Ce la raccontino come gli pare. Ma il canovaccio di questa tragicommedia del cosiddetto Centrodestra è quello di certi racconti siciliani di un po’ di decenni fa ed anche di qualche assai bel film, oltre che di qualche altro addirittura di Ciccio e Franco.
Questa storia dell’”alleato” di Berlusconi, oramai maggiorenne e maggioritario che per conto suo va a trattare con Di Maio e poi si presenta a cose fatte a chiedere le benedizione dell’ex padrino e leader, è quella di una classica vicenda siciliana di una “fuitina”, una “fuga” vera o falsa, combinata o dovuta accettare (quando non fosse stato necessario un falso rapimento della “picciotta”) per ricorrere, poi, ad un “matrimonio riparatore” essendo impossibile, per motivi di antiche faide tra le famiglie, mancanza o disaccordo sulla dote, ostilità dei genitori dei giovani nubendi ed altre “cose” d’onore e di disonore, addivenire a delle nozze “normali” con cerimonia in cattedrale, veli bianchi, banchetto, musica e viaggio di nozze.
Di fronte alla riluttanza di Berlusconi ed alla repulsione in casa Cinque Stelle per il “delinquente” ed al “conflitto di interessi” a lui contestato dal giurinconsulto Di Maio, Salvini ha tagliato corto: ha fatto nient’altro che la classica (di una volta) “fuitina” da casa Centrodestra per andare a trattare con Di Maio. Poi, a “cose fatte” insieme i colombi si sono presentati a Berlusconi a porgli una falsa alternativa: o la benedizione del fattaccio già consumato ed il consenso, sia pure obtorto collo con il matrimonio riparatore di un “non veto-non voto” (astensione, si direbbe o, magari, “astinenza”) o il “disonore”, la dichiarazione ufficiale della fine del Centrodestra, il biasimo dei giornaloni, per aver messo bastoni tra le ruote al gesto di “responsabilità”, tipico del bravo Salvini) con lo spauracchio delle elezioni anticipate, cui peraltro Mattarella non avrebbe mai ricorso, perché Salvini del no di Berlusconi se ne sarebbe allegramente fottuto.
A Berlusconi sarà risparmiato l’onere (comunque, oramai, magra dote) della spesa per l’abito da sposa, il banchetto e la musica.
E poi pare che Salvini abbia ottenuto da Di Maio la sua rinunzia alla tesi del “conflitto di interessi” e la promessa di non chiamare più “il suocero” (!) il “delinquente” o “il condannato”.
Nel trambusto della “fuitina”, dell’intimazione dell’(almeno) “non veto-non voto” e, magari, di un sottinteso impegno a non parlare più di Cinquestelle come quelli “senz’arte né parte”, pare che tutti si siano dimenticati della povera Meloni. Del resto nelle “fuitine” classiche, la Tata non ha voce in capitolo per consentire alle “nozze riparatrici”. E poi tirar fuori “Fratelli d’Italia” con l’implicito seguito dell’affermazione che o l’Italia “si è desta” e si è pure cinta la testa dell’elmo di Scipio, avrebbe troppo sottolineato l’aspetto comico in una vicenda come questa.
Sputtanato definitivamente il Cavaliere (assai meglio che con il fantasioso conflitto d’interessi del giurinconsulto), comincerà la strada in salita di Salvini per la composizione del Governo. Ammesso che sia in grado di capire la differenza tra salita e discesa.
Perché, fuitina o no, la vera matrice del Governo che ci sarà ammannito è rappresentata da una comune insuperabile impronta trogloditica dei due “nubendi”. Sono della stessa incoltura. Altro che “non veto-non voto”.
C’è un ritorno all’Età della Pietra.
Mauro Mellini