Un viaggio tra alcune delle più vibranti opere di street art romane. Roma – racconta Rita Pedditzi dal microfono di “Inviato Speciale” di Rai Radio1, conta più di 300 opere in 150 strade.
Artisti italiani, ma anche stranieri, che hanno fatto delle zone un tempo quasi in stato di abbandono, dei veri musei a cielo aperto
Un’occupazione artistica dello spazio pubblico ha forgiato una forte presenza visiva dei caratteri dei quartieri. Talvolta legati ai personaggi dei luoghi, come nel caso di Via dell’Acqua Bullicante, dove sui muri dell’ex cinema, a ricordo di Pier Paolo Pasolini – come spiega Francesca Pagliaro, guida turistica e organizzatrice di “muri sicuri”, intervistata dalla Pedditzi – sono raffigurati cinque personaggi del mondo del cinema ma legati al quartiere. A volte a ricordo di eventi, come l’opera “Nido di vespe”, nel Quartiere Quadraro, in memoria del rastrellamento del 1944. Un’opera diventata medaglia d’oro al valore civile.
Altre volte, vere azioni di denuncia, come la lupa di Mauro Pallotta, in arte Maupal.
Giorgio Silvestrelli, assistente di strada degli artisti, spiega come ogni opera sia realizzata apposta per il quartiere per restituirgli una memoria. Memoria di abitanti che pur rappresentando la maggioranza della popolazione mancavano forse di una rappresentanza incisiva nella vita pubblica.
Non mancano neppure gli esempi di integrazione in una città che è sempre più multiculturale, con artisti che hanno mostrato particolare sensibilità nell’amalgamare nei loro murales soggetti e colori riconducibili alle diverse presenze nel quartiere. In una società che rischia di diventare sempre più razzista, a parlare delle esigenze culturali dei popoli precedentemente sottorappresentati, ci sono i muri, le cui immagini affermano l’esistenza di culture distinte che possono e devono coabitare in uno spazio che è di tutti. I murales, non più opere cristallizzate delle esigenze, anche comunicative, di un singolo, finiscono con l’attrarre l’attenzione dei media, affrontando questioni e temi comuni, dando nuova linfa vitale a quartieri culturalmente comatosi.
Gli edifici decorati da opere spesso giganti, vivacizzano e rendono interessanti zone diversamente caratterizzate da palazzi anonimi, afferma la Pedditzi nell’intervistare Claudio Gnessi, Presidente Ecomuseo Casilino, che illustra “Opera Hostia”, di Nicola Verlato, in via Galeazzo Alessi, che il quartiere ha ribattezzato Cappella Sistina di Tor Pignattara. Nicola – racconta Claudio Gnessi al microfono di Rita Pedditzi –voleva fare un progetto dedicato a Pasolini.
Non mancano esempi di solidarietà, come quelli realizzati grazie alle guide che hanno creato piccoli circuiti di interesse turistico per contribuire ad aiutare i centri colpiti dal terremoto.
Che sia il fuoco del muralismo, passato dalla scrittura di strada a vera arte capace di rappresentare esperienze ed esigenze di vita, la strada da percorrere per trovare le risposte alle tante domande delle nuove generazioni?
Intanto accontentiamoci di questo indimenticabile viaggio nei quartieri romani della Street Art, da dove grazie al suo microfono Rita Pedditzi ci ha fatto vivere queste zone periferiche della Capitale trasformate in veri e propri musei a cielo aperto.
Gian J. Morici