Dalla direttiva Bolkestein alla clausola Molière o dalla libera circolazione dei servizi nei paesi dell’UE passando da Molière per imporre il francese ai lavoratori distaccati in Francia da altri paesi europei. Il Presidente Macron rilancia il dibattito vent’anni dopo. Ma chi può aver scordato la battuta sul “plombier polonais” di Bolkestein? Non fosse altro per la risposta simpatica dell’ufficio del turismo polacco.
Ora Macron vuole riformare la controversa direttiva europea che consente ai cittadini dei paesi membri di lavorare all’estero pagando gli oneri sociali nei paesi d’origine. La Francia è il secondo paese di accoglienza di lavoratori distaccati, soprattutto nel settore delle costruzioni. Prima è la Germania. Non dimentichiamo che anche questi due paesi distaccano all’estero dei lavoratori.
La Francia è terza nell’invio di lavoratori fuori sede. E’ la legge europea che lo consente. Ora Bruxelles vorrebbe ridurre il tempo del lavoro all’estero da 3 a 2 anni e sta rivedendo la celebre direttiva su richiesta della Commissione Junker.
Poiché gli oneri salariali sono molto più bassi nei paesi dell’Europa centrale e dell’Est, Macron teme il dumping sociale. Uno dei problemi è che partendo lancia in resta da solo, il presidente francese rischia di far crollare la revisione in corso. Il problema è spinoso va quindi rivisto con calma per evitare le frodi, su questo possiamo essere tutti d’accordo ma vietare i distaccamenti significherebbe uscire dall’UE poiché la libera prestazione dei servizi è uno dei principi fondamentali del trattato di Roma.
Per ora l’unico risultato ottenuto dal neo Presidente è l’incidente diplomatico con la Polonia che lo accusa di arroganza. Il braccio di ferro Varsavia/Parigi è così iniziato. Dalla Bulgaria Macron ha lanciato un anatema alla Polonia dichiarando che si sta “marginalizzando su diversi temi”.
La signora Beata Szydlo, Primo Ministro polacco, gli ha risposto di guardare in casa propria per “riuscire forse ad ottenere gli stessi risultati economici e di sicurezza di quelli garantiti in Polonia”. Anche dalla Francia è arrivata la critica: il responsabile del sindacato della CGT ha ricordato al Presidente che quando si sposta in Europa non è per “bighellonare”.
Tra incidenti diplomatici e crisi interna Macron dovrebbe forse fermarsi un attimo per riflettere su come affrontare con garbo i problemi. Se i sondaggi sono veri ha già iniziato una rapida perdita di consensi. E l’autunno non è ancora arrivato.
Luisa Pace