Dire che qualcosa del “sistema Italia” sembra si sia inceppato e che non solo le consultazioni al Quirinale per un nuovo Governo siano giunte ad un preoccupante stallo è cosa fin troppo evidente e semplice da non poter essere detta e scritta senza suscitare, assieme al consenso, una punta di compatimento che si riserva agli scopritori dell’acqua calda.
E tuttavia non pare siano molti a cercare di fare l’elenco delle baggianate che, sommate assieme, ci hanno portato al punto in cui siamo e che sembra sia inevitabile ci portino anche altro. Ad un inimmaginabile peggio.
All’indomani di un referendum con un esito chiarissimo e schiacciante, di cui nessuna forza politica si è studiata di cogliere lo spirito ed il significato, si è data mano alla redazione di una legge elettorale “tappabuchi” per “rimediare”, anzitutto, al “vuoto” (altra volta dichiarato inammissibile) di certe dichiarazioni di incostituzionalità. Avendo cura, peraltro, di evitare proprio la “correzione” degli “errori” della legge precedente dichiarata incostituzionale.
Si sono fatti i classici “salti mortali” per inventare meccanismi che assicurassero al voto previsto, il risultato voluto o sperato dai legislatori. Poi, più o meno gli stessi autori di quel capolavoro hanno cominciato a proclamare che, benché gli elettori non avessero capito bene quello che avrebbero dovuto fare (!!) bisognava che “gli altri” si rimettessero allo “spirito” del voto e consentissero loro di governare “come è necessario”.
In questa bagarre anche la gente, quella sostanzialmente truffata, ci ha messo del suo.
Dopo aver applaudito alla distruzione indiscriminata della classe dirigente, accettando come un credo politico il “piove, governo ladro…!!” ora comincia a prendersela con chi ci fa restare senza Governo.
Avremo un “Governo del Presidente”, o forse no, un “Governo neutrale”, ma non troppo. O magari (un “magari” non certo di speranza) un Governo fondato sull’affinità antropologica dei cretini e degli ignoranti.
O piuttosto nuove elezioni subito, magari con un emendamento della legge che stabilisca che l’esito “deve” essere diverso da quello precedente, se no non vale.
Io mi rifiuto di credere che questo abbandono della razionalità sia frutto di qualcosa di insito ed ineliminabile nella natura umana, magari caratteristica “razziale” dell’”homo italicus”.
Dovremmo forse capire meglio la nostra storia, le nostre schiavitù, le sopraffazioni e gli inganni patiti, le buffonate tollerate e vissute, le illusioni alle quali ci siamo abbandonati.
O, forse, è proprio di un po’ di illusioni, più forti, più serie, ammesso che ce ne possano essere, che abbiamo bisogno. L’illusione di poter fare a meno dello squallore della supponenza degli stupidi.
Che dire? Proviamoci.
Mauro Mellini