Ma Trump non sembra accorgersi degli strani cambiamenti climatici del pianeta
Sono stati giorni davvero terribili per gli abitanti del Texas, sfortunati protagonisti di un disastro naturale dalle dimensioni davvero inimmaginabili. Ha fatto sensazione in tutti noi vedere ai telegiornali le immagini di città come Houston, da sempre baciate dal sole in una zona prevalentemente arida e desertica, sopraffatte e inondate da flussi d’acqua impensabili fino a poco fa, con i suoi residenti in fuga da tale calamità naturale. I texani hanno sempre avuto fama di essere un popolo dal gran cuore, dall’indomito spirito combattivo. Ma i volti che abbiamo visto venire intervistati dai reporter della CNN o della CBS, ritraggono l’immagine del più totale sconforto, per chi ha perso tutto, compresi i propri cari, in pochissimi istanti, senza riuscire a crederci. Case distrutte, alberi e lampioni sradicati come fossero fuscelli, palazzi ridotti a macerie. L’inferno. La furia dell’ uragano Harvey, che non ha risparmiato niente e nessuno. Incerto ancora adesso risulta il bilancio delle vittime, e dei danni totali. Stime ufficiali riferiscono di circa 47 morti, un bilancio destinato sicuramente a salire, e di danni stimati per il momento in 175 miliardi di dollari – la cifra più alta mai registrata negli Stati Uniti per una calamità naturale – ma questa stima potrebbe continuare ad aumentare a breve. Danni a non finire. Un impianto chimico a Crosby, a nord – est di Houston, seriamente compromesso dalla furia dell’uragano, potrebbe esplodere da un momento all’altro, rischiando di provocare un disastro ambientale senza precedenti. Anche altri impianti chimici e petroliferi della regione hanno subito pesanti danni, facendo temere la contaminazione dell’aria e dei corsi d’acqua. Migliaia di persone sono nel frattempo senza elettricità e senza acqua potabile in varie contee della sterminata regione texana.
Paesi al momento “ostili” alla presidenza USA come Messico e Venezuela, hanno dichiarato nei giorni scorsi di voler stanziare fondi per la ricostruzione della regione.
Una tragedia immane, definito dal servizio meteorologico Usa come “Un evento senza precedenti”. Lo stesso presidente Trump, come riportato da moltissime agenzie di stampa internazionali, ha definito l’uragano come “Un disastro di proporzioni epiche”.
C’è però da chiedersi a questo punto, se si possano individuare dei responsabili a tale tragedia. La risposta che moltissimi daranno, è che non si può fermare, né prevedere la natura, quando agisce con tali fenomeni distruttivi, non si può fare niente, e non si può mai dare la colpa a nessuno di ciò, perché tali eventi sono sempre accaduti nella storia dell’uomo. I dati e le statistiche però raccontano tutta un’altra storia: una tempesta di dimensioni eccezionali non accadeva in Texas dal lontano 1961, e solo negli ultimi dodici anni negli Stati Uniti si sono abbattuti con tutta la loro potenza ben sei Uragani, di cui tre (Katrina – 2005, Sandy – 2012, e da ultimo Harvey) sono risultati tra i più devastanti della storia americana (prima del 2000 vi erano stati solo Andrew nel 1992, e Labor Day nel 1935, due terribili tempeste, ricordate ancora oggi nella memoria degli abitanti di molti Stati americani, avvenute però in un arco temporale di oltre cinquant’anni, e non così ristretto). Dall’altra parte del pianeta, la situazione non è molto diversa: nel mese di agosto, in Sierra Leone, si è abbattuta una violentissima inondazione, che ha portato piogge fortissime durate per giorni, in una zona in cui invece, soprattutto nel periodo estivo, le precipitazioni sono davvero scarsissime. Il bilancio fornito da fonti non ufficiali riferirà di oltre 300 morti, e di circa seimila persone rimaste senza casa. Anche l’Europa è stata soggetta negli ultimi mesi a fenomeni atmosferici estremi, con una frequenza piuttosto inconsueta da queste parti: nello scorso luglio l’Inghilterra è stata colpita da violentissime alluvioni, che hanno causato notevoli danni, in particolar modo nella regione della Cornovaglia, all’estremità sud – ovest dell’isola. Allo stesso tempo, zone solitamente fredde e piovose hanno riscontrato invece periodi di profonda siccità, in maniera piuttosto insolita, come nel caso della Russia, e di diversi paesi balcanici.
Il clima è impazzito, i dati recenti lo confermano, ma tanti politici, come lo stesso Donald Trump, non sembrano proprio accorgersene. Il Presidente americano si è rifiutato, nelle scorse settimane di firmare l’accordo di Parigi sul clima, adducendo come motivazione che “il contributo umano al cambiamento climatico non è provato, e la capacità di prevedere i suoi effetti è limitata”, come riportato dal New York Times.
Ma un rapporto redatto dagli scienziati della National Academy of Sciences lo smentisce seccamente: tale studio ha dimostrato come, nel territorio specifico degli Stati Uniti, le temperature si siano elevate sempre più dal 1980 fino ad arrivare oggi ad avere il clima più caldo dell’ultimo millennio. Le stesse temperature medie, secondo tale ricerca, continueranno ad aumentare di oltre due gradi entro la fine del secolo, contribuendo a creare un territorio americano sempre assetato e arido. Tutto ciò non può essere esclusivamente colpa dei cicli naturali, ma è indubbio anche il contributo umano a tali cambiamenti climatici.
L’ondata di critiche piombate addosso al Presidente americano all’indomani della sua decisione di accantonare l’accordo di Parigi (parole forti erano giunte sia da Miguel Arias Cañet, Commissario Ue per il clima e l’energia, che aveva affermato che“Oggi è un giorno triste per la comunità globale. La Ue deplora fortemente la decisione unilaterale di Trump”, come anche dal Premier belga Charles Michel, che dichiarò testualmente: “Condanno questo atto brutale, leadership significa combattere i cambiamenti climatici insieme, non abbandonare l’impegno”.) non ha fatto ricredere Trump dall’idea di far prevalere gli interessi economici e industriali degli Stati Uniti su quelli riguardanti la salute del nostro pianeta.
Nei giorni seguenti, una nota della Casa Bianca precisava che l’accordo sul clima “impone dei costi in anticipo sugli americani a danno dell’economia e della crescita del lavoro”. Nel Frattempo però, il tycoon newyorkese si trova adesso a dover sopportare davvero dei costi enormi per la ricostruzione di una intera regione, martoriata da una calamità naturale senza precedenti, per far ripartire un popolo ridotto allo stremo per colpa di gente che in passato ha fatto delle scelte sbagliate, e che le continua a fare tuttora. E chissà quanti altri disastri ancora la natura causerà in questa nazione, come in altre parti del mondo.
La natura è impazzita per colpa dell’uomo, delle persone come Donald Trump. Per loro esistono solo le industrie, e il bene dell’economia. Basta.
Graziano Dipace