Abusivismo in cambio del consenso
Allarme cemento: in Sicilia un edificio su due è abusivo
Il 49 per cento delle costruzioni è illegale. L’impunità garantita da oltre 700 mila pratiche di condono in sospeso. E nel 90 per cento dei Comuni ci sono aree a rischio di frana o idrogeologico
Fu il patto clientelare che la politica e burocrazia compiacente fecero con i cittadini del territorio e per molti anni ,per ottenere consenso e quindi potere. Patto che vide il silenzio- assenso anche delle forze dell’Ordine.
Chi non ha peccato, in quegli anni e fino al 2011 scagli la prima pietra
Si costruiva ovunque era possibile. Tra il 1960 e il 2000, il territorio siciliano è stato devastato da costruzioni abusive. Frazioni come Triscina, Tre Fontane, Alcamo Marina, Tonnarella -Mazara del Vallo – Lungo Mare- Petrosino Marsala- Porto Palo, Sciacca, Ribera-Secca Grande- sono gli esempi più vicini geograficamente. Tutti sapevano e nessuno interveniva. Del resto, la casa al mare o in campagna vicina al torrente piaceva a tanti. Poi, tutti, sapevano che la politica attivava i condoni e ci guadagnava pure in consensi.
La questione riguarda molti cittadini che, pur sapendo di andare contro le leggi, cercavano raccomandazioni per costruire senza rotture di scatole. La classica frase:” costruisci e po si viri” ha fatto il giro dell’Isola per decenni. Quale ingegnere, quale architetto. Molte case , sono state costruite sul progetto redatto dal muratore di turno. con tutto il rispetto per il muratore , in una zona sismica e a rischio ambientale, le case devono essere progettate da professionisti.
L’uso del tecnico è una moda piuttosto recente. In quegli anni, centinaia, se non migliaia di case sanate a Triscina e in altre località del territorio, vennero su con una superficialità degna di paesi del 5 mondo. Neanche i minimi standard di anti sismicità avevano.
Eppure, molte di queste case, furono sanate con relazioni tecniche piuttosto compiacenti
Venivano costruite pure sulla battigia e con l’esperienza di “LU MASTRU”. Molti giovani studenti degli anni 70 , 80 e anche 90 del Belice, si ricordano ancora, quando a giugno , finendo la scuola , chi non era ricco di famiglia, andava a lavorare a “muraturi” per comprarsi il motorino o vestiti alla moda. Quante” chiappe e cantuna” alzarano quei ragazzi, nessuno lo può quantificare.
C’era “sirvizzu pi tutti”. Le case, commissionate anche dalle “mogli” o prossimi parenti di poliziotti, carabinieri, funzionari dello Stato e del Comune, crescevano come funghi. Tutto era “regolarmente” abusivo. Politici e Vigili Urbani facevano finta di nulla, tranne quando arrivava la denuncia specifica. L’abusivismo smisurato , in ragione di questo patto, non conobbe limiti. Si costruiva ovunque
Anche se, da un certo punto di vista, il fenomeno rappresenta diversi contenuti . C’era l’ambizione dell’emigrato C’era anche una forma di protesta subliminale verso i comuni e la Regione che, per vari “motivi”, non approvavano i piani regolatori e, spesso, favorivano le lottizzazioni di mafiosi e speculatori . Questo sistema alimentava l’abusivismo
Ci furono periodi che, se volevi costruire in regola, dovevi anche pagare i terreni, resi “legali” dai comuni , a prezzo di strozzinaggio.C’era chi non voleva sottostare a questo ricatto e costruiva nei terreni agricoli o sulla spiaggia
Castelvetrano e altri comuni su questi argomenti può fare scuola. Almeno fino al 1994, quando l’ex sindaco Bongiorno fece approvare il primo piano regolatore, con tante lottizzazioni a seguito.
Bongiorno ci provò a fermare l’abusivismo ma non ci riuscì. Stessa sorte ebbero altri sindaci siciliani. Il sistema era più forte dei sindaci. C’era un’economia tutta abusiva e che non pagava tasse dove, anche la mafia ci ha sguazzato
A Triscina si continuò a costruire come in altre località. Anche i cittadini hanno notevoli responsabilità. Costruire le case, praticamente sul mare è da pazzi. Ci sono strutture sanate, perchè non colpite dalla legge Galasso che sono fuori ogni logica di sicurezza. Il mare come i fiumi non si ferma davanti a nessuna cazzata umana.
Quello che è accaduto a Casteldaccia deve servire da monito. Morire per la pioggia battente o per la violenza dell’acqua nel 2018 è fuori ogni logica umana.
Ci sono centinaia di case nel territorio che sono autentiche bombe ad orologeria. Adesso, occorre un patto nuovo tra cittadini e isituzioni. Basta con i ritorni clientelari. Chi ha la casa a rischio idrogeologico grave, non aspetti il Tar o altro collabori con le istituzioni e demolisca. La vita umana è al di sopra di ogni proprietà. Far abitare ragazzi e bambini in queste “bombe” è una colpa gravissima. Loro, non sono responsabili di questi giochi di potere che hanno offeso la natura dei luoghi. I ragazzi e i bambini si fidano degli adulti e gli adulti non possono fare stare degli innocenti in case che possono diventare tombe. Non si chiedano più sanatorie impossibili. Si demoliscano le case a rischio idrogeologico con leggi speciali
Redazione il Circolaccio