Questa torrida estate un regalo ce lo ha fatto: la mafia non c’è più!
Con gli oltre 40° all’ombra, ad abbassare le temperature, raggelando il sangue, la sentenza che ha demolito l’operazione dei carabinieri ‘Mondo di Mezzo’, mediaticamente conosciuta come ‘Mafia Capitale’.
Affari illeciti, collusioni, corruzioni, che vedevano coinvolti politici, dirigenti d’azienda e amministratori, con soggetti la cui storia è legata all’oscuro mondo della criminalità e dell’eversione, come nel caso di Massimo Carminati, noto esponente dei Nuclei Armati Rivoluzionari e affiliato alla famigerata Banda della Magliana, non puzzano di mafia. Eh sì, perché la mafia è un puzzo tutto siciliano, varcato lo stretto, o poco più su, è corruzione, illecito o altro ancora; ma non mafia!
In Sicilia c’è anche il ‘concorso esterno’, che detto così pare quasi la partecipazione a un bando per l’assunzione nella pubblica amministrazione, mentre sembra sia qualcosa di diverso, anche se, a volte, non si capisce cosa, come nel caso delle condanne del caso Contrada, cancellate poi dalla Corte di Cassazione, dopo che lo stesso Contrada aveva scontato, senza sconti, l’intera pena…
Ma ci sta tutta, siamo in Sicilia… Chissà, forse se i Capi dei Capi, i super boss siciliani, fossero stati più fortunati, magari sarebbero nati in qualche regione del nord dove la mafia non esiste e non si può essere condannati. Nella vita ci vuole fortuna, anche a partire da dove si nasce. Ma a volte basta solo respirarla l’aria del continente ed ecco che quasi per magia la mafia sparisce.
Accadde così, nel lontano 2002, quando Piero Fierro, della Polaria di Fiumicino, a seguito di un delitto avvenuto ad Ostia Lido, venne aggregato presso la Squadra Mobile di Roma al fine di espletare le indagini in ordine all’omicidio “Frau”.
Le indagini vennero suddivise in due tronconi denominate “Black Rain” ed “Anco Marzio”. Fierro, apparteneva al primo troncone ed aveva il precipuo compito di investigare sui grossi insediamenti mafiosi del litorale romano, dediti, tra l’altro, al traffico internazionale di stupefacenti ed al riciclaggio di denaro.
Stando a quanto riportato in una denuncia presentata dallo stesso Fierro, nel febbraio 2003, il coordinatore del gruppo del quale faceva parte il querelante redigeva un’informativa riguardante lo stato delle indagini contestualmente suggerendo l’ambito verso il quale sarebbe stato opportuno indirizzarle ulteriormente. L’informativa – riporta Fierro nella querela presentata – veniva sfoltita ed inoltrata alla competente Autorità Giudiziari
Nel marzo 2003, il P.M. titolare di inchiesta conferiva specifica delega d’indagine al coordinatore del gruppo e a Fierro, con la richiesta che fossero inviati in Sud America per espletare la relativa attività investigativa. Tuttavia, nel giugno 2003 il magistrato si vedeva costretto a reiterare la richiesta di invio in Sud America dei due poliziotti dallo stesso indicati, poiché la Polizia non dava seguito alla prima delega di indagine.
Contestualmente, in Costa Rica, uno dei ricercati, per il quale il P.M. aveva chiesto l’invio di poliziotti italiani, veniva arrestato per sospetto traffico di stupefacenti.
Nell’agosto 2003, a seguito di uno scambio di informazioni con la responsabile della 4° Sezione Reati contro i minori e reati sessuali, il coordinatore del gruppo di Fierro apprendeva che le persone sulle quali stava indagando erano sospettate di sfruttamento della prostituzione minorile per la quale si redigeva una nuova informativa, intestandola come di provenienza della 4° Sezione.
