Incontri culturali 2017 Fondazione Vidas
UTOPIE RAGIONEVOLI
Dedicati a Giovanna Cavazzoni
Centro congressi Fondazione Cariplo, via Romagnosi 8 – Milano
11 ottobre ore 18.00 – 19.30
Possibili scenari di pace – Paolo Mieli, giornalista e saggista dialoga con Ferruccio de Bortoli, presidente associazione Vidas.
24 ottobre ore 18.30
Diritti e libertà – Vladimiro Zagrebelsky, già giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo.
Quando la bellezza non ha età – Enrico Finzi, sociologo e giornalista
Moderatrice: Veronica Notarbartolo Comitato Scientifico Vidas
Ingresso con offerta libera-
Prenotazione obbligatoria. Informazioni e iscrizioni: www.vidas.it/incontriculturali 02.72511.203promozione.sviluppo@vidas.it
La vita e il fine vita, le opere e la riflessione. Vidas dal 1985 affianca l’attività di assistenza gratuita ai malati inguaribili (32mila assistiti in 35 anni) con giornate di confronto sui grandi temi etici che rappresentano le fondamenta del proprio progetto assistenziale a domicilio, in hospice e nel futuro prossimo anche nella Casa Sollievo Bimbi, la struttura che ospiterà bambini e adolescenti che soffrono di malattie inguaribili in fase avanzata.
Utopie ragionevoli è l’argomento scelto dal Comitato Scientifico per gli incontri culturali di quest’anno e insieme il filo rosso che lega la lunga attività di Vidas. Sogni che prendono impulso dai nostri pensieri, ma anche sogni che calano silenziosi e accendono i nostri occhi interiori, gli unici in grado di immaginare i bisogni altrui. Utopie ragionevoli perché ci danno la forza per agire contro la sordità o l’inesistenza di leggi a sostegno di chi non è più un ingranaggio della grande macchina produttiva. Perciò le utopie ragionevoli rappresentano l’atto fondante di Vidas.
Ce lo ricorda la nostra fondatrice, Giovanna Cavazzoni, alla quale dedichiamo gli incontri di quest’anno e che introduciamo con le sue parole: “…Le nostre radici non furono parole scritte sulla carta, furono piuttosto i nostri pensieri profondi. C’era un tale entusiasmo allora , forse al limite della presunzione, da farci ritenere possibile dissodare quei territori che Strehler aveva definito gli ‘spazi dell’impossibile’.