L’8 novembre scorso il Generale Carmelo Covato, passato al TG2 sulla questione dei militari morti o malati in seguito a contatto con uranio impoverito, aveva dichiarato “negli anni ’90 i nostri militari nell’ex Jugoslavia sapevano dei pericoli legati ai bombardamenti USA all’uranio impoverito”. Sempre al telegiornale il Generale ha sostenuto che “i militari morti o malati non sono neanche tanti se confrontati ad una popolazione non militare.” Se a questo vogliamo aggiungere che secondo le associazioni che si occupano della questione parliamo di 7000 persone mentre il generale ne conta soltanto 342, i conti non tornano.
Il 16 novembre, la Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti dell’utilizzo dell’uranio ha ascoltato il Generale Carmelo Covato come persona a conoscenza dei fatti. La domanda è stata chiara: “Gli uomini che operavano sul terreno nell’ex Jugoslavia sapevano del pericolo dei bombardamenti dell’uranio impoverito?”. Il Generale ha risposto “Assolutamente sì perché vengono presi in considerazione tutti gli aspetti che possono essere presenti in un determinato campo operativo ed anche una possibile minaccia di carattere nucleare, biologico o chimico (…)” .
Dopo tali dichiarazioni ci si può porre la domanda delle reazioni delle famiglie dei militari colpiti che da anni attendono risposte. Peraltro nel 1992 gli USA avevano inviato dei warning riguardo ai pericoli chimici e radioattivi delle polveri prodotte dalle esplosioni.
Altre dichiarazioni del Gen. Covato lasciano quantomeno perplessi poiché il generale ha dichiarato in Commissione di non essersi occupato di missioni all’estero mentre al TG2 aveva parlato di Jugoslavia.
Sempre il 16 novembre è stato ascoltato il Generale in pensione Fernando Termentini in qualità di persona informata dei fatti ai fini dello svolgimento dell’inchiesta. Sottolineiamo che il Generale Termentini non è oggetto d’inchiesta. E’ stato lo stesso Generale ad inviare una mail dopo aver visionato l’intervista rilasciata al TG2 dal Generale Covato l’8 novembre scorso con scritto ritenere “Doveroso e forse importante poter fornire una prova testimoniale” ovviamente riguardo a quanto asserito durante l’intervista. Va detto che nella sua carriera il Generale Termentini ha anche partecipato ad operazioni all’estero per la bonifica e l’addestramento alla bonifica di ordigni esplosivi come in Kuwait subito dopo la guerra del Golfo, più o meno fine giugno del 1991, in Somalia a varie riprese dal 1992 in poi, in Bosnia, in varie riprese dal 1995 in poi ed in altri territori caldi dopo periodi di violenti conflitti. “In nessuna di queste occasioni ho avuto sentore che oltre agli ordigni classici ce ne fossero stati altri” ha dichiarato il Generale Termentini che è tornato sulla dichiarazione del Gen. Covato secondo il quale gli operatori sul campo erano avvertiti della presenza di materiale radioattivo o di uranio impoverito. “Contesto questo perché io stesso in Kuwait mi sono trovato in presenza di uranio impoverito ma non sapevo nulla. E’ quindi possibile che agli ordigni che abbiamo trattato fosse mischiato uranio impoverito. La stessa cosa in Bosnia dove non avevamo alcun sentore della presenza di questo materiale. Peraltro ho sempre partecipato a queste operazioni come responsabile diretto di nuclei di bonificatori. Quindi impiegavo degli uomini a diretto contatto del pericolo”.
Il Gen. Termentini ha anche contestato quanto dichiarato in televisione dal Gen. Covato, ossia che il personale aveva indumenti adatti, in quanto una tuta da combattimento e maschere NBC fanno parte del normale equipaggiamento di un soldato, ma non avevano protezioni contro un’ipotesi di materiale pericoloso come l’uranio impoverito.
A seguito delle dichiarazioni del Generale Covato nonché delle audizioni e dei dati che vengono a contraddirle la Commissione d’inchiesta ha inviato la documentazione alla Procura ed è scattata la denuncia.
Non è coerente che la Difesa continui ad avere la mano sulle malattie dei militari e neghi pensioni e risarcimenti, poi concessi dai giudici dopo lunghe prassi. Ad oggi ci sono 80 pronunce delle quali 43 definitive.
Sono quattro i contesti a cui si fa generalmente riferimento nella sindrome da Uranio impoverito: Balcani, Iraq, Afghanistan e Libano, come afferma l’avv. Salvatore Ferrara del Foro di Palermo, che segue alcuni casi:
“Diverse sentenze di Tribunali italiani hanno riconosciuto la responsabilità del Ministero della Difesa nella morte di militari impegnati nelle missioni internazionali”
Riferisce ancora il legale: “In particolare sono stati addebitati al Ministero il difetto di informazione circa la pericolosità dell’Uranio Impoverito, nota ai vertici militari, e l’assenza di misure di cautela ad esempio nell’equipaggiamento.
Il nesso causale tra l’esposizione all’uranio impoverito e l’insorgenza di patologie tumorali secondo le risultanze della relazione conclusiva della Commissione Parlamentare Antimafia del 9 gennaio 2013 è da ritenersi altamente probabile.
In caso di accertata responsabilità del Ministero i congiunti hanno diritto ad avere risarcito il danno tanto di tipo patrimoniale per il mancato apporto economico del congiunto deceduto o ammalatosi e non patrimoniale per la perdita o la grave malattia del congiunto.”
Il Ministero sin qui ha negato ogni addebito e ha contestato la propria responsabilità.
Luisa Pace
Per la visione e l’ascolto delle audizioni:
Tanto faranno finire tutto in una bolla di sapone all’italiana maniera.quello generale e e generale rimane,anche con i morti in coscienza.in galeraaaaaaa
Mai fidarsi totalmente delle istituzioni governative in generale proprio, e in modo particolare di quelle italiane…
Non solo nei teatri Esteri,anche in Patria il personale viene indottrinato in maniera superficiale quando addirittura non risulta fatto solo sulla carta. Personale non preparato per la formazione nonostante i vari corsi con prova valutativa eccellente o semplicemente svogliato. L’ importante che le ispezioni diano esito positivo. Lavoro in un ente operativo dell’E.I. e spesso il personale non sa neanche con che cosa sta lavorando. Pochi conoscono la prevenzione e le conseguenze nel non applicarla; se qualcuno si ammala o si infortuna deve “stare attento” perché il più delle volte gli dimostrano che possono provare che è colpa sua e poi…..implicitamente…. sei valutato non collaborativo. Non mi meravigliano le dichiarazioni del gen. Covato: da noi funziona così tutto e’ sempre fatto alla perfezione.