Era il mese di novembre del 2014, quando la Procura di Agrigento ha chiesto il rinvio a giudizio dell’amministratore unico e del direttore generale della Sinav Srl, società incaricata delle fonoregistrazioni e trascrizioni di diversi uffici giudiziari siciliani.
Secondo le accuse, scaturite dagli accertamenti del nucleo i polizia tributaria delle Fiamme gialle di Agrigento gli indagati, Francesco e Maria Palumbo, rispettivamente amministratore unico e direttore generale della Sinav Srl, società che svolgeva il servizio, con artifici e raggiri avrebbero indotto in errore la Procura di Agrigento, procurandosi un ingiusto profitto, da cui l’accusa di truffa ed evasione fiscale.
Una vicenda che – oltre la Procura di Agrigento – vede coinvolte molte altre procure siciliane per conto delle quali la società eseguiva le fonoregistrazioni e le trascrizioni degli atti giudiziari. La società infatti si occupava delle registrazioni e delle trascrizioni anche per le procure di Nicosia, Enna, Ragusa, Palermo, Catania, Modica, Termini Imerese, Caltanissetta, Barcellona Pozzo di Gotto, Trapani e Gela. Curava inoltre la registrazione delle udienze e svolgeva attività fornendo i supporti necessari alle intercettazioni.
Come riportato in data odierna dal Giornale La Sicilia, il processo ai responsabili della Sinav Srl, è ormai alle battute finali, ma promette ulteriori colpi di scena.
La storia della società, i cui responsabili che “con più condotte e in momenti diversi, con artifici e raggiri” avrebbero “indotto in errore” le procure, riuscendo ad ottenere, per il solo 2010, profitti indebiti per l’ammontare di 137 mila euro circa, “la quale somma allo stato, risulta compiutamente documentata per euro 34.655 per la sola Procura di Agrigento, con pari altrui danno per gli enti pubblici citati”, potrebbe tingersi di ulteriori ombre e non soltanto per i fatti relativi ai presunti raggiri e alla presunta evasione fiscale (il solo Francesco Palumbo – come riportato dal La Sicilia – avrebbe indicato nel Modello Unico 2011 elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo, omettendo l’indicazione di elementi attivi per l’ammontare 422.473,21 euro, con un’imposta evasa di circa 84mila euro).
Come riportato dal quotidiano regionale, “nelle precedenti udienze il sostituto procuratore della Repubblica Andrea Maggioni aveva prodotto le documentazioni pervenute dalle procure di Termini Imerese, Palermo, Trapani, Gela, Caltanissetta, Enna e Ragusa, attestanti il rapporto di collaborazione intrattenuto negli anni scorsi dalle suddette procure con la Sinav.
I documenti, valutati ieri in aula dagli esponenti delle procure di Modica, Ragusa e Gela, hanno portato quest’ultimo a quella che l’articolista del giornale ha definito come una “particolarmente calda escussione del delegato gelese, il quale non ha nascosto la propria meraviglia nel prendere atto di come – a suo dire – ‘Solo adesso ci siamo accorti che qualcosa non ha funzionato’ “.
Eppure, già molto prima che venisse conclusa l’indagine, molte ombre erano state palesate proprio in merito all’assegnazione di servizi alla Sinav Srl, senza che fosse avvenuta tramite un bando. Un’assegnazione diretta che stando a chi l’aveva denunciata agli enti preposti, non avrebbe avuto tutti i crismi della regolarità.
C’è inoltre da chiedersi se la Sinav, a seguito delle indagini e della rinvio a giudizio del 2014, ha continuato ad espletare le proprie attività per conto delle procure – compreso quella di Agrigento – che sarebbero state danneggiate dalle presunte truffe. Se così fosse, non potrebbe esservi alcun dubbio che “qualcosa non ha funzionato”. Quel “qualcosa” che potrebbe riservare veramente ulteriori colpi di scena…
Gian J. Morici