Nelle prime ore di mercoledì 7 marzo c.a. in Caltanissetta, Roma, Catania e Messina, a conclusione di articolate attività investigative durate circa un anno, coordinate dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta, svolte congiuntamente dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Caltanissetta e dai Carabinieri della Compagnia di Caltanissetta è stata data esecuzione ad una ordinanza di misura cautelare personale, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Caltanissetta nei confronti di: arresti domiciliari
- F. R., nato a Caltanissetta di anni 30;
sospensione dall’esercizio del Pubblico Ufficio - O. R., nato a Santa Caterina Villarmosa (CL) di anni 60;
- G. P., nato a Messina di anni 42;
- U. A., nato a Caltanissetta di anni 51.
I provvedimenti in esecuzione sono l’esito di un’indagine eseguita nel settore dei reati contro la Pubblica Amministrazione che ha permesso di accertare vari episodi di truffa aggravata, corruzione, turbata libertà degli incanti, peculato, abuso d’ufficio, falso in atto pubblico e spaccio di sostanze stupefacenti.
Nell’ambito delle indagini, anche tecniche, sono state appurate violazioni di carattere penale relative alla vendita mediante procedura pubblica di beni sottoposti a pignoramento, poste in essere da un sodalizio criminale composto dal cancelliere del Tribunale di Caltanissetta, dal figlio di quest’ultimo, dal direttore dell’Istituto Vendite Giudiziarie della Corte d’Appello di Caltanissetta e Catania e da un suo dipendente.
La vicenda ha coinvolto l’Istituto Vendite Giudizia rie operante presso le Corti d’Appello di Caltanissetta e Catania.
Sono state accertate numerosissime irregolarità aventi rilievo penale ed integranti, tra l’altro, fatti di corruzione, turbata libertà degli incanti, peculato e truffa aggravata.
I dipendenti dell’Istituto, in dispregio della normativa di settore, si facevano sistematicamente corrispondere denaro contante dai debitori delle procedure, inducendoli in errore sulla spettanza delle somme riscosse.
In alcune circostanze, i medesimi soggetti suggerivano, invece, ai debitori esecutati stratagemmi (incluso l’utilizzo di prestanome compiacenti) per tornare in possesso dei beni pignorati, addirittura arrivando a gestire personalmente, a fronte della corresponsione o comunque della promessa di utilità di vario genere, la loro partecipazione alle aste telematiche.
Le indagini svolte hanno permesso di appurare, da un lato, che i dipendenti dell’Istituto consentivano ad alcuni degli acquirenti (ed in particolare a coloro che sapevano essere prestanome dei debitori esecutati) di procedere con ritardo (anziché nelle 48 ore dal termine dell’asta) al pagamento del prezzo dei beni aggiudicati, e, dall’altro, che i libretti intestati alle procedure esecutive, ove confluivano le somme provento delle vendite, venivano aperti con estremo ritardo (anche di cinque/sei mesi).
All’interno dell’Istituto è stata poi rilevata la presenza, quale dipendente di fatto di F. R., figlio di O. R., assistente giudiziario presso il Tribunale di Caltanissetta, in servizio proprio presso la Cancelleria delle esecuzioni mobiliari, ossia quella a più stretto contatto con l’Istituto Vendite Giudiziarie.
Quest’ultimo, per come accertato, oltre ad avere personalmente beneficiato di uno degli accertati episodi di turbata libertà degli incanti (aggiudicandosi beni mediante l’utilizzo di un prestanome), si è reso responsabile di reati di falso finalizzati a “coprire” alcune delle irregolarità commesse dai funzionari dell’Istituto.
Nel corso delle perquisizioni che hanno preceduto l’emissione dell’ordinanza di applicazione di misura cautelare, è stato poi accertato un grave fatto di peculato, atteso che, nell’abitazione messinese del Direttore dell’I.V.G., sono stati rinvenuti gioielli del valore di oltre 20.000,00 euro, pignorati nell’ambito di una procedura esecutiva pendente di fronte al Tribunale di Caltanissetta, estinta da oltre tre anni e che, in virtù di un provvedimento dello stesso Tribunale, avrebbero dovuto essere restituiti al debitore esecutato.
Nel corso dell’indagine, sono stati, inoltre, individuati vari episodi di spaccio di hashish all’interno dell’istituto Vendite Giudiziarie di Caltanissetta, commessi dal F. R.
Le indagini hanno permesso, quindi, di disarticolare una complessa consorteria criminale che accumulava ricchezze illecite attraverso lo sfruttamento di persone già oppresse da forti crisi finanziarie in quanto destinatarie di procedure di pignoramento.