La scelta dell’“esecutore” del contratto Di Maio-Salvini, con denominazione di Presidente del Consiglio dei Ministri, si è rivelata meno facile del previsto.
In realtà il “metodo eversivo” di soluzione (si fa per dire) della crisi del Presidente Mattarella ha subito dimostrato la sciagurata sua mancanza di razionalità e le conseguenze relative in ordine a tutto quanto ad essa farà seguito.
Sembrava, già dai primi nomi che si erano intesi fare tra quelli cui avrebbe dovuto ricorrere Mattarella, che l’assoluta irrilevanza della figura non solo di un punto di vista strettamente politico fosse, intanto, d’obbligo.
Anche se non è troppo forte e diffuso l’amor proprio ed il rispetto del proprio ruolo, è chiaro che nessuna personalità di livello, appena al di sopra della completa, vacuità si presta facilmente ad un incarico falso e falsificante, perché al cosiddetto Presidente del Consiglio incaricato sono state sottratte in partenza le funzioni essenziale della carica apparente da andare a ricoprire.
La situazione è grottesca.
Il personaggio incaricato, se tutta la manfrina non è stata messa su per un tentativo di arrivare ad una presidenza Di Maio, il tecnico alla testa del Governo dei politici, è più adatto a far ridere anche Grillo che a tranquillizzare i già tremebondi “ambienti” economici e politici. Dovrebbe, teoricamente avere una caratura notevole. Ma non troppo. Altrimenti si sentirebbe odore di “Governo del Presidente della Repubblica”, di Governo e non solo di presidenza tecnica etc. etc.
Il quasi-Presidente dovrebbe non essere digiuno delle cose di Stato e di Governo. Ma cercando tra quelli che digiuni non sono si finisce per trovare solo chi o non è riuscito a battere chiodo per incarichi dai precedenti governi o è “compromesso” e, secondo l’andazzo, “sospettabile”. Certo, di Conte non saranno molti a dirne male. Nessuno lo conosce.
L’incaricato dovrebbe conoscere il contenuto del “contratto”. Ma di quanti hanno avuto la pazienza di leggerlo non ce ne sono molti dai quali non si sia avuta qualche obiezione. Il numero è davvero scarso. La scelta l’hanno dovuta fare tra i meno loquaci. E meno seri.
Un tecnico a capo di un governo “politico”? Dicevano di no. Ma ora non si vede cos’altro si stia finito per ottenere.
Inoltre il “contratto”, essendo un documento d’intesa politica, contiene tuttavia clausole di indiscutibile pignoleria “tecnica” (si fa per dire). Vedrete che su di quelle avremo i primi scontri.
Insomma se davvero da oggi, come ha affermato Di Maio, il belloccio leader “politico” (altri sono notoriamente i “privati” o padroni) del Movimento 5 S. avremo la Terza Repubblica, la poverina necessariamente muoverà il suo primo passo col piede sbagliato.
E non è certo tutto qui…Si direbbe che a questa povera Repubblica sia o no Seconda o Terza, venga preparato un avvenire di passi indietro. Con i quali, oltre tutto, facilmente si inciampa.
Mauro Mellini
P.S. I Lettori, probabilmente, avrebbero desiderato una descrizione del personaggio Conte. Proprio perché nessuno lo conosce.
Ne ha fatto sul “Giornale” un ritratto gustoso e puntuale Vittorio Sgarbi. Andatelo a leggere.