In un secondo momento, veniva a conoscenza del fatto che un’informativa avente simile contenuto era stata inviata, nel mese di settembre, dall’allora Primo Dirigente della P.S., Dr. Intini, senza che nella stessa si facesse menzione delle indagini svolte dal Fierro e dal pool.
Contestualmente all’informativa il dott. Intini richiedeva, ed otteneva, l’autorizzazione a proseguire le indagini in Sud America con uomini differenti da quelli del pool investigativo dl filone “Black Rain”.
Una storia quantomeno strana quella che riguarda le indagini condotte durante quel periodo dal pool incaricato dal P.M. titolare di inchiesta, che aveva conferito la delega d’indagine al coordinatore del gruppo e a Fierro, con la richiesta che fossero inviati in Sud America per espletare l’attività investigativa.
Secondo quanto riportato dalla stampa, Fierro e il pool del quale faceva parte erano prossimi a sgominare la mafia di Ostia molti anni prima che nascesse l’inchiesta ‘Alba Nuova’, e successivamente in quella conosciuta come ‘Mafia Capitale’, oggi non più mafia, visto che di mafia superato lo Stretto non si parla più.
Molti nomi di quelli comparsi nelle più recenti inchieste, comparivano già allora nelle carte delle indagini svolte da Fierro e gli altri colleghi.
Nomi ‘pesanti’, come quelli degli appartenenti al potente clan siciliano dei Cuntrera- Caruana, Triassi, Caldarella, Fasciani e altri.
Cosa accadde allora? Perché per oltre dieci anni nessuno toccò più Ostia e i suoi traffici mafiosi? Pardon, tangentizi e quanto altro, visto che di mafia oggi forse è meglio non parlare più…
Anche se, piaccia o meno, spesso la cronaca locale ci ripropone i nomi di sempre, quelli legati ai clan siciliani, ancora attivi nel territorio e coinvolti in nuove indagini e arresti.
Stessi nomi di sempre, stessi fatti di sempre… dieci anni dopo…
E Fierro e compagni? Il pool che aveva condotto a suo tempo le indagini? Chi per un motivo, chi per un altro, hanno le loro gatte a pelare… Querele per diffamazione – del cui esito torneremo ad informare i lettori – isolamento, trasferimenti, esautorazione dal pool inquirente e tanto altro.
E mentre c’è chi continua a denuciare, come Filippo Bertolami, Vice questore aggiunto della Polizia di Stato, Segretario Nazionale del sindacato PNFD – Polizia nuova forza democratica, che con la sua lettera “ ‘Mafia-Viminale’? Sarebbe ora che qualcuno indagasse a fondo” offre uno spaccato veramente preoccupante di quello che sembra dia diventato il sistema-paese, le indagini sugli investimenti dei clan sul litorale romano ed in Sud America, sui canali di transito della droga, sulle strutture e le società deputate al lavaggio del denaro sporco, sepolte per oltre dieci anni, sembrano destinate a rimanere tali sine die, lasciando spazio a querele per diffamazione che impegneranno le aule di quei tribunali dove dovrebbero comparire politici, imprenditori, amministratori e mafiosi.
Ancora una volta i giochi cambiano e tutti sembrano puntare il dito troppo in alto. Vanno oltre la mafia degli uomini tutti coppole e lupara. Guardano alla mafia degli affari, dei colletti bianchi, della politica e delle coperture, senza aver ancora capito che superato lo Stretto di Messina, o poco più su, la mafia non esiste.
In attesa che il noto programma televisivo ‘Chi l’ha visto’ ci dia notizie sulla scomparsa della mafia – cedeteci, siamo preoccupati per la sua sorte – non potendo più scrivere ‘Mafia Capitale’, possiamo scrivere ‘Verminaio Capitale’ o corriamo il rischio di ritrovarci insieme a tutti coloro che avendo fatto parte di pool di indagini in materia, oggi si trovano a doverne subire le conseguenze?
Gian J. Morici