Dal 20 settembre, per alcuni giorni si voterà a Roma per il rinnovo del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati.
Le votazioni intervengono dopo diatribe e controversie che hanno comportato una proroga del Consiglio in carica.
Le elezioni del Consiglio dell’Ordine avverranno con le solite scene di indecente mendicità dei voti, che non gioveranno certamente al necessario prestigio di questa essenziale categoria.
Il Consiglio uscente, gli Avvocati, a Roma come in tutta Italia, pur levando flebili e ripetuti lamenti per l’involuzione antigarantista della giustizia, per il profilarsi di un grottesco autoritarismo giudiziario, non si può dire che abbiano combattuto con la dovuta energia né dato un contributo di conoscenza e di approfondimenti adeguati di fronte al fenomeno della creazione di un Partito dei Magistrati e di sostanziale smantellamento delle garanzie costituzionali in atto. Né vi è sentore di una svolta, di un necessario, forte, compatto schieramento contro l’evoluzione delle giustizie “di lotta” (!!??) proclamate dai magistrati, contro la giustizia “indiziaria”, il “pentitismo”, e le progettate “estensioni” della cosiddetta legislazione antimafia, contro gli abusi affaristici dell’antimafia mafiosa. E contro la retorica con la quale si copre e si giustifica tutto ciò.
Non credo che la mendicità dei voti cui assisteremo nei prossimi giorni consenta di sperare in un cambiamento.
Mi risparmierò l’amarezza dello spettacolo indecente e manifesterò la mia totale sfiducia non andando a votare.
Auguri a quanti mi vorranno dare torto, a quanti avranno più forza di me nell’imporsi un ottimismo, al momento del tutto ingiustificato.
Mauro Mellini