittenti di informazione, tra cui Radio Padania.
Legge ad personam?
A pensare male, si potrebbe supporre che Caparini abbia imbastito una legge ad hoc per avvantaggiare la sua emittente. Radio Maria, infatti, gode di una copertura quasi totale senza aver effettuato degli eclatanti movimenti di frequenze.
Di contro, Radio Padania ha occupato centinaia di nuove frequenze locali in tutto il suolo.
La “mandragata”
Per ottenere l’autorizzazione tecnica all’uso di frequenze, le trasmissioni devono durare 90 giorni, poi possono chiudere.
Cosa fa Radio Padania?
Per guadagnare, cede le frequenze ad altre emittenti o meglio le “permuta” con altre.
In passato la trasmissione Report aveva scoperto l’inghippo, ma a sollevare la questione di Radio Padania a livello istituzionale è il Senatore Lello Ciampolillo (M5S).
Il 18 gennaio 2018, il Senatore Ciampolillo, nel corso del suo intervento “di fine seduta”, (seduta n. 923 in Senato) si era occupato di tale discriminante situazione, segnalando e denunziando dettagliatamente l’anomalia di tale organo di informazione della Lega, completamente abusiva.
Il Senatore aveva spiegato che Radio Padania trasmette con una concessione locale il cui acquisto non è mai stato autorizzato dal Ministero competente. Ciò perché, per legge, in quanto radio nazionale, non avrebbe potuto acquistare una radio locale.
Inoltre per legge, le emittenti locali non possono avere un’utenza superiore a 16 milioni di ascoltatori. Ebbene, Radio Padania trasmette anche in digital radio DAB e in digitale terreste televisivo in ambito nazionale, ossia su tutto il territorio nazionale, con un bacino di utenza quindi enormemente superiore al limite permesso dalla legge.
Infine Radio Padania trasmette anche sul canale 740 del digitale terrestre televisivo, ossia sul televisore di casa.
II Ministero però non ha mai assegnato né tanto meno autorizzato tale canale. Anche il canale sul digitale terrestre di Radio Padania è dunque abusivo. Qualcuno potrebbe domandarsi come mai Radio Padania abbia rinunziato ad essere concessionaria nazionale per diventare un’emittente locale. Semplice: la concessione nazionale di Radio Padania, di natura comunitaria, consentiva l’apertura in tutta Italia di frequenze senza la necessità di doverle acquistare, come invece devono fare tutte le altre radio. Ebbene – sempre seguendo l’intervento del senatore pentastellato —“Radio Padania ha pensato bene di vendere la concessione nazionale a RTL e consentendo a RTL in Italia di aprire Radiofreccia.
Insomma, Radio Padania continua di fatto a comportarsi come una radio nazionale pur non essendolo più, e oggi è una radio abusiva che viola la legge”.
Una singolare coincidenza
Il 16 Aprile 2019, ancora una volta il Senatore Ciampolillo denunciava pubblicamente le irregolarità di Radio Padania, questa volta su Facebook. “Questa emittente fino a qualche anno fa era una radio nazionale ed aveva l’autorizzazione per andare in Fm e anche in digitale su tutto il territorio nazionale”. “Radio Padania” affermava il Senatore “prendeva dei contributi come radio comunitaria nazionale. Quando i contributi sono terminati, hanno venduto la radio ed hanno acquisito, oltre ai soldi della vendita, anche una radio locale che si sente Lombardia (le radio locali continuano a prendere contributi)”. Insomma Radio Padania aveva chiesto i contributi previsti per le radio locali pur comportandosi come una radio nazionale, in maniera abusiva.
Nella notte tra il 17 e 18 aprile, per una singolare coincidenza, attraverso un messaggio pec inviato al ministero dello Sviluppo Economico, Radio Padania rinunciava ai 115mila euro richiesti per accedere al Fondo Mise per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione riservato alle emittenti radiofoniche locali.
Sarà una coincidenza?