Con le sue solite maniere grossolane e provocatorie Matteo Salvini ha voluto “mettere il cappello” della Lega sul rifiuto dell’antifascismo come collante e fondamento della Repubblica e della Costituzione.
Miserabile mossa che mette in discussione quello che, bene o male, ha rappresentato un dato comune della nostra Nazione dal dopoguerra in poi.
Un gesto, quale che sia il senso della critica al “dogma” della Resistenza come dato fondamentale della nostra Democrazia, che obbedisce all’evidenza dell’interesse a porre una ipoteca su un pugno di voti di “nostalgici” ancora non acquetati dagli eventi e dal divenire della storia, gesto volgare e degno del personaggio.
Dico questo e confesso, al contempo, un mio convincimento che non ho formulato ieri né prima: quello di una mia certa sensazione di fastidio alla “pecetta” d’obbligo, quando si fa riferimento alla nostra Repubblica ed alla sua Costituzione, “pecetta” rappresentata da quel “nata dalla Resistenza”.
Certo, la Repubblica, la sua Costituzione sono “nate”, emerse dagli eventi che culminarono con la Resistenza, che ci pose, se non tra i vincitori, certo non tra i vergognosi, peggiori responsabili della grande mattanza Europea e del più grave e sanguinoso tentativo di sostituire la sopraffazione al diritto ed alla libertà dei Popoli.
Ma quel “nata dalla Resistenza” ha un che di “restrittivo” e, lasciatemelo dire, di falso e di strumentale che, anziché onorare, strumentalizza il ricordo di una pagina della dignità e di aspirazione alla libertà del nostro Popolo.
La Repubblica non è infatti “nata” dalla Resistenza e solo dalla Resistenza, ché volendo così isolare gli eventi contro il senso del divenire della storia, sarebbe, poi, facilmente così ribaltabile “nata d Yalta”.
La Repubblica ha avuto un lungo e non continuo cammino. Più che la Resistenza fu la “mancata resistenza” del 1922-1925 e quella del 1940 e, poi dell’8 settembre 1943 che hanno cancellato la soluzione risorgimentale dell’Unità del Paese nel segno della Monarchia a gettare le basi di una Repubblica Democratica. Matteotti non è da dimenticare perché quando lo assassinarono non c’era ancora la guerra e la “Resistenza” ai nazifascisti. E così gli altri martiri della libertà e della lotta al fascismo.
Quel senso di fastidio di quella “pezza colorata”; “nata dalla Resistenza” è dato dal trasparire alla strumentalità di quella “aggiunta”, fatta perché con essa si vuole affermare, circoscrivendo la genesi della Repubblica e della Costituzione agli eventi che videro partecipe il Partito Comunista, certo non immaginabile come sostenitore dei principi liberali espressi dalla Costituzione Repubblicana, partito che, invece, a fianco degli antifascisti di altre tendenze ed altra storia, che alla Resistenza diede invece un grande impulso. Facendone così l’evento creativo e qualificativo della nostra Costituzione Repubblicana ne fa anche del P.C.I. uno dei pilastri delle nostre libertà.
“Nata dalla Resistenza” sì, ma nata anche dalle persone e dalle persone di Mazzini, di Turati, di Matteotti che furono, del resto, nella genesi stessa della Resistenza del ’43-‘45.
Detto questo non posso non aggiungere che se la freddezza del pensiero e la ricerca del senso della storia mi potrebbero far dubitare della limpidezza di quello “fondata sulla Resistenza” , il torbido, grossolano attacco che i pescatori nel torbido delle antiche nostalgie di quella sciagurata fase della nostra storia mi inducono a non lasciarmi andare ad una pur minima indulgenza verso così ignobile ricerca di qualche voto.
Non c’era bisogno per uno come Salvini dare questa ulteriore prova di quello che è. Chi spera che ci salvi dalla follia dei Cinquestelle sbaglia di grosso. Non è da quella parte che verrà il sereno.
Mauro Mellini