Mi è giunta notizia di un convegno, organizzato da un gruppo politico, se così può essere chiamato, che definirò “residuale”, che ha raccolto adesioni ed impegno in Sicilia di ottime persone che già in precedenza, con le difficoltà ed i rischi che comporta aprire le strade della contestazione di ciò che è divenuto, tanto più se falsamente, “indispensabile”, si erano espressi pubblicamente e con la dovuta fermezza contro le cosiddette “misure di prevenzione”, cioè le spoliazioni in danno di persone sospette di essere sospettabili di “mafiosità”. Convegno indetto, mi pare, per il 5 maggio, che avrà per oggetto il “miglioramento” della legge “antimafia” sulle misure personali e patrimoniali di prevenzione,
Il progetto cui tale convegno sembra finalizzato è, al contempo, ambizioso ed ingenuo, moderato ed utopistico.
Che sia espressione di “moderazione”, specie se si dà al termine il significato che ha nell’uso frequente che ne fa Berlusconi, proporsi di “migliorare” le misure di prevenzione antimafia è incontestabile. Ma, un minimo di riflessione e di attenzione per quello che la storia, anche recente, ci ha insegnato ci impone di aggiungere che un tale proposito è, allo stato e, per ciò che è alla portata degli organizzatori del convegno e dei loro ispiratori e, come dire, “utilizzatori”, anche e soprattutto indiscutibilmente utopistica.
Io non credo che un meccanismo di “prevenzione” con il quale colpire (e già è evidente l’incompatibilità) mafia, mafiosi e quanti siano sospetti di essere tali possa essere “migliorato”, che ad esso possa imporsi il rispetto di garanzie veramente efficaci.
Ma soprattutto mi sembra evidente che per realizzare una “riforma” in senso riduttivo dei catastrofici “effetti collaterali” del sistema vigente, occorrerebbe essere insediati al governo, e con un governo vero e forte quale non ne abbiamo avuti da tempo.
“Migliorare” una legge perfida non è compito o semplicemente obiettivo ragionevole di un movimento popolare, di una minoranza audace e capace, fiera delle proprie ragioni. Nè è pensabile intorno all’idea del “miglioramento”, della eliminazione sia pure delle più clamorose ingiustizie (impossibile!) di chimerici rimedi, magari di “risarcimenti” (il tutto affidato ad una magistratura che oggi è fatta più di dott. Saguto che di presidenti Carnevale!!!!) creare un movimento destinato a crescere, svilupparsi, conquistare potere e consensi di tecnici, di giuristi, di giudici.
L’esperienza fatta in altri campi, in cui l’”estremismo” trionfò sui compromessi divenendo “normalità” della nostra vita sociale e politica (ne parlerò, se necessario, e con orgoglio) pienamente conferma queste considerazioni.
Vorrei e, forse, dovrei, aggiungere un affettuoso invito agli Amici che mi dicono impegnati in questo convegno, a fare attenzione a non rimettersi a quanti sono portati a sfruttare movimenti e proteste, piuttosto che a suscitarli e ad alimentarli con la forza della ragione e di lunghe meditazioni e di valide esperienze.
A tutto ciò voglio dare una espressione, un segno conforme al fondo, al vero spirito di questo ammonimento. Auguri! E, comunque, buon lavoro.
Mauro Mellini