“Siate folli ed affamati”
COME SENTIRE L’ALTRO CON IL LINGUAGGIO SUPERIORE
“Linguaggio superiore come origine della comprensione dell’essere, circolo ermeneutico, oltre il concetto di significato, oltre l’originarietà e l’universalità della metafora, oltre la struttura semiotica della parola, oltre il carattere sovrasegnico del linguaggio, oltre la segnicità dei linguaggi formali della matematica e della logica, oltre la significatività del mito. La nuova nouvelle, la parola che dice e comprende più del suo significato fino ai casi estremi, dove dire per significare l’apparente contrario…ma si badi bene, esistono due linguaggi quello superiore appena descritto e quello razionale che, anche se preciso e forbito, non trascende.”
LA FAMOSA TESI DI GORGIA SULL’IMPOSSIBILITA’ DI COMUNICARE
Nell’opera di Gorgia del “non essere o della natura” della quale purtroppo non restano che due parafrasi, una in “Sesto Empirici, Adversus, Mathematicos” e l’altra più attendibile nello scritto “pseudo aristotelico del Melisso Xophane et Gorgia,Diel Skranz”. Nelle due parafrasi che ci sono rimaste dell’opera di Gorgia relative al linguaggio l’autore rappresenta l’indispensabile mezzo per comunicare il conosciuto, ma che per ciò stesso rappresenta anche l’ineludibilità dell’errore. Il GORGIA dice anche che nessun pensatore ha potuto riflettere sul pensiero, verità e realtà, senza rivolgere la propria attenzione al linguaggio.
GORGIA ha detto:” se si potesse conoscere non si potrebbe tuttavia comunicare la conoscenza.”
Chiaramente la tesi di Gorgia nella sua lapidarietà ci porta a ritenere la possibilità della comunicazione totale o intera o superiore come ad un inevitabile naufragio.
Sappiamo però che il momento di Gorgia, già scritto nei tempi aristotelici è indubbiamente una prima forma di coscienza della impossibilita a comunicare mediante il linguaggio razionale, la totalità dell’essere.
Da allora ad oggi molti autori, non ultimo JASPES, che in questa lezione tratteremo particolarmente ha volto l’accento verso una possibilità di realizzazione temporale del linguaggio superiore.
Jaspes non nega che possano esservi dei momenti in cui il contatto è come se fosse immediato perché può realizzarsi nel trascendere al di sopra di ogni esserci nel mondo, ma si tratta appunto solo di momenti “elevati istanti” che non vanno confusi con il compimento del processo comunicativo. Questo processo è infinito come è infinita l’esistenza. Anassagora parlava di Apeiron a tale proposito.
Quando la comunicazione assoluta (linguaggio superiore) non si è veramente realizzata, l’individuo è costretto a vivere in uno stato di incompletezza ed insoddisfazione. Ove la conflittualità aumenta e ove il distacco dalla figura materna iniziale viene evidenziato facendo percepire uno
stato di solitudine latente. In questi casi l’individuo si sente costantemente incompreso e tra le paure peggiori esiste quella della solitudine. La solitudine senza amici e senza affetto e la paura peggiore è la solitudine in mezzo alla gente, la solitudine tra persone che mostrano un muro di incomunicabilità in quanto a loro volta prigionieri dell’esserci.
La propensione verso il linguaggio superiore comunque appare già in un paradigma offerto da Plotino, è come se quel che e disperso aneli a recuperare I’unità perduta, aspiri a farvi ritorno.
Nella comunicazione superiore I’esistenza accoglie l’unicità propria e quella dell’altra esistenza ove attraverso la trascendenza l’lO e il TU separati nell’esserci riescono a riunirsi formando un ente unico.
L’ultima parola del pensiero come della comunicazione è il silenzio. La comunicazione esistenziale tende a un’unità non raggiungibile nel tempo data la limitata durata della vita terrena ed d votata quindi a naufragio (SCHEITERN).
Naufragio pero non vuol dire insuccesso, ma sforzo tenace sino ai limiti del possibile. E’ l’apertura dell’esistenza che non dispera, in questo senso il naufragio e anche approdo STRANDEN).
La comunicazione superiore non è mero scambio; ricercando La propria autenticità, I’esistenza viene a sé stessa nella comunicazione con un’altra esistenza. La comunicazione è dunque il processo che conduce all’autentico essere se, cioè all’essere vero. Se ne deduce che la verità dell’esistenza è legata alla comunicazione e alla parte al processo della comunicazione chiamata linguaggio superiore. Potremmo allora dire che la verità comincia in due.
Essere sé, essere veri, vuol dire essere in comunicazione superiore e in una comunicazione trascendentale.
In questa ricerca stiamo in guardia dal rischio di isolare uno dei due poli della comunicazione: ne nascerebbe da un canto il relativismo, il prospettivismo che si ferma nella verità dispersa nelle molteplici prospettive, dall’altro il dogmatismo, il fanatismo, certe forme di religiosità, la prospettiva di una verità storica che si vuole eterna.
Quindi senza essere risolta la polarità è meditata dalla comunicazione in quanto movimento dell’esistenza alla trascendenza. Un’esistenza nel linguaggio superiore non piò fare a meno dell’altra; lo stesso vale anche per la verità purché si riconosca non come verità all’altra ma come verità di un altro attraverso lo stesso processo con cui l’esistenza è giunta alla propria verità.
Le verità per ora raggiunte attraverso il linguaggio superiore non sono un possesso ma un movimento; in quanto tale è periclitante, provvisoria, parziale, inseparabile dalla non verità.
Così si può dire che la verità naufraga sempre nella non verità.
Ma il naufragio è a sua volta un naufragio nel tempo in quanto tale può essere sopportato nel momento comunicativo che prendono su di sé la contraddizione e togliendo ogni volta la negazione della non verità, ricerca incessantemente l’unita del vero nell’essere trascendentale. La ricerca del linguaggio superiore pertanto non abdica mostrandosi fino in fondo volontà di comunicazione illimitata. Nella ricerca di stati di grazia ove è possibile la comminazione superiore, sono importanti più che le risposte le interrogazioni e le domande, le interrogazioni possono aprire. Sono importanti sempre nel cammino verso il raggiungimento di questi stati di grazia determinati in quanto voluti quanto segue:
1) Solidarietà con l’altro essere;
2) Forte affetto, possibilmente amore;
3) Correità;
4) Intimità, comprensione nella creatività, estensione planetaria e ludica nel processo di comunicazione;
5) Sentirsi affini nella scelta dei grandi ideali di fondo quali: il rispetto sacrale dell’essere umano, rispetto della percezione dell’altro anche se non condivisa, rispetto della libertà dell’individuo, quindi contro tutte le dittature e integralismi, non accettazione dei dogmatismi, ricerca della libertà assoluta;
6) Non dare nulla per scontato;
Solo così lo scambio non diventa un mero dare e ricevere informazioni esauribili nell’atto linguistico.
La comunicazione è molto di più: è ontologicamente legata all’esistenza che è sempre coesistenza.
Nel corso di questo articolo abbiamo affermato anche che il linguaggio è mezzo di comunicazione ma ciò non vuole dire ammetterne la strumentalità.
Al contrario vuol dire riconoscere che nel linguaggio l’esistenza umana di manifesta e si dispiega nella sua verti e trascende l’umano.
Il Professore
Francesco Pesce