La Sicilia? Un “laboratorio” per chi gestisce scommesse borderline, con un aumento esponenziale e preoccupante di un vero e proprio flagello. Lo dimostrano le notizie di cronaca giudiziaria degli ultimi mesi: da “Gioco sporco2” a Messina, al blitz “Outsider” di Ragusa del gennaio scorso, fino alla imponente operazione “Game Over” della Procura di Palermo – che ha sgominato un paio di mesi fa un’organizzazione con base a Malta e quartier generale a Partinico – e all’ultimo grande blitz della procura di Palermo attraverso l’operazione “Anno Zero”, che ha svelato gli incroci pericolosi tra il clan Messina Denaro e il business delle scommesse on line. Il fenomeno del gioco non autorizzato – a prescindere da ogni tipo di implicazione e infiltrazione – non è nuovo nel nostro Paese e, in particolare proprio in Sicilia e nelle regioni del Sud. Il modello che si sta affermando è chiaro: stop a costose e impegnative richieste di licenza in paesi europei (anche perché uno di questi, Malta, ha serrato i controlli su società collegate a imprenditori italiani.) e addio a insegne luminose, pubblicità sui media e vetrine sgargianti. Ora, tra chi gestisce attività di raccolta scommesse non autorizzata o illegale, vige la regola del “camouflage” e cioè negozi appartati, vetrine poco appariscenti e pratica del “passaparola” per diffondere il verbo del lucroso business. La scorciatoia è chiara, segnalano ad Agipronews i principali operatori del settore, sempre più preoccupati per la mancata tutela del proprio business: basta un sito-vetrina con le quote aggiornate e il gioco è fatto. Ormai, nella maggior parte dei casi, non ci si preoccupa neanche di ottenere uno straccio di licenza e in ogni caso se ne trovano a buon mercato. Dove? A Curaçao, ad esempio, dove basta il contatto giusto e poco meno di 30 mila euro per una concessione “chiavi in mano” e a prova di tasse. Esiste poi una parte marginale del mercato dei fornitori di sistemi di gioco – spesso dislocati a Malta – che prepara anche giochi da casinò “craccati”, in tutto e per tutto simili a quelli commercializzati dai principali provider mondiali, ma che restituiscono ai clienti percentuali di vincita molto, molto inferiori alle sale virtuali autorizzate. E i sistemi di pagamento, ormai necessari in tutto il mondo per garantire sicurezza ai giocatori e tracciabilità delle giocate? Sui siti più in voga i loghi delle carte di credito e degli istituti finanziari fanno solo da esca, perché non esiste alcun collegamento tra il sito e le banche. Attraverso meccanismi consolidati, quindi, giocate e vincite non regolari “girano” solo attraverso denaro cash e con il massimo della sfacciataggine, al punto che anche nell’ambito dei locali che hanno una concessione dei Monopoli di Stato, risultano casi in cui è stato accertato il “doppio gioco”: gioco legale e gioco made in Curaçao.
DOPO “ANNO ZERO”/SICILIA LABORATORIO DEL GIOCO ILLEGALE: A CURAÇAO LICENZE IN SALDO A 20MILA EURO
Bastano pochi secondi di ricerca su Google e un piccolo capitale, poco più di 20mila euro. Poi, al massimo con qualche settimana di attesa, si ha bella e pronta la propria licenza per diventare uno dei bookmaker online che riempiono l’Italia e in particolare il Sud. E’ la possibilità offerta da alcuni piccoli Stati “offshore” che consentono di offrire gioco su internet, senza curarsi troppo di confini e leggi di altri Stati. La pratica è diventata sempre più diffusa, da quando i principali provider internazionali – che si occupano di fornire il portafoglio di scommesse o giochi da casinò a chi vende gaming legale in Italia – hanno chiuso il rubinetto a chi non ha una licenza italiana. Ad esempio è il caso di alcune giurisdizioni della Manica come l’Isola di Man o Alderney, o Curacao, nelle Antille olandesi: in quest’isola nel mar dei Caraibi sono numerose le aziende di gioco, che operano a livello internazionale. Tra queste anche alcune società che hanno scelto di essere presenti in una “zona grigia” per poter operare ovunque, anche in Italia, ma senza alcun controllo, senza pagare le tasse e senza fornire le stesse garanzie per i giocatori, credenziali ormai obbligatorie per le aziende che rispettano in pieno le leggi italiane e comunitarie. Per far partire l’offerta e ottenere una “patente” non c’è neanche bisogno di spostarsi dall’altra parte dell’Oceano: basta cercare su Google e rivolgersi a una delle tante società di consulenza internazionali – le principali hanno sedi nel Regno Unito, ad Hong Kong, in Israele o in altri Paesi del “first world” finanziario – che per qualche migliaio di euro si occupano di svolgere tutte le pratiche amministrative.Da qualche tempo il Governo di Curacao ha bloccato il rilascio delle licenze “master”, che danno anche la possibilità di affiliare altri aspiranti bookmaker, ma è ancora possibile ottenere una “sub licenza”: basta mandare i soldi, i documenti necessari (come il passaporto, o le referenze professionali e bancarie) ad aprire una nuova società – con sede nella stessa Curacao, o in un altro Paese riconosciuto dalle autorità locali – e nel giro di poco più di un mese viene garantito il “via libera”. Il rilascio delle “sub licenze”, riferisce Agipronews, fornisce un’arma in più agli operatori che intendono aggirare le leggi di altri Paesi: il business è “frantumato” in un numero assai elevato di skin (i siti cioè che rivendono il prodotto di chi ha ottenuto la licenza) e attraverso marchi che nascono e muoiono in tempi rapidi si rende più difficile l’azione di inquirenti e magistratura. Una cosa viene però messa in chiaro da subito: sarà compito di chi ottiene la licenza non violare le norme dei Paesi nei quali raccoglierà gioco, un avvertimento che spesso però viene volontariamente trascurato. Ma l’alert è fondamentale per circoscrivere ogni responsabilità penale – e ogni richiesta economica, ad esempio in caso di vincite non pagate – alle singole aziende.
DOPO “ANNO ZERO”/DA “NDRAGAMES” A “GAME OVER”, LE PRINCIPALI OPERAZIONI CONTRO IL GIOCO ILLEGALE NEL SUD ITALIA
Nell’ultimo anno, informa Agipronews, investigatori e Procure hanno portato a termine numerose operazioni contro l’attività della criminalità organizzata nel settore dei giochi, in particolare nel Sud Italia. Ecco le principali.