… in bene e soprattutto in male.
Perché Israele è un paese democratico dove i turisti sono ben accetti e possono girare. E’ il paese che conta il maggior numero di corrispondenti esteri al metro quadrato, rigorosamente accreditati, che coprono soprattutto tutto ciò che succede nella striscia di Gaza. Europei, americani, ma anche Al Jazeera, la tv qatariota. Calcolato che l’ultimo censimento ufficiale 8.630.000 residenti, tra i quali: 6.450.000 ebrei (74,8% della popolazione), 1.796.000 arabi (20,8%) e 384.000 altri (4,4%) su una superficie di circa 24.000 chilometri quadrati, ossia poco più della metà della Svizzera, la copertura mediatica è smisurata ma in questo modo si sa anche quando casca una piuma dal cielo, anche se purtroppo cascano più facilmente razzi di Hamas o dell’Hezbollah.
Detto questo, la copertura mediatica non porta sempre aiuto al conflitto israelo-palestinese e non mancano le strumentalizzazioni da entrambe le parti. Purtroppo sfuggono ai media presenti le azioni pacifiste congiunte, le scoperte scientifiche congiunte e non e siamo arrivati ad una drammatizzazione del conflitto che copre qualunque altra informazione. Israele è all’83° posto per la libertà di stampa, l’Italia al 46°… su questo ho dei dubbi, dipende cosa si intende per libertà. Sono aumentate le minacce da parte della criminalità organizzata… e poi su… guardiamo i proprietari dei media!
Chi sa che Israele ha prodotto il “Magnetic Resonance Guided Focused Ultrasound” che cura in modo non invasivo anche il tremore dato dal morbo di Parkinson e che la Fondazione CaRiVerona ha contribuito al finanziamento?
Perché abbiamo poche notizie dal Venezuela?
Provate ad essere giornalisti nel paese di Maduro. Faccio un esempio: Jesus Medina, venezuelano, Roberto Di Matteo, italiano e Filippo Rossi, svizzero, arrestati nell’ottobre 2017 mentre facevano un reportage nel carcere di Tocoron. Sono fortunatamente stati liberati ma Jesus Medina è stato torturato. Il Venezuela è al 143° posto nella classifica di Reporter sans Frontières per la libertà di stampa.
Vogliamo parlare della Turchia?
La Turchia è al 157° posto. Potrebbe anche uscire dalla classifica visto che Erdogan ha imbavagliato praticamente tutti i media ed è appena finito il processo ai giornalisti di Cumhuriyet, l’ultimo giornale libero rimasto. 20 persone condannate tra i 2 anni e mezzo ed i 10 anni di carcere. Su 20 solo 3 assolti. Erano antigovernativi… Nel febbraio scorso 6 giornalisti sono stati condannati all’ergastolo.
Non dimentico l’uccisione del giornalista palestinese durante gli scontri di questi giorni in Israele. Uno è già troppo ma Yaser Murtaja è morto come purtroppo sono molti reporter di guerra di diverse nazionalità in nome della libertà di stampa, si chiama cinicamente “danno collaterale” in caso di guerra. Che Yaser riposi in pace.
Non vado oltre o dovrei sciorinare nomi cinesi, russi, coreani…
La Francia pare al 33° posto ma visto che la stampa è in mano a 10 miliardari mi chiedo come possa mantenere la propria indipendenza. Certo, non ci sono giornalisti nelle prigioni francesi né in quelle italiane…
Ora se volete fate un salto in Venezuela, in Corea del Nord, in Turchia…. E scrivetene male… anche solo su un blog. A proposito: il blogger saudita Raif Badawi ce lo siamo dimenticati in cella?
Luisa Pace