L’anomalia caricaturale di questo Governo, che si manifesta, intanto con la difficoltà di chiamarlo “Governo Conte”, perché questo Conte non conta proprio nulla e pochi hanno avuto modo di vederne la faccia, è andato aumentando a dismisura. In poche settimane per motivi diversi ha dato un po’ a tutti (e, forse, soprattutto a quelli che hanno creduto bene di non farlo capire apertamente) l’impressione di non essere il Governo della Repubblica Italiana, ma una sua pretesa immagine in una sceneggiatura del solito Bar dello Sport.
Dopo le sparate del “faccio tutto io” Salvini ed il loro indiscutibile successo mediatico e con il “sorpasso” sugli alleati “contrattuali” del Movimento 5 Stelle, quella che avrebbe dovuto essere la “rivalsa” nel “sociale”, la nuova politica del welfare di Di Maio, si è rivelata un tonfo senza precedenti nella vita pur variegata dei Governi della Repubblica.
L’aver lanciato un piano di riforme dell’assai complesso sistema pensionistico promettendo, oltre ad una chimerica “dignità” ed altri meno astratti vantaggi a destra ed a manca, aver raccolto le smentite postume sulla fattibilità delle vagheggiate proposte proprio da quegli Organi pubblici che gli avrebbero dovuto fornire le pezze d’appoggio fondamentali per dare un senso, una qualsiasi probabilità di effetti positivi al già sbandierato provvedimento, ha rappresentato la regressione del “capo politico” dei grillini dal livello istituzionale fortunosamente (e sfortunatamente) occupato a quello a lui più consono di uomo politico e Ministro del Bar dello Sport e non della Repubblica Italiana.
Lo scontro, con la Dirigenza dell’INPS, che avrebbe dovuto fornirgli i dati tecnici per dar un minimo di serietà alla conclamata riforma, ha raggiunto il livello delle espressioni pesanti. Una bagarre senza precedenti.
Ma c’è un aspetto che più di tutti credo debba ritenersi allarmante.
Oramai, anche se, ufficialmente le Banche dichiarano che quella di questo Governo è la via della catastrofe economica, anche se un Ministro dichiara che bisogna prepararsi alla catastrofe finanziaria che importerebbe la nostra espulsione dall’Euro, sembra che le Borse abbiano già espresso tutta la loro preoccupazione per ogni possibile malefatta dei pubblici poteri italiani.
Delle quotidiane disfatte del Governo nei suoi vagheggiamenti economico-finanziari, scarso è il contraccolpo sulle Borse.
Si direbbe che il peggio è già dato per scontato, che quanto si discute e si grida riguarda il Bar dello Sport e non la realtà del Paese. E degli eventi del Bar dello Sport le Borse non se ne danno per intese.
Fino a quando potrà durare questa grottesca sceneggiata?
Credo che nessun economista, anche tra quelli muniti più di fantasia che di vera scienza, sia dotato di una specializzazione per le analisi di situazioni puramente immaginarie.
Ma è certo che prima o poi bisogna fare i conti con i risultati del Di Maio-pensiero, anche se non è una cosa seria.
Sarà un assai brutto momento.
Mauro Mellini